Ci sono cose che non si riescono a spiegare con una parola, non per timidezza, ignoranza o prolissità: semplicemente perché nella nostra lingua non c’è la parola giusta.
Ma i giapponesi sono sempre avanti: vittime per anni di perculi occidentali sul loro scatto fotografico selvaggio e noi oggi a fotografarci in ogni momento della nostra biutifullàif e a postare anche i peli pubici glitterati in gita alla notte rosa di Riccione. Loro c’erano già arrivati nel 1990.
E sempre loro la parola giusta ce l’hanno: quante volte io ho irusu e quante ho desiderato d’essere circondata da più majime. Sono proprio le parole giapponesi che ci servirebbero.
E che dire del meraviglioso stato di ukiyo? Dovremmo viverlo più spesso, tutti.






Da un’idea di Daniel Dalton.
0 Commenti
io TSUNDOKU libri di SUDOKU
Ti sto immaginando Paola, alla sera, in fase tracollo e barcollo-ma-non-mollo. ♥
Ma che bello, grazie ♥ In effetti ha un suono bellissimo!
Segnalo la mia espressione onomatopeica preferita: “gorogoro suru”, che significa oziare, perdere tempo.
Io spesso sono YOISHO,ciao
Paola
http://www.lechicchedipaola…