Ci sono cose per le quali il dubbio ci attanaglierà sempre, dove attanaglierà = costringerà a googlare per verificare se grattugia si scrive con una g o con due, se sia meglio congegnato o congeniato, se si dice scandìnavo o scandinàvo e altri dubbi del terrore e della vergogna.
Ci sono poi altre cose che, nostro malgrado, saremo costretti a trovare scritte in giro su quotidiani, riviste, blog e social, tipo uscite il sacchetto dal forno a microonde e tagliatelo con una forbice.
Meraviglioso! potremmo dire, alla maniera in cui lo diceva il buon Fabrizio Frizzi quando col suo grande garbo voleva manifestare un affettuoso commento di ben celato perculo.
Ma ci sono anche i tormentoni della scuola, ovvero tutto ciò che ci ha talmente sfracellato i neuroni che potrebbero pure svegliarci nel cuore della notte sotto l’effetto degli oppiacei ma non esiteremmo nemmeno un istante nell’urlare al mondo la nostra fiera e potente conoscenza senza i.
Segue elenco.
Avvertenze: proseguite nella lettura del post solo dopo aver maturato una convinzione pari a un biglietto per l’Oblivion in caduta verticale di Gardaland.
Tutti i tormentoni della scuola
GEOGRAFIA E STUDI SOCIALI
▪ Le colture a terrazzamento, le barbabietole da zucchero, la rotazione triennale delle colture e i campi lasciati a maggese: questi ultimi poi ci hanno talmente ossessionato che Cesare Cremonini ha dovuto esorcizzare con una canzone che ha pure dato il titolo all’album.
▪ L’Italia è una penisola bagnata su tre lati dal mare e l’Umbria è l’unica regione peninsulare a non avere sbocchi sul mare.
▪ I best friends forever: la tundra e la taiga, i muschi e i licheni, l’Alsazia e la Lorena, la Dora Baltea e la Dora Riparia, il Tigri e l’Eufrate.
▪ La teoria della tettonica, che a seconda dei feticci dei prof. poteva essere definita a
placche o a zolle.
▪ La fotosintesi clorofilliana senza la quale nemmeno noi avremmo vita: Cremonini facci un’altra hit della sopravvivenza!
▪ Il buco dell’ozono, argomento riservato solo ai nati dagli anni ottanta in poi, spesso trasferito con enfasi e panico ma che, nonostante tutto, non ha minimamente scalfito le vendite di lacca per le cotonature del capello da abbinare alle spalline anni 90.
▪ Le nevi perenni che forse ora non saranno più perenni perché dal 2050 non avremo manco più i ghiacciai alpini.
▪ Il Po che nasce dal Monviso e mille punti a chi si ricorda ancora tutti gli affluenti (io no).
▪ L’industria siderurgica, il settore terziario, la crisi del mezzogiorno, gli allevamenti di bovini, suini ed equini che anche nominati a caso potevano risolvere l’80% delle interrogazioni.
ITALIANO E LATINO
▪ Quelle belle filastrocchine pregne dei sentimenti alla Gianni Rodari che ci hanno fatto imparare i rudimenti della grammatica, come diadainconsupertrafra, illolaiglile, zio e zione non vogliono il doppione.
▪ E ancora: su qui quo qua l’accento non ci va. Peccato che Quo sia solo un nipote di Paperino e non mi pare che venga mai usato al di fuori di Paperopoli, ma ok.
▪ Dal classico e dallo scientifico con latino furore: spero, promitto e iuro vogliono sempre l’infinito futuro; le irregolarità delle declinazioni su nomi di città, villaggi e
piccole isole; fero, fers, tuli, latum, ferre.
▪ Trenta giorni ha novembre, con april, giugno e settembre, di ventotto ce n’è uno, tutti gli altri ne han trentuno. Cosa che ripetiamo tuttora almeno dieci volte all’anno.
MATEMATICA E SCIENZE
▪ Le tabelline. Tanto 7×8 lo sbagliano tutti. Va beh, che uno a mano a mano se le impara.
▪ Base per altezza diviso due. Che poi chissenefrega dell’area del triangolo, quando sarebbe più importante regolamentare il volume delle palline di gelato di un cono da passeggio.
▪ Cibo, bolo, chimo, chilo, feci. Buona colazione anche a voi.
▪ L’acido desossiribonucleico, tanto a Quarto Grado dicono DNA, tiè.
STORIA
▪ La Mesopotamia, che vuol dire terra tra due fiumi, che sono i mitici Tigri & Eufrate bff.
▪ Il limo del fiume Nilo che, quando il fiume esondava, rendeva fertili le sponde: siamo tutti dei coltivatori diretti egiziani mancati.
▪ I geroglifici, che diventavano un’accusa di brutta grafia quando la maestra non capiva che cavolo avessi scritto. La mia usava anche la variante caccatine di mosca.
▪ I capitelli in stile dorico-ionico-corinzio.
▪ Le triadi inseparabili: vassalli, valvassini e valvassori, i Maya, gli Atzechi e gli Inca e poi la Nina, la Pinta e la Santa Maria, che oggi Colombo avrebbe convertito in una Costa Crociere assieme a Shakira.
▪ Carlo Magno incoronato la notte di Natale, poraccio, senza manco una fetta di panettone.
▪ I sette re di Roma che nessuno ricorderà mai tutti, alla stregua
dei sette peccati capitali e dei sette nani.
0 Commenti
Che ricordi da sussidiario ^_^ Ma, esiste ancora il sussidiario?
Dai fantastica questa notizia!!! 😀 Che bello sapere che certe cose si possono buttare nel wc della memoria! 😀
nuuu…hai ragione! merito la rimandat…credit..debito (?!) a settembre!
& Attendo ansiosa il nuovo post alpino! 🙂
Ahah, addirittura commovente… sarà che mentre scrivevo il post tiravo gli accidenti alle interrogazioni passate….!
fero, fers, tuli, latum, ferre… Mi sono commossa al ricordo!! <3