Se la crostata di mamma è un evergreen, in pasticceria alcuni dolci di moda oggi sono destinati a essere dimenticati domani!
Di trend ne abbiamo visti passare tanti, li abbiamo assaggiati, riprodotti nella nostra cucina, li abbiamo anche paparazzati e postati, poi, chi si è visto si è visto.
Per esempio: da quanto non preparate un cupcake?

Carino come un Cupcake
I cupcake, insieme ad altri dolci americani come i brownie e i chocolate chip cookie, sono arrivati in Italia per conquistare le masse.
Le pasticcerie tradizionali, quelle che non hanno bisogno di cedere alle mode del momento per accaparrarsi clienti, non si sono lasciate conquistare ma, e ve ne sarete accorti, in tutti i centri cittadini sono apparse le Bakery.
Così abbiamo iniziato ad assaggiare tortine glassate a 3,00/4,00 euro al pezzo. Lo abbiamo assolutamente gradito al momento, poi ci siamo un po’ stufati.
Di cupcake ne ho fatti a vagonate, poi, a un certo punto, senza pormi alcuna domanda in merito, ho semplicemente smesso, come tutti.

I cup – tazza – cake – torta – sono dolci monoporzione con una storia piuttosto antica. Basti pensare che nel primo libro di cucina americana American Cookery di Amelia Simmons, del 1796 (di cui io ovviamente possiedo uno scrupoloso facsimile), appaiono già con il nome A light cake to bake in small cups.
Arrivando rapidamente a parlare dei nostri giorni, questi dolcetti spopolano in America negli anni 2000, diventando una vera icona pop.
Certo hanno tutto ciò che serve per piacere alle masse: sono piccoli e carini, colorati, pieni zeppi di zuccheri, farciti con soffici glasse e decorati con gli zuccherini. In Inghilterra qualcuno ha iniziato a riprodurli più piccoli, li chiamano fairy cake e pare siano anche un po’ più leggeri dei loro fratelli maggiori.

Soffice come un Muffin
Ci si domanda se gli inglesi quando hanno chiamato muffin – anzi moofin – queste soffici tortine si siano ispirati ai mouflet francesi o ai muffen tedeschi. Il primo termine, infatti, significa soffice, il secondo, invece, piccole torte. Sono effettivamente pertinenti entrambi.
Inizialmente, era il periodo vittoriano, i muffin venivano preparati dal fornaio di famiglia per la servitù e avevano un aspetto piuttosto grezzo. Erano un cibo di recupero, realizzato con scarti di pane e biscotti del giorno prima.
Quando i nobili riccastri si sono accorti che prelibatezze trangugiavano ai piani inferiori, li hanno voluti pure loro e li hanno trasformati i pregevolissimi dolci da tè.

I Muffin oggi
Nel nostro immaginario collettivo i muffin sono totalmente americani. Effettivamente il loro boom è avvenuto con la necessità di farne un prodotto facilmente conservabile (chi meglio degli americani?!).
Se i moofin inglesi erano un prodotto da forno piuttosto ruspante, quelli americani sono diventati simbolo di una cultura pop fatta di colori e varianti ormai consolidate: chi non ha mai assaggiato un muffin ai mirtilli, per esempio, senza nemmeno essere necessariamente andato negli States?

I moofin inglesi prevedono l’utilizzo del lievito di birra, mentre quelli americani danno il loro meglio con lievito chimico e baking soda e sono ipercalorici come poche cose al mondo (per questo li amiamo).
Insomma, il mescolarsi di culture ha trasformato nel tempo questa tortina deliziosa, soprattutto per come viene concepita nella cultura di massa.
“Whooooopie!” un entusiasmante fuoco di paglia
Ecco una meteora che ha visto il suo apice a cavallo fra il primo e il secondo decennio dei 2000, per poi sparire in sordina.
Sarà che questi dolci sono un ibrido: sospesi fra il biscotto e la tortina e quindi, magari, non sono stati pienamente compresi.
simplyjillicious.com simplyjillicious.com

A contendersi i natali delle whoopie pie sono Maine e Pennsylvania, anche se pare nascano nientepopodimeno che nelle comunità Amish.
Il loro nome arriva direttamente dall’esclamazione di gioia dei pargoli che, aprendo il cestino della merenda, con occhi sgranati e acquolina in bocca urlavano: “Whooopieee!” che sarebbe un po’ il nostro: “Evviva, niente mela per merenda. Grande mamma!”.
La farcitura di queste tortine lascia spazio all’immaginazione, anche se negli anni ’30 la Durkee Mower Company, che produce la Marshmallow Fluff, ha un po’ piantato la bandierina sul ripieno, pubblicando un libro che indagava sulle origini delle Whoopie Pie e proponendole farcite alla crema di Marshmallow… la loro!

Unicorno mania portati via!
Sarò onesta nel dire che a me gli unicorni piacciono. Da bambina ne volevo uno e anche adesso, se apparisse nel mio terrazzino, mi renderebbe tanto felice.
Però questa cosa del cibo unicorno mi ha reso un po’ inquieta. Diciamo che qualcuno si è lasciato prendere la mano. Posso capire le unicorn cake, sono belline, colorate, allegre e piacciono un sacco ai bambini.

