La quantità di pelo appeso sulle relle di tutti i negozi di moda è elevatissima: mai come quest’anno possiamo passare il tempo ad accarezzare tutto ciò che è esposto per misurarne il grado di morbidezza e pelusciosità.
E il pelo in vendita è perlopiù finto. Faux fur. Pelliccia sintetica. Nessun animale è mai stato manco visto in cartolina per produrre questa pelliccetta che ti occuperà due terzi dell’armadio.
Le pellicce vere ormai appartengono a una nicchia modaiola sempre più soggetta alle critiche: animaliste, ambientaliste, sociali, morali e dunque culturali.
La moda innova, rievoca, diverte, provoca ma non può mai fare un affronto diretto ai cambiamenti culturali: la pelliccia vera è talvolta presente nelle proposte dei grandi marchi ma c’è una svolta (ad esempio dal 2018 Gucci non propone più capi e accessori con pelo vero) perché viene spinto il ritorno in auge della pelliccia attraverso quelle sintetiche e il recupero di quelle vere vintage.
Pellicce vere o pellicce finte?
Si riesumano marmotte spelacchiate, visoni ammaccati, colli di volpe e giacchette di persiano corto, riccio e grigio che facevano pendant con la messa in piega corta, riccia e grigia della nonna.
Le nonne dunque svuotano gli armadi, i mercatini dell’usato gridano al miracolo e, senza troppi sensi di colpa – il mercato dell’usato non incrementa la domanda e quindi la produzione di prodotto nuovo -, si vivono momenti Annabella, ci si finge borghesi anni novanta (impoverite in proporzione diretta al diradamento del pelo), si fa il dito medio a Daniela Santanché a Cortina.
La pelliccia vera e nuova oggi non appare contemporanea: qualcuno la associa ai cafoni arricchiti e a quei cliché da cinepanettone che piacciono solo per le gif, fino a salire l’escalation delle kritike con Pretty Woman dei paesi baltici.
Una grande mano l’hanno data quelle signore che si bardavano coi peggiori tagli che le pelliccerie avessero mai sperimentato, applicazioni di Swarovski comprese.
Saranno belli i pellicciotti finti magari pure rosa e giallo, dicono altri.
Oggi sono cambiate le priorità: si risparmia l’animale e si risparmiano anche dei bei soldi per tante altre cose che ci piacciono di più.
Le pellicce finte, si diceva, sono ovunque.
Chiamarle ecologiche è spesso molto improprio poiché sono solitamente fatte di materiali tutt’altro che devoti alla causa ambientale, di sicuro hanno un prezzo accessibile e omaggiano dell’effetto peluche senza immolare la vita di un animale vero.
La mia conclusione personale sull’argomento non può altro che rifarsi a una storica citazione di mio papà che continua a domandarsi chissà perché del maiale non ha mai pena nessuno. (O quasi).
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Io ho quelle delle nonne… non lo escludo!
la pelliccia vera non la metterei mai.