Ma il femminismo in Russia esiste?
Ma certo che sì! – rispondiamo pensando alle Femen, le famosissime attiviste che si mostrano a seno nudo.
Ehm, forse no? – ci domandiamo, riflettendo sulla passione per matrimoni e maternità delle ragazze russe.
Ma no che non esiste! – affermiamo convinte, constatando che i politici russi donna sono praticamente unicorni.
Stop! Facciamo un passo indietro e partiamo dall’inizio. Il femminismo – Treccani docet – è un movimento che aspira al raggiungimento dell’uguaglianza tra uomo e donna e alla liberazione della donna dal classico ruolo cucitole addosso dalla società maschilista. Avete presente le suffragette, Simone de Beauvoir e tutte le altre attiviste femministe? In Russia non sono mai esistite. Volete sapere il perché?

Il femminismo in Russia tra mito e realtà
Capita spesso che il femminismo in Russia risulti frainteso: moltissime donne pensano che voglia dire sentirsi superiori all’uomo, quando invece il vero obiettivo è ottenere gli stessi diritti e doveri. La chiave di tutto è proprio nel verbo “ottenere”: quando nel 1922 nacque l’URSS, venne completamente spazzato via il passato zarista e venne imposta una nuova società completamente diversa e, per certi aspetti, moderna e femminista.
Nella costituzione del 1936 (la seconda, dopo la prima del 1924) l’uguaglianza tra uomo e donna è sancita formalmente per ciò che riguarda tutti i diritti (art. 122) e viene riconosciuto anche alle donne il diritto di voto e il diritto ad essere elette (art. 137). Prima ancora, nel 1920, venne legalizzato l’aborto e nel 1926 il divorzio.

La società sovietica, inoltre, era molto democratica per ciò che riguardava studio e lavoro: tutti potevano fare tutti i lavori e studiare tutto quello che volevano. Una parabola di questo modo di pensare si trova nel film del 1979 Mosca non crede alle lacrime (premio Oscar come miglior film straniero nel 1981). Katya, una ragazza madre che per mantenersi alla facoltà di ingegneria fa l’operaia in fabbrica, grazie allo studio e al duro lavoro ne diventa la direttrice. (Qui si può vedere il film in italiano).
Anche se eri una donna, dunque, potevi mantenere da sola la famiglia, fare il piastrellista, il meccanico e… l’astronauta, come l’indimenticabile Valentina Tereshkova che nel 1963 è la prima donna nello spazio. Per dovere di cronaca, in Italia in quell’anno, non era ancora possibile divorziare né tanto meno abortire.

Si capisce, dunque, che quelle che per altri paesi sono state delle conquiste, per le donne russe sono state dei dati di fatto: da qui nasce l’idea nella società russa che il femminismo, in fondo, abbia solo la funzione di decretare la donna come superiore all’uomo. Arriva da questo anche l’attenzione verso l’aspetto fisico delle donne russe: abituate ad essere considerate uguali all’uomo, hanno sempre voluto sottolineare la loro femminilità.
La società russa oggi è maschilista?
Su come sia oggi la società russa ci sono pareri discordanti: c’è chi vede la donna ancora troppo legata alla maternità e al compiacimento dell’uomo; c’è chi invece riconosce il ruolo indiscusso di capo famiglia che hanno la maggior parte delle donne russe, spesso a causa dell’assenza della figura maschile.

Credo che ognuno sia libero di formarsi una sua opinione personale, ma mi piacerebbe raccontarvi alcuni aneddoti significativi.
Il primo riguarda il cat calling, ovvero quella pratica – secondo me, odiosa – di fischiare quando passa una ragazza o di fare apprezzamenti ad alta voce. Ho vissuto in Russia per un anno e non mi è mai successo e non ho mai sentito nessuno a cui sia successo. Siete mai passate di fianco a un cantiere in pausa pranzo in estate in Italia? Ecco, ditemi cosa succede.
Il secondo riguarda la maternità: in Russia, alla nascita di un bambino un membro della famiglia (che può essere non solo la mamma o il papà, ma anche il nonno o la nonna) può rimanere a casa dal lavoro fino al compimento del terzo anno di età, mantenendone il posto. Nella civilissima Svizzera tale congedo risulta di 14 settimane e può essere sfruttato solo dalla madre, al padre sono riconosciuti – a partire da quest’anno – 14 giorni.

