Nell’ultimo anno delle superiori la maglia a coste era la mia divisa ufficiale: ne alternavo tre, una melanzana, una senape e una grigia.
Avevano la manica lunga e il collo alto e avrebbero dovuto essere maledettamente tutte uguali e invece, col fatto che il bagno di colore può cambiare i tessuti, una era più molle, l’altra media e l’altra ancora bella stretch.

Mi hanno insegnato le truffe della moda e della vita, perché io ero convinta che fossero tutte identiche ma evidentemente le cose proprio identiche non esistono ed è anche per questo che ci sono le preferenze. Da lì ho anche capito che quando la nonna diceva che per lei i nipoti erano tutti uguali forse non poteva essere così vero.
Che disillusione queste maglie a costa. Adesso sono tornate di moda.
Già lo scorso settembre ho preso un abito nero in jersey con i bottoni grandi, perché così vanno per la maggiore, con l’abbottonatura che prosegue verso il collo per vezzo, perché tanto non c’è l’asola corrispondente.
Coste e costine dappertutto: magliette a manica lunga, a manica corta, body, top, canotte, vestiti.
Colori più gettonati: bianco, panna, nero, caramello, verde oliva, senape e certamente seguirà un’ondata di living coral e dintorni.
Tutto rigorosamente stretch e immancabilmente corredato della piega anomala, altra scoperta della quinta superiore nei confronti dei tessuti a coste: ti fanno la piega a caso, dove non vorresti, dove non ha senso… ma tanto decidono loro.








