Avete presente quando incontrate qualcuno e avete la sensazione di averlo già visto da qualche altra parte? Ecco.
Mi è successa la stessa identica cosa quando ho visto per la prima volta la campagna pubblicitaria per la collezione primavera-estate di Dior. Questo presentimento mi ha spinta a chiedere al signor Google maggiori delucidazioni e ho scoperto che non mi stavo sbagliando.
Questa campagna infatti è ispirata alla luce, alla composizione e ai colori delle meravigliose tele di nientepopodimeno che Michelangelo Merisi, detto Caravaggio.
Inutile dire che ho trovato necessario, per non dire doveroso, scrivere sul blog di questo stupendo incontro tra arte e moda, lasciandovi anche qualche dritta sui trend più interessanti da cui prendere spunto!

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Caravaggio: il protagonista della campagna per la collezione primavera-estate di Dior
Caravaggio (1571-1610) è stato un pittore visionario, che ha cambiato completamente il modo di rappresentare il mondo dei suoi contemporanei e di tutte le generazioni a venire. È stato anche un uomo dalle mille passioni: donne, vino, gioco d’azzardo, che gli causarono non pochi problemi, tra cui un’accusa di omicidio e non poche risse. In poche parole: genio e sregolatezza.
Autoritratto di Caravaggio Alessio Boni ha interpretato Caravaggio per una fiction Rai del 2008
La sua interpretazione della tecnica del chiaroscuro e il suo sapiente utilizzo della luce hanno di fatto anticipato di centinaia di anni le inquadrature fotografiche e gli effetti che oggi vediamo nelle produzioni cinematografiche.

Una perla, da vedere assolutamente.
Per Caravaggio la luce era un taglio improvviso, uno squarcio che rivelava all’uomo la potenza del divino e che trasfigurava completamente il colore e la consistenza delle cose che ne erano toccate. La sua luce serviva a mostrare, o meglio svelare, la realtà, quella vera, distante dalle opulenze barocche del periodo in cui l’artista dipingeva.

Qualche informazione tecnica sulla campagna di Dior
Dopo questa digressione alla Philippe Daverio, torniamo a noi.
Cominciamo col dire che la campagna di Dior è stata ideata dal team di Maria Grazia Chiuri e scattata da Elina Kechicheva, fotografa bulgara di stanza a Parigi.
Vede tra le protagoniste alcune tra le modelle che hanno sfilato per la maison, come la giovane tennista inglese Holly Fisher, Judith Frament, la brasiliana Maryel Uchida, consacrata come una delle nuove regine delle passerelle, Sculy Meya, una stupenda ragazza domenicana agli esordi, e Levi Achthoven, apprezzata anche dalla divina Naomi.

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Le modelle infatti sembrano le protagoniste di un dipinto di Caravaggio, delle “moderne Madonne dei Pellegrini”, esaltate dalla luce calda e dalle luminose sfumature di rosso, blu e oro.
Questa atmosfera rilassata, unita agli spettacolari tagli di luce, serve a raccontare una storia che parla di artigianalità, di tecniche antiche, delle origini della moda e dell’importanza del taglio degli abiti.

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Le riviste di settore hanno sempre avuto un rapporto di amore-odio con la maison francese, ma quest’anno hanno acclamato la campagna della collezione primavera estate di Dior come una delle meglio riuscite, complice anche la strizzata d’occhio all’Italia.
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Parliamo di cose serie: cosa propone la collezione primavera-estate della maison Dior?
Tessuti naturali, colori caldi, capi over e sovrapposizioni: queste sono le linee guida della nuova collezione di Maria Grazia Chiuri.
La stilista, alla guida di Dior dal 2016, afferma che la moda deve “prendere atto che c’è una crisi in corso che sta cambiando radicalmente comportamenti, abitudini, rituali” e di conseguenza deve mettersi in discussione.
Ma scopriamo insieme cosa passa il convento per la primavera-estate 2021.

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Fiori, righe e denim
Diamo un’occhiata ai colori, ai materiali e alle fantasie.
Non manca ovviamente il denim, impreziosito dal bellissime decorazioni floreali. Fiori che tornano protagonisti con stupende girali vegetali, quasi da sapore medievale. Alla parola patchwork solitamente rabbrividisco, ma Dior è riuscito a zittirmi: righe colorate incontrano strisce di pizzo chiaro e creano un effetto raffinatissimo.
Presente all’appello anche il monogram di Dior, che personalmente non amo negli accessori ma che trovo azzeccatissimo sulle gonne a ruota e sui pantaloni culotte.
La camicia da uomo
L’ispirazione per la rivisitazione di questo capo must-have sono le scrittrici e poetesse come Virginia Woolf, che vengono immaginate nell’intimità dei loro studi. Cosa indosserebbero? La risposta è una. Una camicia, ispirata al tradizionale design da uomo, che si reinventa tunica o addirittura abito. Come portarla? Semplicissimo: provatela con pantaloni ampi, shorts o anche da sola, sotto un cappotto over.

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La rinascita della Bar Jacket
74 anni portati alla grande: l’attrice protagonista del New Look non perde un colpo.
Questo modello infatti venne presentato nel 1947, abbinato alla storica gonna a ruota, per poi rivoluzionare il mondo della moda.

© Associations Willy Maywald
Si tratta una giacca che vuole esaltare le forme femminili, segnando il punto vita ed esaltando le spalle, in modo quasi architettonico. Perché sì, monsieur Dior prima di fare lo stilista voleva fare l’architetto.
La versione del 2021 di questa iconica giacca la vede dotata di lacci, in modo che possa essere più comodamente regolata in vita, in base all’effetto che si vuole ottenere.
Il vestito lungo perfetto
Non possono mancare gli abiti lunghi, cavallo di battaglia della Chiuri nazionale.
Leggerissimi, morbidi e trasparenti. Un sogno che si tinge di azzurro polvere, arancio e ocra scuro.
Alcuni sono impreziositi da ricami e piccole perline, mentre la maggior parte lascia intravedere il reggiseno, che diventa anch’esso protagonista.

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Cerchietti e velette
Con gli accessori per capelli Maria Grazia Chiuri ha deciso di trasportarci in un’epoca passata, recuperandone l’eleganza e la spensieratezza.
La collezione primavera-estate di Dior infatti evoca gli anni Sessanta/Settanta con i cerchietti bombati e le fasce per capelli.
Spesso poi si aggiunge la veletta, uno degli elementi che contraddistingueva lo stile delle signore dalla Belle Époque fino agli anni Venti dei Novecento.
Dulcis in fundo…
La ciliegina sulla torta di questa collezione è la Dior Book Tote!
Versatile, pratica e capiente ma soprattutto sempre diversa, grazie alle mille fantasie proposte, dal denim al floreale, con aggiunta di nappe, fino alla nuovissima versione di cuoio cesellato.
Anche in questo caso non si tratta di un modello nuovo: la prima venne realizzata nell’estate del 1967 da Marc Bohan, che ideò la spessa tela con cui è realizzata e per la quale occorrono 37 ore di lavoro.
4 Commenti
semplicemente incantevole, brava Silvia, articolo davvero davvero bello!
Bellissimo articolo!!
Ma che MERAVIGLIA
Grazie Sam!
I love you