C’era una volta la pizza, un piatto originario della cucina napoletana, divenuto famoso in tutto il mondo e la cui arte è stata riconosciuta dall’Unesco come patrimonio dell’umanità.
C’era una volta Carlo Cracco, chef che ha potuto vantare fino a tre stelle Michelin in uno dei ristoranti da lui condotti.
E poi c’era la pizza di Cracco.
Che è questa roba qui che compare in foto e che io ho visto per caso, pensando che fosse una notizia fake, complotto, amicizie falZe . Poi ho capito che è tutto vero.

La pizza di Cracco è buona?
Quelli che l’hanno assaggiata hanno detto che era buona ma, grazie e graziella, ricordiamoci che il connubio pomodoro + mozzarella + olio + sale per noi italiani è buono pure sulla carta igienica.
Se ci aggiungiamo poi una crosta farinacea e un po’ di origano il piatto è completo.
Perché Cracco non ci ha messo le foglioline di basilico fresco ma i semi e poi ci ha aggiunto l’origano che nella ricetta originale della pizza non ci andrebbe ma l’origano è droga. E lo sanno bene quelli della pizza Catarì che ne spacciano sempre una preziosa bustina dentro alla scatola del preparato da €1,62 che fa ottenere più scena e appetito della pizza di Cracco (e costa un decimo).

Cosa dice la gente?
Il mondo s’è diviso in due, quelli che invocano Satana contro la pizza di Cracco a 16 euro e quelli che applaudono in estasi al pari del compiacimento dinnanzi alla merda d’artista di Manzoni. È arte, è provocazione, è libertà di espressione creativa e culinaria e comunque tanto sa di pizza.
Diciamo che se l’avesse fatta la Katia del terzo piano le potevamo dire ok accarezzando pure il suo forno elettrico.
Ma uno chef stellato.

Sono almeno 7 anni che ci stanno a stressare l’anima con l’estetica della pietanza e l’impiattamento, che pure mio marito che si scofana i tramezzini foderapalato dei distributori della stazione al ristorante critica le ditate del cameriere e gli schizzi di sugo che escono dalla coreografia del piatto.
La fatidica questione del nome del piatto
E ancora ci stressano l’anima coi nomi dei piatti che pure mio marito, sempre quello di prima, ogni volta che si siede a tavola e gli porto il piatto pieno mi dice come si chiama?
Ma come vuoi che si chiami??! Piatto con pranzo, piatto con cena!
Allora tu Carletto, potevi giocartela con la storia del nome: rievoca il ricordo, i sapori dell’infanzia, il desiderio ardente. Qualcosa tipo:
- Sogno di una pizza di mezza estate
- Arronzo mediterraneo
- Giotto va a Napoli
- Pomodoro e mozzarella in crosta farinacea
- Sapore di Vesuvio
- Scusami San Gennaro
Perché pizza e basta è un po’ una bestemmia, ecco.


Wikipedia gli darebbe anche ragione: il successivo successo planetario della pietanza ha portato, per estensione, a definire nello stesso modo qualsiasi preparazione analoga.
E dunque andrei a picchiare Ugo Vignuzzi, linguista e filologo della Sapienza di Roma che ha messo per iscritto queste parole garantendo credibilità anche alla pizza fatta con l’impasto di cavolfiore sbriciolato e albumi.
Ma per fortuna il buon Cracco s’è accorto di aver pisciato un po’ fuori dal vaso e, dopo le polemiche incentrate sull’esito di un impasto a base di cerali e semi, un sugo scuro con pomodorini confit, una bufala a fette spesse e a crudo e il basilico in semi anziché a foglie, ha cambiato la pizza che ora si presenta così, meno grancereale, con la mozzarella calda e sciolta e foglie di basilico fresco.

0 Commenti
Mi sembra di capire che non la gradiresti 😀
Anche.
Un insulto, ahaha!
E pure io!
sinceramente preferisco la tradizionale margherita.
Io non criticherei tanto la pizza in se stessa (che sarei curiosa di assaggiare) ma chi va da Cracco e ordina una pizza!
La pizza margherita con i pomodori a pezzi no. no, no e no!