Quest’oggi la Redazione Marziana propone: lezione di storia!
Non preoccupatevi, non ci saranno spiegoni su vassalli, valvassori e valvassini, sul Tigri e l’Eufrate o peggio ancora sui sette re di Roma (ancora oggi me li ricordo, un incubo).
Il protagonista assoluto di questo articolo sarà il LBD che, per quelle che se lo stessero chiedendo, non è una nuova droga sintetica prodotta da Walter White di Breaking Bad, ma è l’acronimo di Little Black Dress, il vestitino nero.

Facciamo una premessa: un bel vestitino nero, a mio parere, dovrebbe passarcelo la mutua.
Niente come il Little Black Dress riesce a farmi sentire chic, elegante ma allo stesso tempo potente. Le fanatiche dell’armocromia dissentiranno, ma secondo me è qualcosa per tutte le stagioni, come la pizza margherita.
Il Little Black Dress è la nostra copertina di Linus.

Quando è nato il Little Black Dress?
Correva l’anno 1926 quando il Little Black Dress fece la sua comparsa su Vogue America: un piccola foto di un modello austero, semplice ma incredibilmente sofisticato.
Questo classico venne creato da Coco Chanel e Jean Patou con l’intento di democratizzare l’eleganza. Il Little Black Dress infatti nasce per essere durevole, versatile, conveniente, accessibile a una fetta di mercato più ampia possibile e in un colore neutro.
All’epoca venne infatti definito come “la Ford di Chanel”, paragonandola alla Ford T, uno dei maggiori successi della casa automobilistica.

Chanel ha contribuito a dissociare il nero dall’idea del lutto e reinventarlo come “uniforme dell’alta classe”, rendendolo sinonimo di eleganza.
Come proclamò la stessa Coco: “Ho imposto il nero; va ancora forte oggi, perché il nero spazza via tutto il resto”.

Grazie alla collezione “new look” di Dior (1947) che trasformò l’abito nero in una tendenza popolare, si svilupparono diversi modelli, per adattarsi alle clienti di tutte le età e corporature.
Christian Dior | New Look 194
© Richard AvedoChristian Dior | New Look, S/S 1955
Il ritratto di Madame X
Se è vero che fu Coco Chanel a portare il Little Black Dress sulle pagine delle riviste, il vero pioniere di questo capo d’abbigliamento fu un pittore: precisamente John Singer Sargent, che tra il 1883 e il 1884 dipinse il ritratto di Madame X.
L’artista selezionò personalmente l’abito con cui ritrarre Virginie Amélie Avegno, una giovane americana sposata al banchiere e magnate navale Pierre Gautreau, in modo da esaltare carnagione, fianchi e spalle della sua modella, arrivando addirittura ad abbassare una delle due spalline.

Inutile dire che quando venne esposto al Salon di Parigi diede da subito scandalo: il vestito scollato adornato da spalline gioiello e la pelle talmente bianca da dare sensazione di nudità risultarono inadatte alla morale dell’epoca, che considerava il nero ancora il colore del lutto.

Morale della favola: John Singer Sargent tentò di rimediare riportando la spallina al suo posto, ma il dipinto continuò a dare scandalo, così l’artista si trovò costretto a ritirarlo dal Salon.
Amélie dovette ritirarsi a vita privata e tentare di reinserirsi in quella società che aveva tanto scosso con il suo vestitino nero.
Il Little Black Dress conquista il cinema
Gli anni d’oro di Hollywood hanno lasciato il segno anche nella storia del Little Black Dress partendo da una motivazione incredibilmente pratica: quando i film in Technicolor sono diventati più comuni, i registi hanno fatto affidamento su abitini neri perché altri colori apparivano distorti sullo schermo, creando effetti poco piacevoli e disturbanti.
Lauren Bacall Sophia Loren

Il Little Black Dress divenne protagonista indiscusso di alcune celebri pellicole e si trasformò nella “divisa” delle femme fatales o di quei personaggi eccentrici e anticonformisti che volutamente cozzavano con l’immagine della perfetta casalinga anni Cinquanta.
Ma quali sono i più indimenticabili?
La Dolce Vita
L’abito nero senza spalline indossato da Anita Ekberg per interpretare l’attrice americana Sylvia in La Dolce Vita (1960) è uno vestiti neri più memorabili della storia del cinema, complice l’incredibile cornice della Fontana di Trevi.
È stato ideato dalle sorelle Fontana, che all’epoca vestivano tutte le attrici più famose. Secondo Fellini non è stato solo un semplice oggetto di scena, ma un vero e proprio strumento di trama, segno dello status di celebrità di Sylvia, rispetto ai più modesti, reali e ugualmente alla moda, abiti degli altri membri del cast femminile del film.

