Tutti noi abbiamo avuto un’educazione sentimentale costellata da tanti fattori. Innanzitutto il contesto nel quale siamo cresciuti: la famiglia, la scuola, lo sport e le attività pseudoartistiche alle quali ci siamo dedicati da giovincelli.
Poi c’è la televisione: senza se e senza ma, la TV ha grandi meriti (o demeriti, fate voi) ed è decisamente responsabile di averci in parte cresciuti, a suon di cartoni animati col principe azzurro, serie tv per adolescenti e film sull’amore.
I millennial
Ci chiamano così: siamo quelli nati dopo il 1981, cresciuti senza smartphone e social network, per poi essere stati travolti dal boom tecnologico esattamente da un momento all’altro.
I nostri computer quando si accendevano facevano un rumore indimenticabile e fra i nostri primi cellulari c’è stato il mitico 3310.

Una generazione ingenua
Non avevamo i social e utilizzavamo gli squillini per comunicare. I nostri messaggi finivano con “Risp.”, non potevamo stalkerare il ragazzo che ci piaceva su Facebook e fare dei video su TikTok per mettere in mostra la mercanzia.
Dovevamo contare su un’educazione sentimentale “fai-da-te”, perché il nostro universo era molto più piccolo rispetto a quello di oggi, reso sconfinato e accessibile (forse troppo) dalla tecnologia.
La nostra educazione sentimentale è cominciata con i classici Disney ed è proseguita con i teen loves drama, che ci hanno insegnato, una puntata dopo l’altra, molto di quello che sappiamo sull’amore.
Partiamo dal principio
Prima delle serie tv per adolescenti c’erano le principesse Disney
Cosa ci ha insegnato il vecchio Walt? Beh, sicuramente che incontrando l’uomo giusto si può riscattare una posizione sociale tristemente sospesa fra la cenere da pulire e una matrigna cattiva.
Le principesse dei miei tempi erano molto coraggiose, ma avevano meno bisogno di cimentarsi rispetto a quelle di oggi. Loro venivano salvate, elevate a gran dame, portate in un castello e amate per sempre da un principe fighissimo… capite bene che quando ho iniziato a rapportarmi con i ragazzi ho riscontrato delle forti incongruenze piuttosto deludenti!
Io e le mie compagne di classe alle scuole medie chiamavamo i ragazzi del nostro gruppetto i crui – che in dialetto veneto significa crudi… non serve spieghi il perché.
C’è anche da dire che Walt non ci ha mai veramente raccontato la vita dopo il lieto fine delle nostre beniamine; Pocahontas, per esempio, ha lasciato John Smith per un altro, ricordate?

I drammi di Dawson, la regina delle serie tv per adolescenti
Il teen drama che ha decisamente segnato la mia generazione è Dawson’s Creek.
Dopo pranzo ci sedevamo per terra davanti alla TV ed era subito “anuwanawei!”.

Dawson’s Creek ha messo le cose in chiaro sin dalla prima puntata: al mondo esistono due tipi di ragazze, le Jan e le Joey. Le prime la danno, le seconde no.
Le prime piacciono, le seconde rimangono fregate nella friendzone quasi in eterno.
Ma c’è sempre un riscatto, perché le Joey finiscono con lo sbocciare e fare innamorare praticamente tutti, mentre le Jan, attraverso un tormentato percorso interiore, sviluppano forza e indipendenza.
Anche i maschi sono di due tipi: i Dawson e i Pacey. Il primo sensibile, interessante e dolce, ma fastidiosamente nevrotico, mentre il secondo… vabbè è Pacey, non serve aggiungere altro.


I drammi adolescenziali dei giovani di Capeside erano descritti con una delicatezza apparentemente ingenua.
La serie ha trattato molti temi delicati con intelligente tatto: fare l’amore per la prima volta, l’outing, i problemi familiari legati al divorzio dei genitori, ma anche la droga e il lutto.
Ovviamente all’epoca di Dawson’s Creek ero fidanzata con il mio migliore amico, anche se ho sempre tifato Pacey!
Romeo + Giulietta: piccola parentesi cinematografica. La tragedia 2.0
Baz Luhrmann ha reso fruibile Shakespeare. Oddio, forse non è proprio la cosa più esatta da dire riguardo il suo remake della tragedia d’amore più iconica della storia, ma sta di fatto che, presentandoci un Romeo con l’aspetto di Leonardo di Caprio, ci ha trasformate tutte in grandi estimatrici della letteratura inglese.