Il terzo riguarda il rapporto suocera-nuora. Avete presente quando vostra suocera vi dice come dovreste comportarvi con il suo amato cucciolo? O quando vi fa notare come qualcosa non si fa in quel modo? Oppure quando vi ritiene la causa di ogni tedio sopportato dal suo povero figliolo? Ecco, io no. La mia suocera russa – e tutte le donne russe che conosco – sanno che i loro figli maschi sono uomini adulti e si comportano di conseguenza, a differenza di moltissime mamme italiane, che hanno grosse difficoltà a tagliare il cordone ombelicale.
Concludendo, il femminismo in Russia possiamo dire che non sia esistito, ma sicuramente gli effetti auspicati dal movimento – almeno a livello legale – ci sono stati, eccome! Voi cosa ne pensate?
3 Commenti
Alice, é sempre interessante leggere i tuoi articoli sulla cultura russa. In effetti per come stanno le cose, sembra non abbiano bisogno del “movimento femminista” dato che in certi ambiti sono molto più avanti di noi. Devo dire che dopo le tue affermazioni sul cat calling, i 3 anni di maternità e le suocere, vien voglia di andare in Russia a trovare marito… Ops, sono già sposata. ?
Ciao Giada!
Sono contenta che ti piacciano i miei articoli 🙂
Si, su alcuni aspetti sono davvero molto più mom-friendly di noi!
Articolo che fornisce spunti interessanti di riflessione,ma mi sento di dissentire nella parte in cui afferma che le mamme russe “sanno che i loro figli maschi sono adulti”.Per esperienza personale posso affermare esattamente il contrario,mia suocera anch’essa russa si comporta in modo molto “protettivo”con il figlio 31 enne al pari se non molto peggio di molte mamme italiane. L’aggettivo protettivo inteso non in senso positivo del termine,ma nella sua accezione negativa,tende a giustificare i suoi comportamenti maschilisti (che fondamentale elogia)e immaturi seppur finge talvolta di criticarli. Loda costantemente il figlio per la sua bellezza e lo deresponsabilizza anche in presenza di comportamenti palesemente sbagliati e non corretti,giustificando peraltro l’uso frequente di “atti violenti” ad esempio liti a lavoro terminati in violente risse, o risse per qualsiasi altro motivo e spesso attribuendo a queste sue condotte delle vere e proprie “qualità” che fanno del figlio un vero e proprio maschio ,forte e coraggioso “a differenza degli italiani “- riporto parole sue. Non voglio dilungarmi oltre perché potrei scrivere un libro sui paradossi a cui assisto quotidianamente ma voglio soltanto fare notare come questa non sia l’unica realtà che conosco. Frequentando lui ho avuto modo di conoscere altri nuclei familiari sovietici ( tutti composti solo dalla madre) che si trovano nel nostro territorio e in tutti ho riscontrato le stesse caratteristiche di “protezione” della mamma nei confronti del figlio maschio. Sicuramente tali fenomeni dipendono inevitabilmente dal contesto socio- culturale di riferimento ma volevo scagliare una lancia a favore della nostra società italiana che porta spesso la nominata delle “mamme chioccia” in quanto ho vissuto realtà assolutamente paradossali di mamme ” non italiane” iperprotettive nei confronti di figli maleducati e aggressivi. Con questo non volevo contestare l’articolo scritto ma dare un mio personale contributo in base alle esperienze vissute.A presto