Ci sono eventi della vita ai quali siamo preparati: è una cultura inconsapevole, è routine, è scritto, è l’antropologia, è il dna, è la vita very.
Sappiamo che entreremo alle 18 in tangenziale a Milano e non ne usciremo prima di due ore, sappiamo che Sauron armerà le sue legioni di orchi, sappiamo che l’esame di Analisi II lo ripeteremo almeno due volte, sappiamo che l’ultimo paio di scarpe in saldo da Zara non sarà mai del nostro numero, sappiamo che Anna Wintour non ride.
Lei è sempre seria, concentrata, altera, porta gli occhiali da sole anche in ufficio, va di fretta, si incazza, si scazza. Ma non ride.

E se Anna Wintour ride ci crollano quelle poche certezze su cui è basata la nostra solida quotidianità: una tangenziale senza traffico, Sauron che regala caramelle agli Hobbit, un 30 e lode al primo appello di Analisi II, l’ultimo paio di scarpe in saldo che è proprio del nostro numero.
Dovremmo essere felici eppure è inevitabile farsi assalire dall’ansia e dall’inquietante sospetto. Praticamente un complotto.







Ciao povery.





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Salutiamo Anna con affetto e diciamole che stiamo scherzando che non si sa mai.
Non so se a far crollare le mie certezze sia più il suo sorriso o il suo caschetto castano anzichè biondo!