Qualche giorno fa, mentre ero a tavola e stavo distrattamente guardando la tv, intravedo quel manzo di Pierfrancesco Favino nella nuova pubblicità della Barilla. Dopo aver urlato io ci sono stataaaaaa!!! (non con Favino ma alla Barilla) guardo avida le restanti immagini e vedo una fotografia troppo bella. Poi gùglo: Salvatores. La figheria era evidente.
Allora parte il mio pippone nostalgico con tutte le pubblicità della Barilla di cui ho memoria fino ad arrivare a quella mitica dello slogan dove c’è Barilla c’è casa del 1987 con bimba, cucciolo di gatto (per la cronaca nera: Fusillo, morto nel 2013 a 26 anni), pasta fumante e naturalmente “la musica della Barilla” (Vangelis obnubilato dal marchio) che credo molti si siano smazzati alle medie col flauto dolce.
Da quelle atmosfere di casa, di vita mangereccia e di gattiny la pasta Barilla è entrata inesorabilmente nel mio cuore: immaginatevi la giuoia quando in un assolato giorno di metà luglio io e Rossana siamo approdate nel territorio parmense in visita agli stabilimenti.
Abbiamo vissuto un momento verde e inebriante nei campi di basilico dell’azienda agricola La Felina, uno dei fornitori più vicini alla produzione dei sughi tradizionali e dei nuovi pestati e che quindi cede la materia prima freschissima: il basilico raccolto alle 5.30 del mattino è già in lavorazione dopo poche ore.
Abbiamo pranzato nello stabilimento assaggiando i nuovi pestati sulle baguette morbide e, anziché usarli come ‘sugo’ per la pasta, personalmente li preferisco proprio così, come stuzzichino e aperitivo sul pane. Io voto pestato ai pomodori secchi (l’ho provato anche su crostone di pane + caprino) e Rossana vota e magna pestato alle melanzane.
Naturalmente ne è seguito un bel tris di pasta coi cuochi Barilla che già temevano di andare sotto scorta per colpa della nostra presenza. Il Team Pastasciutta non si smentisce mai.
Poi con la pancia piena si può ragionare e abbiamo finalmente visitato la produzione di casa Barilla che sorprende per pulizia, organizzazione e rigore dei controlli: solo così si possono produrre centinaia di vasetti al minuto che dalle materie prime, al barattolo di vetro, all’etichettatura, svettano nelle linee di produzione con coreografie ipnotizzanti.
E tutto questo è a disposizione del migliore amico di Barilla, ovvero il consumatore che può osservare tutto come abbiamo fatto noi attraverso GUARDATUSTESSO.IT, sito ricchissimo di video, curiosità e filmati tra i quali potete vedere la produzione dei sughi, lo stabilimento, la raccolta del basilico e la nostra visita.
Ah, e poi ci sono anche io che come una pazza parlo male delle lumache che mi hanno mangiato il basilico, ma tant’è… Da precisare che Rossana in queste circostanze sceglie la dignità abbandonandomi (sempre) ai deliri in solitaria. Lei sul web continua ad avere una reputazione, io non credo.
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Brava Viviana, le lumache meritano solo questa fine 😀
Le lumache, qui in Veneto dette anche Bogoi (e bogoetti- le lumachine), sono buone in padella 😛 con aglio e prezzemolo (con buona pace del basilico che cerca salvezza). Nelle sagre ci sono quasi sempre, ma ammetto che da piccola per farmele mangiare, me le hanno fatte passare come funghi, ahahahah. W il Teampastasciutta!!!
Hahaha!!! Io in effetti faccio la splendida perchè non ho orto, o giardino, però sembrano creature così indifese, in realtà sono un flagello, tipo Attila (A di atrocità…ecc)
Tu sei magnanima, io mangiona. Dunque alle prossime lumache metto il cartello TORINO, almeno se ne vannno 😀
Favino è davvero top, bella questa esperienza del team Pastasciutta, ma le lumache sono vicine al mio cuore, hai visto su IG la piccola Mini che tenera! Pazienza se si scofana un campo di basilico, in fondo è una creatura del Signore anche lei
Paola
http://www.lechicchedipaola…