È accaduto a tutti di ricevere body shaming, ovvero essere derisi per qualche chilo di troppo, per i brufoli, per delle cicatrici o semplicemente per il modo di vestire.
Purtroppo, siamo tutti portati a fare dei paragoni o a dare giudizi gratuiti sia verso chi conosciamo che verso semplici sconosciuti. I social non ci aiutano e lasciano passare messaggi e opinioni a volte brutali da parte di chi queste considerazioni non riesce a tenerle per sé.
I social sono la culla del Body Shaming
Instagram, la piattaforma fotografica su cui quotidianamente ci confrontiamo con star, starlette e influencer piallate, piastrate e botulinate non ci aiuta nell’accettazione del nostro corpo normale.
Questa è la protesta che ci propinano ultimamente: basta usare i filtri, piallarsi le rughe e photoshopparsi il sedere, perché la gente ha bisogno di confrontarsi con la realtà e non con immagini costruite. Ma portare avanti questa protesta è forse tanto inutile quanto la battaglia contro i mulini a vento di Don Chisciotte.
Parliamoci chiaramente, chi si sognerebbe mai di uscire di casa così come mamma l’ha fatta? Tutte noi, soprattutto se dirette ad appuntamenti importanti, cerchiamo di renderci presentabili.
Instagram è la stessa cosa: è una vetrina in cui si consumano appuntamenti importanti e le persone che si filtrano lo fanno perché, per lavoro, hanno bisogno di esser belle. Ecco dove casca l’asino.
Queste persone hanno bisogno di essere, mostrarsi, apparire belle. La società lo impone e il pubblico lo pretende.

Il primo livello di shaming ce lo regala la società che ci pretende avvenenti e piacenti. Se sei brutta, se non sai vestire, se non ti mostri preparata e carina, non sei degna di essere una star su una piattaforma social.
Combattere il Body Shaming con la Body Positivity
Esiste una soluzione?
I social hanno “risposto” al problema del Body Shaming attraverso la Body Positivity, ovvero la liberalizzazione, normalizzazione e l’essere positivi verso il corpo che non rientra nello standard che la collettività ci impone e negli stereotipi pre-appresi che ce lo fanno “odiare”.
Perché siamo noi i primi a odiare i nostri corpi e ad ambire alla perfezione.
Ditemi che sbaglio.

I filtri di Instagram
Ma facciamo un passo indietro. Per quanto i social siano “pericolosi” per noi adulti, immaginate quanto possano ledere alle adolescenti. Ve lo ricordate come ci si sentiva durante il periodo dell’adolescenza?
Brutte. Tutte ci siamo sentite brutte, in competizione con le altre e con in mente un fisico perfetto al quale ambire. Oggi, per apparire sui social si fa uso di filtri piallanti. Sacrilegio!, gridano le madri. Bisogna abolire i filtri perché restituiscono un’immagine distorta che non è replicabile nella realtà.
Come possiamo però pretendere che delle ragazzine, che già normalmente non si accettano, non debbano usare i filtri?

Sono dell’opinione che se i filtri, come il make-up o i capelli in piega o colorati, i cappelli e i vestiti belli, possono farti sentire più sicura di te e riescono a farti uscire dall’imbarazzo, ben vengano.
Noi, figli dei Blog.
Loro figli di Instagram e TikTok.
Noi ci nascondevamo dietro le parole, loro dietro i filtri.
Noi ci confrontavamo con i ballerini di Maria De Filippi, loro si confrontano con la Ferragni e le influencer.
Quindi: filtro o non filtro? Trucco o senza trucco? Va bene tutto, perché limitarsi? Questo è il passo avanti che dobbiamo fare: accettare tutto senza giudicare.
Vanessa Incontrada e la sua battaglia contro il Body Shaming

Vanessa Incontrada si butta in copertina su Vanity Fair nuda a portare la bandiera di tutte le donne burrose che non vengono accettate dalla società.
Ma chi è che non accetta Vanessa Incontrada, bella, candida e burrosa?
Vanity Fair vuole vincere facile e la sceglie perché, nonostante le polemiche che l’hanno avvolta sui social per qualche chilo di troppo non smaltito dopo la gravidanza, sa benissimo che i più ne apprezzano la canonica bellezza mediterranea che non disturba nessuno, anzi.
Non è grassa, non è fastidiosa e non ha effettivamente qualcosa che non va.
Allora cosa c’è di sbagliato in questa copertina?

