La scorsa settimana, per l’immensa gioia delle mie avide papille gustative, ho fatto un tour nel meraviglioso Cilento, patria della dieta mediterranea, dello stile di vita tranquillo, del mare, dei monti, della rigogliosa natura e dei tramonti mozzafiato. W L’ITALIAAAAA.
Per alimentare un solocosebelle di memoria gerriscottiana, per scoprire chi di voi ha la fortuna di abitarci e per condividere generosamente tutto ciò che ho assaggiato (a voi la foto a me le calorie), diffondevo scatti su Instagram e sui vari social.
Belli i tramonti, bello il mare, belle le piante ma la standing ovation è arrivata per il vassoio di melanzane ripiene, fritte e passate nel sugo. Ma chissà come mai.
Geolocalizziamoci: siamo nella provincia di Salerno, nel borgo di San Mauro Cilento, a Palazzo Mazzarella, prezioso luogo del progetto Genuini Cilento, pensato da quel genio del male bene di Autari Mazzarella, che propone corsi ed esperienze con le persone del territorio che trasmettono il sapere e la passione delle tradizioni di una terra tutta da valorizzare e da scoprire, loro sono i genuini.
E siccome il trekking è bello ma fare la pasta di casa, le melanzane fritte e poi mangiare tutto in compagnia ancora di più, ecco che il corso di cucina antica faceva proprio al caso mio.
Così ho conosciuto la genuina Carmela Baglivi, cuoca cilentana doc che ha rappresentato il suo territorio e le tradizioni culinarie non solo localmente, non solo in Italia ma è volata fino in Giappone per insegnare cosa si mangia nella patria della Dieta del Cilento.
La ricetta arriva direttamente dal suo generoso buon cuore: temevo sarebbe stata necessaria una supplica in ginocchio con tanto di lacrime di sangue, perché spesso le buone massaie ti fanno mangiare tutto il frigorifero, ti offrono tutta la dispensa ma non ti svelano una ricetta manco a pagarla coi brillanti di Tiffany e poi magari ci si mettono pure le nonne e le zie che eh, ma io faccio tutto a occhio cara.
Ma Carmela è avanti: è una cilentana pregna della sapienza popolare che a occhi chiusi sa fare i fusilli a mano col ferro ma poi vola fino a Tokyo, ha una rubrica radiofonica sulla cucina e usa facebook più di me.
Io e i miei compagni di viaggio abbiamo cucinato assieme a lei: ho impastato il ripieno, ho grattugiato il cacioricotta cilentano (presidio slow food e pat) e ho provato a fare i fusiddi col ferro con primi risultati assai mediocri (però non demordo, eh) ma le dosi precise sono sfuggite al mio maniacale controllo. Perciò, dopo un timido ma Carmela, me la daresti la ricetta precisa delle melanzane ‘mbuttunate che i lettori marziani già la vogliono e io pure ti pregooooo… è seguita subito una mail dettagliatissima di cui vi faccio partecipi con entusiasmo.
Ah, Carmela ci tiene a precisare che questa ricetta è quella più aderente alla tradizione poiché negli anni il procedimento ha subito
notevoli “arricchimenti” che poco hanno a che fare con l’originale e inoltre il ripieno si può utilizzare anche per farcire le alici, il pollo, il coniglio, i carciofi, i peperoni, i fiori di zucca o le patate, perché nella cucina antica del Cilento si usava sempre lo stesso ‘mbuttuno.
MELANZANE ‘MBUTTUNATE (ripiene)
“La melanzana, che era sconosciuta ai Greci e ai Romani, è originaria dell’India dove cresceva spontanea allo stato selvatico e raggiunse il Mediterraneo, la Spagna (Andalusia) e l’Italia (Sicilia) grazie ai mercanti arabi nel Medioevo.
All’inizio non ebbe una buona accoglienza forse per il sapore amarognolo o per il colore viola insolito dovuto agli antociani, sostanze benefiche.
Fu accusata da Linneo di essere insana cioè malsana (solanum insanum) e da Avicenna di provocare terribili malattie come la peste, la follia e le crisi epilettiche, fino a quando in Francia si decise che aveva effetti afrodisiaci.
Bastò questo per decretarne il trionfo e la peste e la pazzia furono immediatamente considerate solo piccoli trascurabili inconvenienti. Già allora tutto funzionava come ora!
In realtà la melanzana, che è un frutto, è composta per oltre il 90% di acqua, contiene fibre, sali minerali e vitamine e ha pochissime calorie (solo 18 calorie per 100g) e un basso indice glicemico.
E’ per questo compatibile con una dieta ipocalorica e, mancando di glutine, è adatta anche a chi è intollerante a queste sostanze.
In cottura ha la spiccata caratteristica di assorbire i grassi alimentari come l’olio con cui viene a contatto. Quindi utilizziamo sempre oli di oliva di qualità, ovviamente extravergini.
Il gusto, a volte eccessivamente amaro, può essere mitigato mettendole per qualche ora sotto sale dopo averle affettate.
Malgrado un difficile inizio, oggi sono parte integrante della nostra cultura alimentare e si prestano per la loro versatilità a molte preparazioni diventate, alcune, grandi capolavori della tradizione mediterranea”.
Se passate in Cilento e volete imparare anche voi a fare qualche piatto di cucina antica della tradizione locale, potete dare uno sguardo ai corsi di Genuini Cilento pensati per vivere lo stile dei cilentani: mangiare bene e cucinare con Carmela, passeggiare nella macchia mediterranea alla ricerca delle erbe con Dionisia, vestirsi da marziano e dialogare con le api di Pasquale e molto altro.
e lo sfruttamento intensivo del bastone dei selfie