Vi è mai capitato di avvistare un meme sul web in cui una donna di mezza età, Karen, inveisce contro qualcuno senza un apparente motivo? Beh, il motivo c’è, anche se noi comuni mortali per la maggior parte delle volte non lo comprendiamo.
Proverò con voi ad analizzare questa figura mediatica che è esplosa nei meme di tutto il mondo.

Karen senza difetti
Il nome Karen è entrato nell’uso comune, prima in America e poi in tutto il resto del mondo mediatico, per stigmatizzare gli atteggiamenti presuntuosi di donne ricche, (il più delle volte) bionde e ignoranti, madri di più di tre figli, anti-vax e negazioniste del covid.


Se consideriamo che “Karen” è un nome abbastanza diffuso fra le donne di mezza età americane, possiamo capire chi sia l’oggetto dello scherno e delle derisioni che spopolano sul web.
L’identikit della Karen dei meme
Donna bianca di mezz’età che si lamenta per tutto ciò che le capita.
Sfacciata e saccente, a dispetto della propria ignoranza, che si batte (e si sbatte) perché il mondo non riesce ad adeguarsi ai suoi standard.

Come nasce il meme Karen?
Sebbene le sue origini esatte siano incerte, il meme è diventato popolare alcuni anni fa come un modo per satirizzare l’ostilità di classe e razziale che spesso affrontano gli afroamericani.
Si tratta di episodi spesso banali che coinvolgono donne caucasiche che si accaniscono contro persone mulatte, nere o latine.
È capitato che una Karen di turno abbia chiamato la polizia perché una bambina nera di 8 anni vendeva acqua nel giardino di casa sua “senza permesso”.
Chi da piccolo non ha giocato al chiosco delle bevande fuori casa sua?

Questo tipo di telefonate e denunce sono un fatto talmente regolare da aver attirato l’interesse di persone che, testimoni dei fatti, hanno cominciato a registrare e a postare sul web questi “incidenti” che sono diventati inevitabilmente virali.
La rete ha così cominciato ad assegnare agli autori delle malefatte nomi che rispondevano alla situazione.
Attenti alla bionda
La donna che si è lamentata della giovane venditrice di acqua è stata soprannominata “Permit Patty” (perché la ragazza non aveva regolare permesso).

Un’altra donna che ha chiamato la polizia quando una famiglia nera stava facendo un barbecue è stata soprannominata “BBQ Becky”.

E una donna bianca che ha chiamato i servizi di emergenza contro un papà nero a una partita di calcio, mentre era seduta su una macchinetta da golf, è stata appellata “Golfcart Gail”.

Dal 2018 in poi, tutti questi personaggi sono convogliati nell’unico nome che appare oggi sui meme: Karen.
Il nome è diventato anche sinonimo di un particolare tipo di acconciatura: il taglio corto e platinato sfoggiato dall’opinionista statunitense Kate Gosselin nel 2010 (che si è poi vista costretta a cambiare acconciatura) detto proprio “can-I-speak-to-your-manager” bob haircut.

L’origine del nome legato al personaggio
Da Instagram a Facebook (che per altro è il loro regno) passando per Twitter: sui social abbondano commenti e status che citano Karen, ma l’origine del meme non è chiara.
Alcuni fanno risalire il tutto al film Mean Girls del 2004 in cui Amanda Seyfried interpreta l’odiosa Karen Smith.

Altri credono che il personaggio derivi da Karen Hill, interpretata da Lorraine Bracco, la donna che ha la sfortuna di innamorarsi di un gangster senza scrupoli nel capolavoro di Scorsese Quei bravi ragazzi.

Qualsiasi sia l’origine, il termine Karen è diventato rappresentativo di un gruppo di donne ricche, casalinghe e presuntuose, abitanti nei sobborghi altolocati delle città statunitensi e poco empatiche verso i problemi della gente comune.

Gli atteggiamenti di Karen
Karen è la donna che usa i modi bruschi con i cassieri dei supermercati, i camerieri e altro personale di servizio colpevole secondo lei di non trattarla con giuste e speciali accortezze.

“Posso parlare con un superiore?” (in inglese: “Can I speak to the manager?”) è la frase prediletta di Karen, pronta a lamentarsi e a cercare di ottenere più di ciò che le è effettivamente dovuto. Fa di tutto per sminuire il lavoro degli altri, compie delle azioni “micro-razziste” (per esempio chiede alle persone afro americane di toccarle i capelli!).

Covid Karen
In epoca COVID Karen si rifiuta di indossare la mascherina nei negozi, non fa la quarantena e pensa che l’intera faccenda della pandemia sia semplicemente esagerata.

Durante la pandemia i video di persone che non seguono le regole basilari come quelle di farsi misurare la temperatura, disinfettarsi le mani o indossare la mascherina nei negozi e nei ristoranti sono diventati periodicamente virali sui social media.
Allo stesso modo, anche le persone che condividono le teorie del complotto sui social media sono chiamate Karen.
Perché Karen è così contro la mascherina?

Negli Stati Uniti, come nel Regno Unito, anche il Covid-19 è diventato un problema a sfondo razziale.
La pandemia infatti ha colpito in modo sproporzionato le persone di origine nera e di altre minoranze etniche. Quindi, il rifiuto di alcune persone di riconoscere i rischi associati al virus e di illudersi di essere protetti da questi rischi per il solo fatto di essere bianchi (white privilege), è stato visto come un comportamento “Karen”.

Il risvolto politico
Durante il Memorial Day del 2020, il 25 maggio, il divulgatore scientifico nero Christian Cooper stava camminando a Central Park, New York, quando si è imbattuto in una donna caucasica di nome Amy Cooper (no, non sono parenti), che lasciava scorrazzare il suo cane libero dal guinzaglio in un’area riservata del parco (in cui era obbligatorio tenere il cane al guinzaglio).

L’uomo ha chiesto alla donna di rimettere il suo cane al guinzaglio e lei di tutta risposta ha chiamato il 911 e, con toni istrionici, ha detto agli operatori: “c’è un uomo afroamericano che minaccia la mia vita”!
L’intera vicenda è stata filmata, caricata sui social media e la signora è stata da allora in poi conosciuta come “Central Park Karen”.

George Floyd è stato ucciso da agenti di polizia a Minneapolis lo stesso giorno, poche ore dopo l’incidente di Central Park. Da quel momento le persone hanno iniziato a collegare il razzismo di Karen (alias Amy Cooper) alla questione più ampia del razzismo sistemico e della brutalità della polizia.
Attenti a Karen
In Italia, avete mai visto una Karen?
Non dubito del fatto che ognuno di noi abbia almeno una conoscente ultra-cinquantenne terrapiattista, affascinata da complottismi e teorie 5G, che mette in dubbio pandemia e Covid.
Le nostre Karen spopolano su Facebook, posto in cui ci offrono quotidianamente il “KAFFEEEEEE” e spesso sono divulgatrici di fake news e commenti haters.
Il prossimo passo potrebbe essere trovarsene una come vicina di casa. In quel caso sentitevi in dovere di filmarla e postarla sul web per testimoniarne la presenza sul territorio nostrano.