Nel 2020 se una si vuole spogliare in copertina deve sentirsi ancora in obbligo di portare la bandiera dell’eroina nazionale e dichiarare di farlo per giusta causa?
Se lo vuoi fare, fallo.
Vanessa, ti vuoi spogliare? Spogliati!
Se lei si fosse spogliata senza motivo, senza una giusta causa, senza portare a galla il fardello delle italiane, senza dare minima spiegazione l’avrebbero criticata, come minimo. Inoltre, Vanity non l’avrebbe pubblicata.
Lo Shaming è sempre dietro l’angolo
Lo Shaming dov’è? Sottinteso.
La società ti giudica, ti punta il dito, non capisce le tue scelte, non accetta la tua libertà e allora tu trovi un modo: diventi l’eroina nazionale e aggiri il problema.
Non c’è Body Positivity, non c’è accettazione e amore per il corpo normale. Il corpo della Incontrada è bello, non normale. Non c’è nulla da accettare. C’era solo da lasciarla libera di fare uno strip-tease senza motivo. Ma non siamo ancora pronti.
Diventare virale per ingiusta causa
Credete che il problema sia solo culturale e riguardi solo la bella Italia?
Vi porto l’esempio di una società poco tollerante persino ad alti livelli politici e che, non solo non ammette che una donna sia normale, ma non ammette che parli come parla.

Kamala Harrys, la vicepresidente del candidato presidente Biden alla casa Bianca, in un dibattito pre elezioni in cui si confrontava con il suo alter ego dell’altra fazione politica, è diventata virale per aver pronunciato una frase normale.
Kamala, la prima donna, la prima nera, la prima con origini giamaicane e asiatiche ad essere candidata come vicepresidente alle elezioni americane, certo, ma soprattutto una donna adulta con un esperienza politica decennale che diventa virale per aver detto ad un uomo “I’m speaking”.

Shaming perchè sei donna
Cosa c’è di strano? Nulla. Dovrebbe essere un atteggiamento normale, consentito e normalizzato. Non è accaduto. Ha potuto dirlo perché era su quel podio. Lo ha detto per non essere interrotta mentre parlava. In quel momento è stata rispettata perché ricopriva un ruolo. Ma non è sempre stato così.
Lei per prima, nei suoi anni di gavetta è stata etichettata con la peggior specie di appellativi per aver tenuto testa a uomini arroganti. Stavolta diventa virale perché il mondo le ha voluto dare una pacca sulla spalla e dire “ben detto”.
Una persona diventa virale per aver educatamente chiesto di essere rispettata. Se fosse stato un uomo, è arrivato il momento di dirlo, sarebbe stato ignorato. Se fosse stata una donna in un altro ambiente, sarebbe stata etichettata come supponente e altezzosa.
Kamala, vicepresidente, virale. Anche questa è un’offesa. Diamo tanto peso a cose che dovrebbero essere normali e trascuriamo magari i contenuti politici di un discorso ben fatto. “I’M SPEAKING” sarà la sua frase cult, la frase con cui sarà ricordata. Magari la stamperanno sulle magliette vanificando e sminuendo un’intera carriera.
lookhuman.com gonshirt.com raygunsite.com raygunsite.com
Come si combatte davvero il Body Shaming?
Fare del body shaming, ovvero deridere, criticare o prendersi gioco di una persona per il suo aspetto fisico, il suo modo di essere, di vestire è da considerarsi sbagliato, certo.
Sottolineare però ogni volta che questi fisici derisi e presi di mira debbano essere amati e accettati è diventato superfluo.

Il movimento Normalize Normal Bodies vuole incoraggiare una normalizzazione della bellezza sui social, fatta di qualche rotolino sulla pancia, smagliature e cellulite. Anche questo è, se ci pensiamo, un concetto fallace perché per parlare di neutralità bisogna comunque descrivere le ragioni sociali per cui quel corpo rappresenta “un problema”.
#bodyshaming, #bodypositivity, #normalizenormalbodies
L’Instagram nostrano quest’estate è esploso di hashtag e proteste contro gli haters che si scagliano contro i corpi non perfetti e che dovrebbero essere nascosti anziché mostrati.
La risposta è davvero un hashtag?
La risposta è davvero mostrar rotolini e cellulite senza veli e con caption che giustificano quelle imperfezioni come “normali”?

Mostrarsi nude e sottolineare i propri difetti è davvero un atto di coraggio? Le celebrities come Billie Eilish, Katy Perry, Ashley Graham che si eleggono a paladine della Body Positivity stanno davvero mettendo in discussione la loro bellezza? Sono bianche, in salute, belle e con una carriera prosperosa. Mostrare le loro imperfezioni sottolineando ogni volta che è normale averne non le salverà dalle critiche ma non interromperà la loro carriera, non le scalfirà e non le farà finire nel mirino di haters. Semplicemente le eleggerà ad eroine e paladine della giustizia.
Non sarebbe più giusto se portassero avanti la loro battaglia silenziando le giustificazioni?

