Nell’ultimo periodo si parla moltissimo di moda etica e sostenibile in contrapposizione ai marchi fast fashion.
Si tratta, scusate il gioco di parole, dell’ennesima “moda del momento”? Diciamolo a gran voce: ASSOLUTAMENTE NO.
Secondo una ricerca americana, che farebbe scoppiare in lacrime la nostra amica Greta Thumberg, le ragazze tra i 16 e i 22 anni considerano un vestito “vecchio” dopo appena due utilizzi. Il consumo di capi d’abbigliamento è aumentato del 60% dal 2004 e pare che questa tendenza sia in crescita.
Huston, mi pare che qui abbiamo un problema, bello grosso a dirla tutta.

Non potete fare a meno dello shopping? Siete tra coloro che girano affrante per casa al grido di “non ho niente da mettermi?”. Una soluzione potrebbe esserci.
Il Radar Marziano in versione eco ha scelto per voi alcuni marchi di moda che mettono al primo posto un approccio etico e sostenibile per uno shopping che ci faccia stare bene ma che soprattutto faccia stare bene anche l’ambiente e gli altri!
Che cosa significa moda etica e sostenibile?
Come direbbe Barbara D’Urso, spieghiamolo alla comare Cozzolino di Laurenzana.
Cominciamo subito col dire che non esiste una definizione universalmente riconosciuta di moda etica e sostenibile, ma che possiamo riconoscere 3 elementi principali:
- Rispettare l’ambiente riducendo al minimo l’impatto della filiera di produzione del design fino al consumatore finale, con una particolare attenzione alle materie prime. Tutto questo riguarda chiaramente anche il trattamento degli animali.
- Rispettare chi lavora in quest’industria combattendo lo sfruttamento, garantendo una retribuzione equa e buone condizioni dell’ambiente di lavoro.
- Implementare la ricerca nel campo delle fonti rinnovabili e dei materiali riciclabili.
La redazione marziana per il sociale: la nostra selezione di marchi di moda etica e sostenibile
VEJA
Parlare di moda etica e sostenibile senza menzionare VEJA sarebbe impossibile.
Questo marchio francese, fondato dagli amici Sébastien Kopp e François-Ghislain Morillion, nasce nel 2004 in Francia con un intento ben preciso: “Abbiamo iniziato con le sneakers perché questo prodotto è un simbolo della nostra generazione. È anche un prodotto che cristallizza i principali problemi della globalizzazione attraverso la sua produzione, diffusione e utilizzo”. Il loro motto infatti è “la scarpa più sostenibile è quella che non comprerete!”.

Se in vista dell’autunno state pensando di acquistare un paio di sneakers avrete di che sbizzarrirvi: bianche, colorate, chuncky fino alla sneaker interamente vegana. Da poco è stata introdotta anche la linea da running: possiamo fare ciao ciao con la manina a Nike e Adidas ma soprattutto alle scuse per non allenarci!
Veja è tra le aziende più impegnate a ridurre al minimo il proprio impatto ambientale, infatti utilizza esclusivamente materiali biologici ed ecologici prodotti da aziende agricole a conduzione familiare inserite nella rete del commercio equo e solidale in Brasile e in Amazzonia. Anche il loro packaging è green: tutti gli imballi sono realizzati in cartone riciclato e riciclabile.
Grande attenzione anche in ambito sociale: l’azienda collabora con l’associazione Atelier San Frontieres che aiuta le persone svantaggiate a reinserirsi nella società attraverso il lavoro.

@eleonoraarico Veja Lookbook F/W 2019
ABLE – Wear the change you want to see
ABLE è un marchio di moda etico che si potrebbe riassumere in due parole: girl power! Impiega e dà lavoro alle donne come soluzione per porre fine alla povertà, creando opportunità economiche affinché le persone, in particolare le donne appunto, possano provvedere a se stesse.
La storia del brand comincia in Etiopia, quando le fondatrici hanno incontrato un gruppo donne provenienti dall’industria del sesso che hanno chiesto loro aiuto per trovare lavoro. Dopo aver imparato a realizzare e ricamare sciarpe ne hanno vendute più di 4.000 in due mesi, garantendo la provenienza delle materie prime e un’equa retribuzione per le artigiane.
I gioielli sono tutti realizzati in-house a Nashville, TN, mentre pelletteria, vestiti e scarpe sono realizzati da partner di produzione in Etiopia, Messico, Brasile e India.
Più del 95% delle dipendenti sono donne che hanno superato circostanze straordinarie, dimostrando che quando lavorano insieme non possono essere fermate!