Il little black dress non è quello sembra
La commedia francese del 1972, Alto, biondo e… con una scarpa nera (Le Grand Blond avec une chaussure noire), racconta le vicissitudini di François Perrin, uno sfortunato musicista e spia improvvisata.
Mireille Darc interpreta Christine, la femme fatale del film, nonché agente di punta del dipartimento di controspionaggio francese. Durante la scena in cui fa la sua comparsa il famoso abito disegnato da Guy Laroche, Christine saluta François sulla porta in quello che sembra essere un completo piuttosto modesto. La sorpresa sta sul retro che presenta una profondissima scollatura che arriva fino al sedere, quasi un look precursore del Bumster Trouser di Alexander McQueen.

Il non plus ultra: il Little Black Dress di Givenchy
Elengante, ironica, raffinata e allo stesso tempo sbarazzina: Audrey Hepburn è l’icona di una generazione, ma che dico, di una serie di generazioni.
I suoi look sono tutti indimenticabili, ma forse il più noto è il vestitino nero che indossa nel ruolo di Holly Golightly in Colazione da Tiffany, disegnato da Hubert de Givenchy.
Questo look è il manifesto del basic black, ossia dell’abito nero accessoriato con gioielli di perle, che inizia a spopolare negli anni Sessanta.
È stato venduto all’asta nel 2006 alla cifra record di 410.000 sterline, sei volte superiore al valore stimato.

Audrey Hepburn in pausa sul set di
Colazione da TiffanyLa famosissima scena della colazione
Le donne in nero del 2018
Il tappeto rosso al 75° Golden Globe è stato dominato da un solo colore: il nero.
Le attrici indossavano abiti neri a sostegno del movimento Time’s Up, in segno di solidarietà con le vittime di aggressioni sessuali e molestie.
Molti uomini indossavano anche spille Time’s Up o camicie nere con i loro abiti.

La vendetta è un little black dress che va servito freddo
Di questo abito si è detto praticamente tutto, anche in questo stupendo articolo del blog, ma non possiamo non parlarne anche qui: di fatto si tratta pur sempre di una principessa!
Avete capito perfettamente, sto parlando del famosissimo revenge dress, che Diana indossò in occasione di un garden party alla Serpetine Gallery nel giugno 1994, che venne immediatamente visto come una dichiarazione di guerra alla famiglia reale e alla rivale di sempre Camilla.
L’abito era stato realizzato per lei da Christina Stambolian ben tre anni prima, ma la principessa lo aveva giudicato troppo audace per essere indossato, finché non arrivò la sera in cui Carlo ammise l’adulterio in TV.
Secondo l’ex stilista di Diana, Anna Harvey, la principessa quella notte voleva “be looked at as million dollars”, letteralmente “essere guardata come un milione di dollari”!

Lo shopping in nero: quale Little Black Dress acquistare?
Le amanti dello shopping, dopo questa carrellata di immagini, avranno l’acquolina in bocca.
Non potevo quindi lasciarvi senza la selezione marziana di Little Black Dress, in tantissime versioni diverse e per tutte le tasche.
Chi crede alle “regole della moda” (e io, da buona Vergine amante dell’ordine, ci credo) sa che ogni donna deve possedere un semplice ed elegante abito nero che può essere indossato con una giacca e décolleté, ma anche con accessori pazzi o addirittura con le sneakers.
Johnny Depp e Kate Moss Olivia Palermo e Johannes Huebl
La selezione a meno di € 100



Little Black Dress a meno di € 200

Little Black Dress per sognare

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