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I documentari Netflix riservano sempre immense gioie per come sono realizzati e per quello che raccontano.
Anche queste mese ci sono state molte novità sul sito e la cosa migliore caricata è stata sicuramente il documentario su Lady Gaga.
L’ho visto un po’ con la morte nel cuore perché lei è stata ricoverata alla vigilia del Rock in Rio per forti dolori, poi è stata costretta ad annullare l’intero tour in programma, il tutto dopo aver fatto sapere al mondo di soffrire di fibromialgia.
Il documentario si chiama “Gaga: Five Foot Two” e racconta da vicino un anno della vita di Lady Gaga: la sua vita casalinga, gli studi di registrazione, il suo lavoro, i suoi pensieri, la sua malattia e la sua fragilità.
A metà del documentario ero già in una valle di lacrime perché traspare tutto il suo lato umano e non c’è nulla di fastidiosamente auto celebrativo come spesso accade in prodotti di questi tipo, ma solo una vera artista coraggiosa che va preservata.
Ho apprezzato soprattutto i suoi pensieri riguardanti l’industria musicale, sul sessismo, sul fatto che gli uomini in quel settore vogliano sempre vedere le donne pop e sexy.
«Per uscire da quella categoria ho usato un metodo semplice: tutte le volte che mi chiedevano di essere sexy, o pop, ho condito il tutto con qualche assurdità, così da avere sempre il controllo delle cose. Se devo essere sexy ai vma e cantare un brano sui Paparazzi, lo farò morendo dissanguata sul palco ricordando a tutti quello che la fama ha fatto a Marilyn Monroe».
Epica.
Non manca il lato emotivo e personale che è la cosa più bella di tutto
Il documentario poi prosegue con un sprazzo sentimentale dove Gaga spiega che l’ultimo album, Joanne, è dedicato a sua zia morta di Lupus a 19 anni.
Il momento in cui Lady Gaga va da sua nonna a farle ascoltare la title track è davvero commovente.
Il documentario originale Netflix è diretto da Chris Moukarbel e prodotto da Heather Parry, qui sotto il trailer.