Affitto di e-bike a Dobbiaco per una mattinata di ECOTour, cinquanta metri per raggiungere la centrale termica, una frenata troppo impetuosa e cado per terra.
«Ah, dimenticavo di chiedervi se per caso qualcuno vuole il casco… ».
E fu così che iniziò alla grande il mio momento donna avventura in Alta Pusteria, con la nostra guida che si premurava di innalzare il livello di sicurezza, stranamente destabilizzata dai miei gesti atletici.
Il mio ECOtour montano era cominciato con un «no, no tranquilli non mi sono fatta niente» e sarebbe terminato con una gamba già avanti sulle tendenze colore autunno/inverno, uno sfumato degradé dal viola al verde.
L’ecosostenibilità in Alta Pusteria
Verde, come le immense vallate del Sud Tirolo curatissime e profumate di fiori di campo, di fieno, di erba fresca e circondate da formazioni rocciose dall’impatto spettacolare e unico, le Dolomiti.
Green, come tutto quello che ho potuto imparare nel percorso in bicicletta alla scoperta dell’eco-sostenibilità applicata al territorio: dall’impianto – al momento in cui scrivo è l’unico in Europa – di teleriscaldamento a biomassa (una cooperativa di consumo con soli 6 dipendenti in grado di gestire il legname per coprire il fabbisogno energetico dell’85% tra abitazioni e strutture commerciali dei comuni di San Candido e Dobbiaco), al modello CasaClima che porta le case nelle classi energetiche di eccellenza, all’ampia diffusione di pannelli termici e fotovoltaici, allo sviluppo del trasporto pubblico locale, all’agricoltura biologica, al sostegno della filiera corta che favorisce i piccoli produttori, i consumatori e l’ambiente.
Il territorio montano dell’Alta Pusteria
L’Alta Pusteria è un territorio del Trentino Alto Adige che comprende i cinque comuni di Sesto, San Candido, Dobbiaco, Villabassa, Braies: se avrete modo di visitare queste zone non vi stupirete affatto di sapere che il turismo locale ha registrato una crescita del +9%.
Qui il benessere della persona e del territorio è il principio di ogni azione e di ogni organizzazione, il paesaggio e le abitudini parlano da sé.
La filosofia Vitalpina dell’Alto Adige
Le mie giornate sono trascorse con la piacevole scoperta della filosofia Vitalpina, in piena cura e attenzione alla qualità della vita mediante l’equilibrio tra movimento nella natura, cibo di stagione e del territorio, relax e momenti benessere, nonché attenzione alla respirazione come forma di rilassamento e generazione di nuova vitalità energetica.
L’hotel St.Veit di Sesto
Ho alloggiato all’hotel St.Veit di Sesto, una culla del benessere che offre spunti di riflessione sulla ricerca di una propria qualità di vita migliore. La maggior parte delle camere ha letti e mobili in pino cembro (o cirmolo), una qualità di legno dal profumo rilassante e benefico per il sonno; sul comodino c’era un sacchettino di erbe alpine da annusare prima di addormentarsi per favorire il relax. In bagno ho trovato una saponetta e un doccia-shampoo di cui mi sono innamorata, sono prodotti naturali sudtirolesi Alp Natur e ho già fatto una visita nel loro sito (andate a vedere che belli gli scaldapiedi!).
Una piccola chicca del St.Veit: la casetta del tè, una casetta in legno nella quale è possibile entrare (anche in accappatoio, dopo essersi rilassati nell’area wellness o aver fatto il percorso Kneipp dell’hotel) e prepararsi tè e infusi scegliendo direttamente le piante alpine più gradite.
Villabassa e il percorso Kneipp
Un altro primato di questa zona lo si può trovare a Villabassa, primo paese italiano dedicato al Kneipp e al benessere terapeutico dell’acqua. Si possono immergere le parti del corpo in acqua fresca di sorgente e stimolare il sistema nervoso e linfatico, camminare a piedi nudi in un percorso dedicato alla sollecitazione del piede, fare impacchi di argilla e sdraiarsi sul prato rilassandosi col solo suono dell’acqua e degli uccellini del bosco.
Raggiungere la cima del Monte Specie
Mi son potuta sentire ancora donna sport nella camminata montanara verso la vetta del Monte Specie.
