Se c’è una cosa che non manca mai nel menù di un ristorante è proprio il tiramisù, ci avete fatto caso? Ve lo serviranno in ogni modo possibile e di ogni gusto immaginabile. Ma qual è la vera origine di questo dolce tanto amato da tutti?
Segue la vera storia del tiramisù e non me ne vogliate se vi dico che è proprio Treviso la sua città natale!
Una scomoda verità
Prima di iniziare a raccontarvi la storia del tiramisù è bene che faccia una scomoda precisazione: se c’è un dolce al mondo che io non ho mai amato particolarmente è proprio questo. Non è che non mi piaccia, anzi, credo sia praticamente impossibile non amare il tiramisù, la verità è che mi ha sempre annoiata da morire!

Se state ancora leggendo e non vi siete rifiutati di proseguire oltre, posso giustificare questo mio coming out illustrandovi uno spaccato di vita vera trevigiana. Dovete sapere che, fin da quando ero piccolina, a quasi qualsiasi occasione di convivio abbia mai partecipato, per dolce c’era sempre il Tiramisù.
Qui quando qualcuno ti dice: “Il dolce lo porto io” c’è da stare certi che la persona in questione apparirà con in mano un’ampia pirofila piena di strati di tiramisù.
Quando ho iniziato ad appassionarmi alla cucina e ho scoperto quante varietà di torte esistono al mondo, ho pensato di essermi persa davvero tanto a furia di chiudere pasti con il tiramisù e, quindi, a trovarlo tremendamente scontato.
Fare ammenda
Se qualche anno fa il mio conflitto col tiramisù mi sembrava un fatto del tutto insignificante e oltremodo casuale, negli ultimi tempi mi sono resa conto che è, invece, sintomo di un forte gap culturale. Io sono trevigiana d’adozione, mia madre il tiramisù l’ha preparato spesso, ma non appartiene veramente alla mia cultura culinaria.
Per i trevigiani il tiramisù è una cosa seria, ogni famiglia possiede la propria ricetta e ne è assolutamente gelosa.

Il dolce di casa
Il tiramisù è il classico dolce per tutta la famiglia: si prepara in dosi abbondanti, è costituito da ingredienti molto energetici e poco importa se c’è il caffè, qui lo mangiano anche i bambini!
Chi è cresciuto da queste parti è stato allevato a sbatutìn, ovvero uno sbattuto di tuorli d’uovo e zucchero, perfetti per dare energia. Mio padre, che chiaramente non lo chiamava così visto che è catanese, me lo preparava il pomeriggio mentre studiavo. Pare sia questo il vero antenato del tiramisù.

Gli ingredienti
Parliamoci chiaro, il tiramisù si prepara con uova, zucchero, mascarpone, caffè, cacao amaro e savoiardi, fine. Tutte le versioni gourmet che vengono servite da pasticcerie e ristoranti e che si preparano, talvolta, anche in casa per smorzare la routine sono rivisitazioni che, per quanto mi riguarda, potrebbero prendere anche un altro nome.
Non vorrei sembrare la solita integralista, anzi, qui ne trovate alcune versioni marziane davvero molto golose!

I savoiardi sono gli unici biscotti che possiedono le caratteristiche ideali per la riuscita di questo dolce: s’inzuppano senza sfracellarsi e rimangono morbidi senza farne crollare la perfetta architettura a strati.
Non mancano comunque le varianti sul tema: c’è chi utilizza i Pavesini, i biscotti secchi, addirittura i Baicoli (biscotto tipicamente veneziano).
Quando si procede con la tecnica dell’inzuppo bisogna agire molto rapidamente, per spiegarlo nella pratica basta utilizzare un’efficacissima onomatopea: tac-tac. Questo dev’essere il gesto con il quale si bagna prima un lato del biscotto e, poi, l’altro: con un rapidissimo movimento di polso.
Il caffè, che secondo la ricetta “legittima” deve essere utilizzato rigorosamente freddo, non piace a tutti e spesso le mamme lo sostituiscono con latte e Nesquik.
Questa rientra in quelle ricette del “Tiramisù al…” di cui si trovano smisurate varianti: al pistacchio, alle fragole, al frutto della passione, al cioccolato bianco, vegano, gelato, semifreddo, cheesecake, in barattolo, scomposto e chi più ne ha più ne metta.
Accade così che da presunte rivisitazioni nascano praticamente delle ricette inedite!

