Questo post è un po’ come la pizza con l’ananas, la focaccia inzuppata nel cappuccino (non me ne vogliano i liguri), le patatine fritte col cioccolato.
Accoppiamenti audaci e discutibili.
Come senz’altro lo è l’unione della satira controversa de Il Giallo Laydo con il pensiero raffinato e intelligente della scrittrice italiana Dacia Maraini.
Queste due entità si sono incontrate nella mia mente nel momento in cui ho rivisto in rete (ci sono dal 2017) le copertine dei libri (inesistenti) di Gustavo Cani.
Immaginario scrittore di libri gialli di cui esiste solo la copertina, il cui titolo e la cui immagine rievocano un crimine (fittizio), a sua volta evocato e scaturito da un disagio di massa.
Bambini che urlano al ristorante, cani che abbaiano a mezzanotte, antivaccinisti, donne che non sanno parcheggiare, Despacito a tutto volume, il metabolismo.
Il Giallo Laydo – nomen certum omen – ne fa satira immorale.
laido/lài·do/aggettivo
Accentuatamente immorale, spesso in rapporto con l’idea di ‘osceno’.
Il Giallo Laydo fa ridere?
A parte per le barzellette di Berlusconi a cui non ride manco più il cane Dudù, la risata e la sensazione di ilarità sono spesso soggettive.
Pensiamo pure a tutti i comici del panorama italiano e facciamo un sondaggio tra amici e parenti. Difficilmente il gradimento sarà unanime.
La stessa cosa vale dunque per il sarcasmo di Gustavo Cani e fantomatici autori affini.
È altrettanto vero che l’umorismo nero sta sul confine indefinito della sensibilità soggettiva, quindi sarebbe impossibile determinare se una battuta superi o meno la soglia del politicamente corretto.
sarcasmo/sar·cà·ṣmo/sostantivo maschile
Ironia amara o caustica, espressione di insoddisfazione personale o di compiacimento nell’umiliare gli altri.
Ma oggi la satira viaggia in business per la censura
La maggior parte delle copertine satiriche de Il Giallo Laydo – sono le copertine degli storici Gialli Mondadori ai quali è stato modificato il titolo – rientrerebbe a pieno titolo nell’odierna sezione oscura della censura. La censura dei tempi nuovi nei quali non si può dire nulla perché non è satira ma è crimine!
Ed è qui che avviene la divisione delle masse:
- C’è chi percepisce che è satira.
Poi ne o ride o meno, a seconda del gusto e della sensibilità personale. - C’è chi la interpreta come istigazione alla violenza.
E sarebbe interessante approfondire se “Gustavo Cani” agisca proprio con l’intento di generare masse omicidiarie piuttosto che diventare noto sul web con la viralità delle sue creazioni caustiche.
Eliminare ciò che non ci piace è la strada giusta?
O è più vero che la censura limita il pensiero libero?
Su diverse copertine dei libri de Il Giallo Laydo mi son fatta una risata ritrovandomi in casi perfettamente calzanti. Il cane del vicino che rompe le palle ma che naturalmente non andrò mai a sopprimere (né il cane, né il vicino) perché l’ho visto sui libri di Gustavo Cani (!), la scusa del metabolismo a cui ricorro personalmente tre giorni su due. E anche i parcheggi, che faccio male in quanto Gloria incapace più che in quanto donna, ma il luogo comune non dovrebbe offendere nemmeno chi è abile e perciò sta fuori dal mirino.
Altre copertine le trovo forti, non mi piacciono, non le ho nemmeno pubblicate qui perché non sono di mio gusto. Gusto personale, non censura: non penso affatto che, siccome non incontrano i gusti e la sensibilità di tutti, allora debbano sparire dalla rete, magari con annesso pacchetto di gogna pubblica e scuse in ginocchio ai barboncini con l’abbaio compulsivo.
[Così come non indosserò mai, ma possono continuare beatamente a esistere, i ciclisti sfoggiati in città, nonostante le turbe che provocano nello sguardo di chi vede].

E cosa c’entra Dacia Maraini?
Dacia Maraini a Le Parole della Settimana su Rai3 ha recentemente detto:
Non confonderei la censura col pudore, che son due cose completamente diverse. Il pudore è una sensibilità. Io non credo che esistano parolacce, esiste un pensiero volgare, le parole non sono in sé cattive, è come le si usano. Se si usano col disprezzo dell’altro, con la voglia di denigrare l’altra persona, di considerarla inferiore, di maltrattarla, di offenderla, di umiliarla, allora diventa osceno e non c’è bisogno della parolaccia, basta proprio la volontà di offendere e umiliare. Io non farei un processo alle parole, le parole sono parole. È come si usano le parole, cosa c’è dietro, lo spirito con cui si usano.
Lo spirito con cui si usano le parole.
Ho stima e rispetto per Dacia Maraini e mi sono meravigliata (= occhi a cuore) nel sentire questo pensiero ben più aperto e illuminato di tante persone di età molto più giovane della sua.
Le sue parole ci esortano alle riflessioni, alle valutazioni, al dibattito libero, pacato e costruttivo.
Al comprendere le volontà e l’intento delle parole altrui, senza limitarsi a giudicare alla lettera e a invocare la censura che elimina qualunque possibilità di esprimersi per poi dialogare e apprendere.
4 Commenti
Certo che fanno ridere! Sinceramente tutto ‘sto politically correct è incomprensibile… Mi fa pensare che un gruppo come Elio e le storie tese oggi non potrebbe presentare le canzoni geniali che tanto ci hanno divertito….
Esatto Gabriella, è questo che mi spaventa dei giorni nostri! Il fatto che l’ondata eccessiva di politicamente corretto (secondo chi poi?) possa indurre a una censura “a monte”, che non dia nemmeno luogo alla fantasia artistica o alle provocazioni utili al dibattito. E anche De André, Gioacchino Belli, Catullo o Dante Alighieri non troverebbero giorni felici… 😀
Fantastici! Anch’io mi sono fatta 4 risate
Meno male Marina, sono contenta! 😀