Non so come mai gli altri componenti del gruppo abbiano potuto pensare che ogni tanto mi fermassi per stanchezza: in realtà volevo ammirare il panorama, produrre testimonianze fotografiche, scrivere ai parenti a casa che stavo affrontando 400 metri di dislivello, mandare un sms alla protezione civile con le mie coordinate e cose così.
Ma la conquista della cima, come in ogni impresa, fa dimenticare le fatiche della dura salita e mi ha ripagato con questa vista:
Cosa mangiare in Alta Pusteria
Come sapete sono molto sensibile al tema dell’enogastronomia e in Alta Pusteria c’è tanta roba.
Ho fatto una scorpacciata di canederli in diverse varianti: allo speck, agli spinaci, al formaggio (questi ultimi anche un po’ schiacciati e fritti). I canederli sono delle palle di circa 5 cm di diametro (dei maxi gnocchi diciamo) costituiti prevalentemente da pane raffermo, latte, uova, prezzemolo e altri ingredienti come speck, formaggio, ecc.
Da provare se ancora non l’avete fatto. Mi rendo conto che, per esempio, a Palermo può essere un piatto quasi sconosciuto. Palermitani, andate in Alta Pusteria!


I miei preferiti
Ho portato a casa le marmellate speciali del maso Alpe Pragas (qui una ricetta in cui ho gioiosamente gustato le mostarde) e tre cose molto interessanti di cui non mi dimenticherò affatto perché entrano di diritto nei miei preferiti.
- Il VINO KERNER. Un vino aromatico il cui vitigno di uva bianca fu originariamente creato in Germania incrociando Schiava e Riesling e presente in Alto Adige da più di vent’anni. L’ho davvero adorato per il suo gusto piacevole e presente, molto adatto per antipasti, aperitivi e formaggi.
- L’APERITIVO HUGO. Lo si può considerare lo spritz dell’Alto Adige e lo si ottiene con prosecco, sciroppo di fiori di sambuco, seltz (o acqua) e foglie di menta. Molto gradevole, non sempre uguale, in base alle proporzioni cambia la percezione alcolica e il gusto più o meno dolce.
- I CRAUTI ALLA TIROLESE. Un’insalata davvero semplice da fare e per mio gusto buonissima: si taglia lo speck a strisce sottili e lo si rende croccante in una padella calda, senza l’aggiunta di condimenti. Si toglie lo speck dal fuoco e, ancora caldo, lo si mette sopra il cavolo cappuccio precedentemente tagliato fine (così facendo il calore dello speck ammorbidisce i crauti crudi): si condisce con olio aceto e semi di cumino. Ne ho fatto una bella scorpacciata e li ho già rifatti a casa!
Da questo soggiorno in Alta Pusteria ho imparato che come ci credono qui nessuno mai.
Quello che non sono riuscita a portare a casa è il segreto per crederci così positivamente, affinché il modello di questa eccellenza territoriale possa essere applicato con egual successo alle innumerevoli aree italiane di cui potremmo aver ancor più vanto.
Dicono che ci voglia tempo, impegno e senso civico. Una caccia al tesoro.
Ma direi che queste cose valgono la pena d’essere trovate.
0 Commenti
Davvero eccellenti, presto farò un post sulla loro produzione 🙂
Ho visto la sua casetta di composizione infatti!!!
Io proprio non lo conoscevo prima!!! Bonooooo!!! 😀
Sì Laura, davvero merita il viaggio, anche se sei lontana!
Che posto da sogno!
Se poi penso che lì sono nate alcune delle più belle opere di Mahler…
Io sono veramente distante dal Trentino Alto Adige ma è una regione che mi piacerebbe visitare perché ho visto dei servizi di Linea Verde e sembra bellissima!
Ero anche io in Alta Pusteria la scorsa settimana, solo per tre giorni però… la mia era una vacanza dedicata al trekking ma non mi sono fatta mancare le fantastiche composte Alpe Pragas, lo Hugo (e mi son comprata pure due nottoglitdi fiori di sambuco per farmelo a casa) e la sensazione di vero relax che questi posti regalano! Penso davvero che loro in fatto di valorizzazione e conservazione ambientale siano avanti.