“Io sono stata una donna emancipata prima ancora che esistessero le donne emancipate” diceva Peggy Guggenheim di se stessa. Non solo per l’abilità con cui si impose come collezionista e mecenate dei più importanti artisti del ‘900, ma perché sfidò le convenzioni sociali diventando una delle prime it-girl della storia.
Peggy Guggenheim è famosa per aver collezionato opere d’arte, cagnolini e amori (non necessariamente in quest’ordine).
Alla voce piccoli problemi di cuore potremmo restare per settimane, ma vi basti sapere che alla domanda “quanti mariti ha avuto?” lei era solita rispondere “intende miei o delle altre?”.
Il vero grande amore di Peggy però rimase sempre Venezia, dove decise di trasferirsi nel 1949 acquistando lo splendido Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande, appartenuto alla Marchesa Casati, ex musa di Gabriele D’Annunzio.
In questa casa, che ad oggi ospita la Peggy Guggenheim Collection, trasferì tutte le sue opere d’arte, tra cui una testiera del letto in argento realizzata da Calder alla quale era molto affezionata: “non so quante donne possono dire di svegliarsi la mattina in un letto d’argento”.

I 14 Terrier Lhasa Apsos
Prima dei chihuahua di Paris Hilton c’erano i Terrier Lhasa Apsos di Peggy.
I suoi quattordici “beloved babies” la seguivano ovunque e oggi riposano nel giardino del museo, accanto alla loro padrona.
Si racconta che il più sbadato di loro, Sir Herbert, cadesse spesso nei canali e che il gondoliere di Peggy fosse costretto a tuffarsi in acqua per recuperarlo.
Avete capito benissimo: il gondoliere di Peggy. La signora Guggenheim non aveva un autista come Ambrogio, ma fu l’ultima veneziana ad avere un gondoliere e gondola privata!

Lo stile di Peggy Guggenheim
Raccontarvi di Peggy e non parlare del suo stile sarebbe come rinunciare alla ciliegina sulla torta.
Famosissimi i suoi occhiali a farfalla e pipistrello, disegnati dal pittore Edward Melcarth, che hanno ispirato anche Karl Lagerfeld per la Cruise collection di Chanel del 2008.
Era intima amica di Elsa Schiaparelli che creò per lei un abito di seta e cellophane. Negli anni Venti poi venne fotografata con indosso un abito di Paul Poiret realizzato in oro.
Nonostante la cofana di capelli in perfetto stile zia Yetta, il rossetto rosso e l’abbigliamento stravagante, Peggy era molto insicura del suo aspetto fisico, in particolare del suo naso. Nell’inverno del 1920 “perché si annoiava a morte” decise di sottoporsi a un intervento di rinoplastica che fu un completo disastro! Nel bel mezzo dell’operazione ordinò al medico di smettere perché sentiva troppo dolore, ottenendo un naso schiacciato e un po’ tondo, “il suo personale barometro” perché si gonfiava con il cattivo tempo.
Se tutto questo non vi ha fatto venir voglia di visitare Venezia e la casa museo di Peggy per conoscere meglio la sua collezione, eccovi un’ultima chicca sulla sua storia.


Una chicca esclusiva!
Sono certa che tutte voi, anche prima di leggere questo articolo, abbiate avuto almeno un incontro con la famiglia di Peggy.
Ecco un indizio: “disegnami come una delle tue ragazze francesi”.
Questa frase ricorda certamente un giovanissimo Leo Di Caprio e delle giovanissime noi che speravamo di vivere una storia d’amore così (iceberg a parte). Ma cosa centra con Peggy direte voi?
Nel colossal di James Cameron, in una delle scene dell’affondamento, si vede un uomo in abito da sera rifiutare il giubbotto di salvataggio dicendo: “ho indossato l’abito migliore e sono pronto ad andare a fondo da gentiluomo”.
L’uomo in questione è proprio Benjamin Guggenheim, il padre di Peggy che, per una serie di sfortunati eventi, si trovò a viaggiare sul Titanic con la sua giovanissima amante francese, che invece si salvò a bordo di una scialuppa.
La meravigliosa signora Guggenheim non è stata una donna semplice, ma in fatto di tenacia, audacia, ironia e stile è certamente un esempio da seguire.
Forse, quando non sappiamo da che parte girarci, dovremmo tutte chiederci di più: “cosa farebbe Peggy?”.