L’effetto collaterale della vicenda è presto detto: Romeo e Giulietta è una storia d’amore nata da uno sguardo a una festa. Io in quel periodo frequentavo un buon numero di festicciole, ma non mi è mai accaduto che un pazzesco ragazzo dagli occhi azzurri si innamorasse di me.

L’ho spesso sognato e immaginato, spero di non essere l’unica che ha scritto per anni lunghi e appassionanti copioni mentali con trame d’amore che nemmeno Beautiful. Generalmente a queste feste i ragazzi s’invaghivano della mia migliore amica e la storia finiva lì.
Sicuramente questa tragedia d’amore ha decretato una piccola consapevolezza in tutte le ragazze adolescenti del funclub di Leo: l’amore dovrebbe essere un sentimento puro e sconfinato, che si batte finché è possibile, per trionfare su tutto il resto. Un valore importante.
The O.C. e Gossip Girl
Reputo che siano due serie TV per adolescenti che ancora ci riguardano, anche se eravamo abbastanza cresciuti, nulla ci ha impedito di sognare di fare festa con i ricconcelli di Orange County, o di trascorrere una serata di fuoco nella limousine di Chuck Bass.

Gossip Girl per noi è stato lo spartiacque a puntate fra il mondo senza connessione social e quello con. Le vite scandalose dell’élite di Manhattan sono sempre state molto più interessanti della nostra, ma almeno, a quel punto, anche noi avevamo un telefono come si deve.

Più che lezioni d’amore queste serie tv ci hanno insegnato qualcosa sullo stile, certo non si può dire lo stesso di Dawson’s Creek. A pensarci adesso, però, era facile rispecchiarsi negli adolescenti di Capeside, anche perché vestivano come noi: senza alcun criterio stilistico, in quella fase in cui mamma ancora voleva avere voce in capitolo, mentre noi chiedevamo disperatamente l’emancipazione.
Blair, Summer, Serena e Marissa, quindi, più che modelli femminili sono state delle icone di stile da seguire.


daninseries.it
Serie TV per adolescenti ma non solo?
Sex and The City: “la verità, vi prego, sull’amore”
Carrie Bradshaw ci ha svezzate a scapoli e Manolo Blahnik.
Sex and the City ci ha insegnato a trattare il sesso con disinvoltura, sdoganandolo in modo leggero e per nulla volgare sul piccolo schermo.

Ma non solo di quello si trattava, le quattro mitiche amiche newyorkesi erano forti e indipendenti, impegnate a rincorrere, quasi con lo stesso impegno, carriera e amore.
Donne che nella vita amorosa si comportavano come gli uomini, stravolgendo e scardinando uno stereotipo obsoleto e noioso. Sono state loro, finalmente, a insegnarci a dare i nomi alle cose senza vergognarci.
Le loro avventure nel mondo degli uomini sono sempre state anche piene di romanticismo: ragazze chi non ha mai desiderato di incontrare un Mr. Big?
A pensarci bene secondo me incontriamo tutte un Mr. Big prima o poi, il punto è che i nostri hanno meno fascino, meno autisti che li scorrazzano per la città e meno finali romantici a Parigi da regalarci. In fondo Mr. Big, fuori dal mondo di Candace Bushnell, è uno che ti vuole solo quando non ci sei.
Quello che abbiamo imparato ci è servito?
Molto probabilmente no e non so se ciò dipenda da quanto ci siamo applicati.
Il mondo dai tempi in cui fantasticavamo davanti alla nostra televisione è molto cambiato: oggi c’è Tinder.
Ci siamo lasciati alle spalle le principesse da salvare, le ragazze acqua e sapone che attraversavano il fiume e le quattro amiche che sconvolgevano la storia comportandosi da uomini in un mondo di uomini.
Cosa ci è rimasto se non la nostalgia?

2 Commenti
Eccomi, millinnial all’appello! Che bei ricordi! Gli squilli ? mi sento come Dawson nella gif finale ?
Ciao, bei ricordi ma che nostalgia… inserirei quello che vedo come il precursore di tutte queste serie, Beverly Hills 90210.