Mi mostro sui social col mio corpo normale. Non scopro per mostrare, non ostento, non spiego, non mi giustifico, non mi trovo una ragione. Lo faccio perché il mio corpo è come quello degli altri e se mi va di farlo, lo mostro. Punto.
Questo potrebbe essere il “passo successivo”, la vera battaglia.
Body Positivity o acchiappalike?
Essere eroine e combattere per “qualcosa che va di moda” fa salire i like e i consensi. Rispondere a tono ad haters e anonimi senza attributi è diventato lo sport preferito delle star nostrane che in questo modo accalappiano audience. Mostrare corpi e “fragilità” assicura ospitate in televisione e prime pagine di settimanali conviviali.

Arisa contro il Body Shaming
Arisa, la cantante potentina, ne sa qualcosa.
Osteggiata a inizio carriera e derisa per il suo aspetto innocente e buffo, ha poi tentato di correggere le imperfezioni ricorrendo a filtri, trucchi e ritocchi. Dopo il lockdown ha poi dichiarato di essere rinsavita ed essere tornata alla Arisa autentica, quella senza trucco.

Correda i suoi post Instagram con hashtag del caso e sfrutta il vessillo della Body Positivity per pubblicizzare l’uscita del suo nuovo album e la sua partecipazione a Sandremo 2021.
Non è vero? Lo fa perché è rinsavita davvero?
Puntare il dito contro chi usa filtri, chi si ritocca e chi si trucca parecchio è sempre puntare il dito. Vuol dire sempre giudicare. Si sta facendo in ogni caso Body Shaming.

Perché allora non decidere di spogliarsi dei fronzoli, o dei vestiti, senza chiedere il permesso ai followers e senza puntare il dito contro le amanti di photoshop?
Se davvero bisogna accettarsi e accettare perché diventare portabandiera di una battaglia che promuove qualcosa a discapito di qualcos’altro?
Sono per la normalizzazione del corpo perché essere ritoccate non va bene.
Mostro i miei rotolini perché essere una 38 non va bene.
Lotto per combattere gli stereotipi in cui sono incastrate le donne riempendo di hashtag la mia pagina e pubblicizzandomi.
È davvero questa la lotta?
“Mi fanno paura gli uomini che prestano più attenzione a quello che indossi che a quello che hai da dire”.
Maria De Filippi
7 Commenti
Grazie per questo articolo, io non avevo mai pensato alle cose che avete scritto. Da oggi vedo tutto in maniera diversa o almeno, da un altro punto di vista. Un punto che non conoscevo. E leggere significa anche questo, non solo svagarsi, ma aprire i propri orizzonti. Siete davvero grandi.
Mi molto come hai affrontato l’argomento…Condivido tutto!
Ciao Monica, grazie per il tuo commento. Ilaria della Redazione Marziana ne sarà contenta! 🙂
Interessante post e ottima conclusione! Di recente, quando si parla di sentirsi bene con un corpo più pieno, c’è chi salta su con le solite frasi tipo “le magre fanno schifo, le ossa piacciono ai cani”. Alla fine si scade sempre nella tifoseria: X è ok, il suo opposto fa schifo. Così non se ne esce. Bisognerebbe ossessionarsi meno per l’aspetto fisico della gente e non considerarlo l’aspetto principale di cui parlare sempre, e ovviamente vale per entrambi i sessi. Ho un’amica che ha l’abitudine di ricondurre tutto a quello. Le parlo di un uomo che trovo intelligente e simpatico (in maniera platonica, specifico :D) e spiego perché e lei conclude: “Ma è un cesso!” come se questo annullasse il resto. Che PALLE.
Ma meglio Raffaella! Così la tua amica lascia a te gli intelligenti e simpatici! 😀
Grazie per il tuo commento, ci fa piacere sapere che condividi il nostro pensiero marziano, Ilaria ne sarà felice!
Ah ah, ne ho già uno così, sono a posto. Però non disdegno le amicizie e conoscenze maschili quando si tratta di uomini in gamba. Tra l’altro mi è capitato di trovare subito meno attraente un uomo che pareva idiota quando apriva bocca, o di trovare più attraente uno conoscendolo meglio nel suo complesso. Insomma, l’aspetto fisico non è neanche slegato dal resto.
Grazie a voi marziane!
Questa secondo me è la grande differenza uomo/donna: le donne sono più attratte dal fascino che ricomprende molti aspetti: l’uomo ci piace brillante, colto, spiritoso, intelligente, eccetera. Tanto che un uomo bruttino ci può sembrare incredibilmente attraente! Gli uomini invece sono più inclini a una scelta estetica e sarà questo che ha generato pressioni e un eccessivo culto della bellezza e della perfezione femminile. Ma tanto è sempre la donna a scegliere!!! 😀