La prima identificazione storica del tiramisù
Il tiramisù nasce a Treviso, qui lo chiamano Tirame sù e non serve sicuramente tradurne il significato. Come già detto è l’erede dello sbatutìn e come tale ha il potere di rinfrancare nel corpo e nello spirito.
“È nato recentemente, poco più di due lustri or sono, un dessert nella città di Treviso, il “Tiramesù”, che fu proposto per la prima volta nel ristorante “Alle Beccherie” da un certo cuoco pasticcere di nome Loly Linguanotto (…).”
È il 1981 e queste parole appaiono nella rivista Vin Veneto firmate dal suo fondatore Giuseppe Maffioli.
Maffioli e la storia del tiramisù
Autore televisivo, conduttore radiofonico, attore – fu consulente gastronomico del film La grande abbuffata, interpretando anche la parte dello chef –, regista teatrale e gastronomo, scrisse alcuni dei più importanti libri di cucina, come Il Ghiottone Veneto e Storia piacevole della gastronomia.

Le Beccherie: qui nasce il Tiramisù
Fu proprio Maffioli a certificare la nascita e la paternità del tiramisù che venne creato nel ristorante Le Beccherie, un’istituzione nella storia della ristorazione trevigiana. Il merito fu della cuoca Alba Campeol e del pasticcere Roberto Linguanotto, conosciuto come Loly.

L’ispirazione arrivò dal ricordo di un bicchierino che la suocera di Alba le aveva preparato poco dopo il parto: si trattava di uovo sbattuto con un po’ di zucchero (sempre lo sbatutìn), perfetto se abbinato a biscotti imbevuti nel caffè e ad una spolverata di cacao. Nella loro cucina Alba e Loly partirono proprio da questo ricordo, per finire col creare un dolce che oggi è conosciuto in tutto il mondo.

I primi tiramisù al ristorante venivano preparati di forma circolare e serviti a fette come le torte. I trevigiani iniziarono anche a ordinarli e a portarseli a casa come dolce della domenica.
Un errore fatale
Leggendo la data in cui è stato certificato il tiramisù la reazione spontanea è quella di pensare: “Davvero? Pensavo esistesse da moooooooolto più tempo!” in effetti il vero problema è che ai due creatori del dolce, che lo inventarono tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, non venne in mente di brevettarlo o scriverne la ricetta in maniera ufficiale.
Ecco svelata una delle cause di tanta confusione sul tema, ma cosa volete, all’epoca si prestava molta meno attenzione a queste cose.

Qualche altro antenato del tiramisù
Nel 1902, nella sesta edizione del notissimo libro di Pellegrino Artusi La Scienza in cucina, apparve la ricetta dei Biscottini puerperali, dolcetti super energizzanti simili a dei budini a base di uova, zucchero a velo, cacao burro e vaniglia, originari di Conegliano.
Si parla anche dello Sformato di Savoiardi con lo zabaione, che vede, però, l’aggiunta del Marsala e di altri ingredienti, come il cedro candito.
Il Dolce Torino è più simile a una Zuppa inglese, in questo caso i savoiardi sono bagnati con rosolio e alchermes. La Charlotte, fra le tante varianti, sembra esserne la prozia: un cuore di budino di crema bavarese, mousse o crema chantilly, ricoperta da savoiardi ammollati in una bagna, talvolta proprio caffè.
Mentre dalla Romagna arriva il Porcospino delle sorelle Manzelli di Mercato Saraceno, senza mascarpone e guarnito con mandorle a scaglie o pinoli, che ne conferivano l’aspetto che ispirò il simpatico nome.

Da Treviso allo Spazio
Ha preso quota nel 2013 con la ISS – Stazione Spaziale Internazionale – grazie alla volontà dell’astronauta Luca Parmitano, che l’ha fortemente voluto insieme a lasagne e parmigiana. Tre confortevoli pietanze che, insieme, sono sinonimo pieno e appagante di italianità in cucina.

Ma il più buono è sempre quello di mammà!
Il tiramisù rappresenta la nostra cucina ormai in tutto il mondo ed è sicuramente simbolo della semplicità genuina che la caratterizza. Ad oggi se ne trovano di eccellenti un po’ ovunque, anche all’estero a quanto pare, ma il migliore rimane sempre quello di casa propria!
2 Commenti
Ciao Gloria….che dire: vivo a Treviso dal ‘93 (io siciliana di Cefalù) e il mio compagno è trevigiano doc! Il tiramisù lo prepara lui perché mi trova sempre mille pecche sulla preparazione,la quantità di crema,di caffè,di cacao che utilizzo. Per poi tirare fuori che: “come fa il tiramisù mia madre….”!!!! Tutto il mondo è paese ???
Ecco Paola, allora la soluzione migliore è proprio che lo faccia lui e tu… glielo spazzi tutto! 😀