Quando, però, si comincia ad “arcobalenizzare” ogni tipo di cibo esistente, la questione diventa seria. Si passa dallo unicorn latte e caffè, ai macaron unicorno, per arrivare a tutta una gamma di cibi collaterali come il rainbow smoothie, la unicorn white hot chocolate e addirittura si conclude scomodando la sirenetta, per esempio, con i mermaid toast.
browniebites.net theinspiredhome.com
Insomma, siamo andati a creare un universo culinario parallelo fatto di colori molto sgargianti, anche se non sempre nocivi. Infatti questa moda “tutta fate e fantasia” è arrivata in coincidenza con l’ossessione per l’healthy food e questo ha garantito spesso una ricerca di ingredienti genuini in sostituzione dei classici coloranti pieni di porcherie.
Se poi ci si mettono pure loro…
Gli unicorni sono diventati così onnipresenti da convincere anche i grandi marchi di food a produrre qualche edizione limitata a tema.
Dall’UniCornetto Algida alla cioccolata “50 sfumature di unicorno” della Ritter Sport, ci sono cascati un po’ tutti, con la promessa di conquistare le masse affamate di colore e fantasia!
Cornetto Algida Cereali Kellog’s Cioccolato Ritter Sport
Cake Design: tutti scultori ai fornelli
Ma voi vi ricordate quando in ogni famiglia c’era almeno un cake designer? Avete memoria di quali orride torri in pasta di zucchero vi si propinava ai compleanni?
Era l’epoca in cui il Boss delle Torte era perennemente in TV (un po’ come Benedetta Rossi oggi) e le scuole di cucina facevano i soldoni con corsi di Cake Design a tutto spiano.

Quanto hanno investito all’epoca i pasticceri amatoriali in ferri del mestiere lo sanno solo loro! Oggi qualche superstite – anche piuttosto abile, eh! – c’è ancora, ma la maggior parte delle pasticcerie che si erano adattate a seguire i gusti dei loro clienti, che entravano chiedendo improbabili strutture di zucchero, hanno abbandonato il campo.
Dalla pasta di zucchero alle Naked Cake
Ci siamo abituati a eliminare il superfluo anche in cucina. Un po’ come se Marie Kondo si fosse impossessata di noi e ci avesse convinti a liberarci di tutta quella pasta di zucchero poco necessaria. Grazie Marie!
L’era delle torte scultoree di Buddy Valastro inizia a sembrare quasi lontana, non pare anche a voi?
Lasciatemelo dire e poi, se volete, banditemi dall’internet: finalmente la gente si è accorta che la pasta di zucchero fa schifo!
Conosco cake designer non professionisti di grande talento ma c’è chi, invece, dovrebbe proprio piantarla. Non tutti sono Peggy Porschen, quindi a una certa è ora di smetterla di sprecare pasta di zucchero, che tanto poi non se la mangia nessuno, e optare per la semplicità: datevi alle naked cake!

Christina Tosi: la regina delle Naked Cake
Lei è la mia beniamina e uno dei motivi è che ha rotto col passato e spezzato le catene in pasta di zucchero che legavano l’America a quei dolci tutta forma e niente sostanza.
Christina Tosi è il volto della pasticceria statunitense oggi e le sue torte sono nude, perché vuole che chi le mangia possa ammirare la bellezza degli strati che si susseguono uno sopra l’altro.

Le naked cake sono il riassunto di un concetto che sta sempre più spopolando e che predilige la semplicità nella forma e nella sostanza.
Il cambio di rotta prevede una riduzione degli zuccheri, degli additivi e dei coloranti, lasciando spazio a ingredienti più genuini, naturali, biologici.
La forma quindi rappresenta questa nuova necessità di ridurre “il barocco”.
Non a caso siamo nell’era dell’healthy food, della quale l’avocado si fa portabandiera indiscusso (qui Samantha ha selezionato 12 ricette healthy da veri Avocado Lovers).
Abbandonati i fronzoli, la pasta di zucchero e i colori sgargianti ci stiamo dirigendo verso una pasticceria sempre più minimal, anche se non meno elaborata e complessa.
Un moto di speranza
Le mode sono bellissime, massì dai, piacciono a tutti. Divertono e intrigano per qualche tempo, per poi lasciare spazio a qualcosa di nuovo. Ce ne saranno altre anche in pasticceria e le accoglieremo con curiosità.
C’è da dire, però, che dovremmo imparare a guardare un po’ più vicino casa. Dovremmo conoscere bene i dolci della nostra tradizione regionale, imparare a cucinarli, se siamo pasticceri amatoriali volenterosi, o andare ad assaggiarli nelle pasticcerie di paese, quelle che si tramandano il mestiere da generazioni.
In fondo lo sappiamo: i dolci che non passeranno mai di moda, sono quelli di casa nostra!
3 Commenti
Come torta nuziale, l’anno scorso, ho proprio scelto una semplice naked cake a due piani, vuol dire che ho fatto una scelta alla moda senza essere alla moda?! Wow! 😄
Bellissimo articolo!
Grazie Monica, Martina della Redazione Marziana ne sarà contenta! 🙂 Ad alto contenuto calorico!