Spesso i modi di dire della lingua italiana nascondono dei veri e propri capitoli di Storia che conferiscono loro il significato, oltre che l’importanza, e ci dimostrano quanto patrimonio possediamo noi abitanti dello stivale.
Scoprire perché una tale cosa si dica in quel modo e da dove viene tale modo di dire è diventata la mia ossessione nerd che mi dà grandi soddisfazioni.
Vi invito nel mio piccolo mondo in cui la Storia ci mette sempre lo zampino come in questi tre modi di dire che tutti almeno una volta nella vita abbiamo pronunciato o sentito dire.


TRE MODI DI DIRE DELLA LINGUA ITALIANA
Vi è mai capitato di stare fuori dal cinema per un tempo indefinito aspettando, invano, la vostra migliore amica che sembra aver dimenticato l’appuntamento? Vi è mai capitato di rimanere a lungo fuori da quel maledetto cinema fino a decidere poi di andare a vedere il film da sole perché la vostra amica ha deciso di uscire con un tipo conosciuto la sera prima preferendo la sua compagnia alla vostra e vi ha mandato un massaggio “riparatore” solo alla fine del primo tempo?
Bene, allora siete state piantate in asso.
PIANTARE IN ASSO
È un espressione che utilizziamo appunto per dire che se i fidanzati decidono, un’ora prima dell’appuntamento, di andare a giocare a calcetto invece che uscire con noi saranno immediatamente declassati a EX fidanzati.
I giovani dicono appendere, dare buca, lassari in trìdici, mollare, cannare…
Tutti sinonimi di lasciare lì una persona senza troppe spiegazioni.


Il primo nella storia ad abbandonare la propria fidanzata senza tirarla per le lunghe fu Teseo, il figlio del re ateniese che, dopo aver sconfitto il Minotauro grazie all’aiuto di Arianna, la abbandona senza troppe storie.
L’ingrato Teseo attraversò il labirinto senza perdersi grazie al filo, datogli proprio da Arianna, che srotolava dalla matassa mentre camminava. Poi, mosso più dalla pietà che dell’amore, portò Arianna con sé lontano dalla sua casa (altrimenti il padre l’avrebbe uccisa).

Il malandrino, poi pentito o forse ravveduto dell’errore fatto, non la portò con sé ad Atene ma la lasciò a Naxos. Sull’isola di Nasso.
L’ha piantata a Nasso. È facile da qui dedurre come l’evoluzione della lingua sia arrivata a “piantare in asso”.
“Piantata” nel senso di mollata, lasciata, abbandonata.
“A Naxos” diventa “a Nasso” e “in Nasso” e infine “in asso”.

O’MUORZ A CRIANZA: il boccone dell’educazione
Quando lascio l’ultimo pezzo di una pietanza nel piatto, inevitabilmente mia mamma mi guarda male. Mi ha guardato male praticamente ad ogni pranzo e ad ogni cena per tutta la vita.
È un’insana abitudine che ho: lascio sempre l’ultimo “morso” nel piatto, quello chiamato “della creanza”.
Se diamo a la creanza il significato di buona educazione possiamo facilmente intuire il significato della frase.
Il galateo, come mia madre, non è d’accordo con il lasciare l’ultimo boccone nel piatto.
Per il galateo è anche un modo di mostrare di non aver apprezzato la pietanza; per mia madre ci sono “i bambini dell’Africa che muoiono di fame” come motivazione generale.
Storicamente invece, ai tempi in cui nobiltà e borghesia convivevano e si trovavano a cenare assieme per questioni di affare, di cuore o semplicemente di sopravvivenza, i modi di fare e di comportarsi dei “poveri” borghesi a tavola erano messi alla prova.
Una lotta di classe a suon di forchette.

Istruita a mantenere la buona creanza a tavola la nobiltà da un lato, meno “addestrata” e sicuramente più genuina la nuova classe dirigente in ascesa che faceva di tutto pur di imitare i modi, le maniere e la crianza dei cugini coronati dall’altro.
Questa abitudine dei borghesi di sforzarsi a lasciare cibo nel piatto a ogni fine pasto stava a indicare che loro non erano dei poveracci affamati e pezzenti, bensì altrettanto ben nutriti come i loro ospitanti, tanto da potersi permettere di lasciare l’ultimo boccone nel piatto.

Le mamme borghesi di allora non erano come mia mamma ma bacchettavano i figli affinché lasciassero il morso della buona educazione nel piatto. Capito mamma?!
I MURI HANNO LE ORECCHIE
Un segreto non è mai segreto se viene raccontato in pubblico perché immancabilmente c’è qualcuno che ha origliato e successivamente spifferato!
Si dice spesso infatti che anche i muri hanno le orecchie.

In Francia, durante il periodo della persecuzione degli Ugonotti, Caterina de Medici diffonde questo modo di dire che continuiamo a utilizzare tutt’oggi.

La Regina francese, conosciuta per la sua abilità nella manipolazione politica e la preparazione di pozioni e veleni, arriva a sospettare una cospirazione della servitù nei confronti della nobiltà.

La corte francese era zeppa di corridoi, gallerie e percorsi nascosti agli occhi degli osservatori più superficiali e Caterina ne fece buon uso facendo istallare al loro interno dei condotti acustici per stanare la cospirazione.
La vecchia volpe era anche nota per la sua perseveranza e dopo mesi e mesi a origliare riuscì a stanare la cosa.
Svelò poi l’inganno e con esso diede anche la spiegazione su come mai usava dire in continuazione, sospirando, “oh… oh, les murs ont des oreilles!”.

Lo zampino della Storia

Come vi avevo anticipato, la Storia ci mette lo zampino, sempre.
Noi siamo abituati a pensare a lei come un ammasso di date e di eventi deprimenti. Invece, pensate per un attimo se nelle scuole fosse insegnata così: partendo dai modi di dire e dai piccoli aneddoti. Immaginate se vi fosse stata raccontata così quando eravate al liceo (o all’università).
Sarebbe tutta un’altra storia.
Stay tuned per la puntata “modi di dire inglesi”. Ne leggerete delle belle anche lì.
2 Commenti
Complimenti bellissimo articolo!
Grazie Monica, Ilaria della Redazione Marziana ne sarà molto contenta!