I segreti delle nonne, soprattutto quelli in cucina, sono i migliori da custodire e tramandare. I miei nonni paterni sono natii della Lunigiana, terra sita dove Liguria, Toscana ed Emilia Romagna si incontrano. Le tradizioni culinarie di questo luogo non sono molte, poche ma buone, come si suol dire. Sicuramente, una certezza è che nella Toscana del nord non si hanno dubbi su come usare correttamente la farina di castagne e adesso vi mostro perché!

(La Redazione Marziana mangia sempre!)
La nostra Boss è sempre sul pezzo quando si parla di cibo, ma in generale tutta la Redazione Marziana ha un costante e certo appetito. Fra le nostre ricette must try del 2020 ci sono sicuramente: i cinnamon rolls e l’insalata russa di Alice, i biscotti della fortuna di Simona, la vera carbonara di Sara, il dalgona coffee e la focaccia di primavera di Gloria, l’avocado mania di Samantha, la zuppa di pesce di Silvia Fletcher e tante tante altre prelibatezze.
Il nostro bilancio culinario possiamo dire si sia chiuso in positivo e chissà quali sorprese ci riserverà questo 2021 appena iniziato! Incominciamo dalla ri-scoperta delle tradizioni Lunigiane e dal magggico (come la Roma) impiego che in questo luogo si fa della farina di castagne.
La Patona, il modo più semplice per usare la farina di castagne
Sicuramente conoscete la ricetta del castagnaccio, dolce tipico della tradizione popolare toscana, di cui gli ingredienti sono: farina di castagne, acqua, zucchero, olio, pinoli, noci, rosmarino, sale e uvetta.



La patona, per come mi è stata tramandata, a differenza del castagnaccio è tradizionalmente una ricetta ancora più povera e non è un dolce, nonostante la farina di castagne lo sia naturalmente.
Come scrive Salvatore Marchese in La cucina di Lunigiana (libro che nel 1989 venne pubblicato da Franco Muzzio Editore), di patona o pattona ne esistono infinite varianti, il fattore comune di queste diverse espressioni sono sempre i pochi, pochissimi ingredienti.


Ricetta della Patona
400 g di farina di castagne
½ litro d’acqua
sale fino q.b.
un filo di olio extravergine d’oliva
- Formare una pastella unendo la farina di castagne con l’acqua e il sale. Stendere in una teglia antiaderente l’impasto (lo spessore della torta può arrivare fino anche a 2,5 cm ma per come la conosco io deve essere di circa mezzo, massimo un centimetro) e infornare a 200/220°C per 20 minuti circa.
Per caso avete un testo?
La cottura classica della tradizione prevederebbe l’uso dei testi – chi non ha un testo in casa (!) – utensili fabbricati originariamente in terracotta poi in ghisa, composti da una teglia a due manici rotonda e da un coperchio conico con un manico centrale. I testi venivano scaldati su una fiamma viva e mantenevano un calore costante per diverse ore.
Per fortuna possiamo ottenere un risultato appetitoso anche con i più comuni forni!

Come gustare la patona
Le diverse ricette prevedono sempre l’accostamento della farina di castagne a ricotte e formaggi freschi o a derivati della lavorazione del maiale.
La patona è dunque un’ottima soluzione per quelle cene che non sapete come organizzare, vi basta avere un po’ di farina di castagne e del formaggio o dei salumi da accompagnarci insieme.
Oppure potete utilizzarla come antipasto e, se vi sentite particolarmente creativi, vi basteranno poche mosse per creare un piattino irresistibile!
I Padleti
Con lo stesso impasto della patona potrete fare anche i Padleti (qui altro che magggìa, siamo passati direttamente alla stregoneria marziana!). La differenza sostanziale sta nel metodo di cottura: i padleti infatti vengono fritti nell’olio bollente come piccole frittelle.

Se volete essere ancora più fedeli alla ricetta classica, al posto dell’olio utilizzate lo strutto. Ma vi dico solo che nei vent’anni di vita in cui ho avuto il piacere di vedere mia nonna cucinare, nemmeno lei, la donna dei litri di olio e dei tocchi di lardo persino nel minestrone di verdure, ha mai cucinato i padleti nello strutto!
La farina di castagne è utile anche in tantissime altre ricette, date un occhio ai nostri post correlati!