@livefashionable @livefashionable

MARA HOFFMAN – Wear more, wash less
Fondato nel 2000, questo brand promuove abitudini di consumo etiche e sostenibili, creando spazio per conversazioni aperte sulle pratiche di produzione di abbigliamento.
Econyl, Tencel (l’alternativa sostenibile alla seta), Refibra (jersey prodotto con gli scarti della lavorazione del cotone), Repreve (fibra ottenuta da plastiche riciclate), canapa (richiede meno pesticidi e acqua del cotone), lino e cotone biologico sono solo alcuni dei tessuti sostenibili utilizzati.
Vengono utilizzati anche altri materiali ecosostenibili, tra cui sacchetti compostabili, bottoni di provenienza sostenibile e inchiostro a base di soia per stampare.
Il 100% dei loro costumi da bagno è realizzato in poliestere riciclato ottenuto da reti da pesca, scarti industriali o plastica!

Mara Hoffman S/S 2020 Mara Hoffman S/S 2020
SWEDISH STOCKINGS
Sapevate che le calze collant sono tra i beni più acquistati? Ci credo, direte voi, si smagliano ogni 5 minuti!
Si tratta anche di uno dei capi d’abbigliamento più inquinanti. Sono prodotti con materiali non biodegradabili, infatti si stima che – ogni anno – vengano prodotti, indossati una volta e poi gettati ben 2 miliardi di paia di collant senza che questi possano essere riutilizzati.
Praticamente gli uomini del futuro corrono il rischio di trovare come unici reperti della nostra civiltà delle calze color carne!

A dirla tutta vanno benissimo se di mestiere fate il rapinatore e hanno finito le maschere di Dalì, ma tutti gli altri utilizzi dovrebbero essere annoverati tra i crimini contro l’umanità.
Lo so, è una posizione difficile, ma qualcuno doveva pur dirlo.
Spulciando il vasto mondo del web ho trovato questo brand interessantissimo che si occupa proprio di questo: rivoluzionare l’industria calzettiera partendo dai collant!
Swedish stockings produce calze ottenute da bottiglie in plastica: ne occorrono circa 24 per realizzarne un paio. Ce ne sono di tutti i tipi: nere, color carne (ahimè), ricamate, stampate, a vita alta, bassa. Adorabili anche i calzini colorati!
L’anno scorso ha anche lanciato un progetto geniale: from tights to table (letteralmente dalle calze alla tavola). Le clienti sono state invitate a rimandare all’azienda le calze rotte (anche di altre marche) che sono state riciclate per realizzare mobili e vari elementi d’arredo, come piccoli tavolini.

@swedishstockings @stylestructure @swedishstockings
REGENESI
Non meritiamo tutti una seconda possibilità? Direi di sì, forse tranne alcuni fidanzati di Temptation Island.
Con Regenesi, alluminio, pelle, tessuti, plastica, cartone e gomma diventano stupende borse, gioielli o pezzi di design.
Il mio pezzo preferito è la Fruit bag che sembra una borsa della spesa, ma che in realtà è realizzata in 100% pelle riciclata!
Stupenda in tortora e grigio, ma anche in colori più accesi come rosso e azzurro.


BAGGU – Bags for people and the planet
Nel caso di Baggu parliamo davvero di borse della spesa: questo brand infatti nasce nel 2007 proprio con l’intento di creare la borsa della spesa funzionale, conveniente e bella. In poche parole perfetta.
Il primo risultato è stato la Baggu Standard: basata sulla costruzione di un sacchetto di plastica e realizzata in nylon riciclato, è pensata per contenere 2-3 volte di più di un sacchetto della spesa usa e getta.
Negli ultimi anni il brand è cresciuto e ha ampliato il numero di modelli e di prodotti (bustine, custodie per pc, portafogli e borse da viaggio) pur mantenendo la stessa filosofia: nel caso delle borse di nylon non meno del 40% di materiali riciclati e nel caso dei prodotti di cotone un minimo del 65%.

@baggu @baggu
@baggu @baggu
Moda etica e sostenibile: l’alternativa vintage
Non potevamo certamente dimenticarci del vintage!
Tuttavi,a onde evitare che questo articolo si trasformi in Guerra e Pace, vi diamo appuntamento al prossimo episodio dedicato alla moda etica e sostenibile, in cui il vintage sarà l’assoluto protagonista!

3 Commenti
È tutto molto bello! Io però rimango sempre scettica quando si parla di progetti ai quali partecipano donne che dovrebbero essere retribuite in modo “corretto “.
Un’altra perplessità: il prezzo finale al consumatore, è sempre molto alto!
Ciao Rossella, per fortuna ci sono degli organi di controllo che certificano il rispetto delle condizioni sociali ed economiche dei lavoratori e questo può darci un elemento in più sul reale rispetto dell’etica del lavoro. Non si può pensare che le lavoratrici e i lavoratori siano pagati adeguatamente senza averne poi un riflesso sul prezzo finale che paghiamo noi consumatori. Sono ancora dei cambiamenti relativamente nuovi, presto sapremo meglio come orientarci nel mercato etico e sostenibile. Grazie per essere passata su Marte e torna presto a leggerci! 🙂
Tutto bellissimo! ?