Devo confessare che ero entrata nel cinema con un po’ di preoccupazione: qualche giorno prima infatti una ragazza su Instagram aveva definito Tre piani, il nuovo film di Nanni Moretti, semplicemente, un film brutto, ma proprio brutto. Ora, non che Instagram sia il Verbo, però ero preparata al peggio. E invece.

E invece avrei voluto restare seduta sulla mia poltroncina per vedermelo un’altra volta: Tre Piani, il nuovo film di Nanni Moretti, è davvero bello. Anche se straziante. In breve: i tre piani sono quelli di un condominio romano con vista sul Lungotevere, la cui (apparente) tranquillità viene turbata già nella prima scena, con un incidente che diventa l’innesco di una serie di incomprensioni, sospetti, malesseri, violenze più o meno celate.

Tre piani: la trama (ma senza spoiler)
C’è il padre giudice che non riesce a sopportare la colpa di un figlio, la giovane mamma che popola la sua solitudine, i due genitori che sospettano orrendamente del loro anziano dirimpettaio; tutti quanti, nonostante il condominio li unisca (io, per esempio, il mio dirimpettaio credo non lo riconoscerei se lo incontrassi per la strada), vivono la tristezza e la solitudine a modo loro, come se quel luogo davvero condizionasse la loro vita, la rendesse grigia e opaca, così come grigi sembrano essere i protagonisti, chiusi nei loro maglioncini beige ed écru, così ostinati nel preferire una rapida doccia ad un sontuoso e rigenerante bagno caldo, in qualche caso così aridi da non riuscire nemmeno a far crescere una pianta, tanto che quelle di scena sembrano essere arrivate direttamente da casa mia.
A proposito di case, fateci caso: gli appartamenti scelti per le riprese sono uno più bello dell’altro. Ma perché negli annunci immobiliari non si trova mai nulla di simile? Anzi, si trova, ma poi c’è la fatidica formula scacciapoveri: trattative riservate.

Però poi, nonostante tanto dolore (e fiumi di lacrime da parte mia) un po’ di colore e di musica si fa strada nella pellicola, i personaggi finalmente escono di casa, non solo metaforicamente, e qualcuno azzarda pure un sorriso (non io, che intanto piangevo): tutti vissero felici e contenti allora? Beh, questo non ve lo posso dire per non rovinarvi il finale.

Nanni Moretti e gli altri
Tratto da un romanzo di Eshkol Nevo, il film – che vede tra i protagonisti oltre a Nanni Moretti, Margherita Buy, Riccardo Scamarcio, Adriano Giannini e Alba Rohrwacher – è stato salutato all’ultimo festival di Cannes da undici minuti di applausi (mentre poi la Palma d’oro è andata a un film in cui, come scrive lo stesso Moretti sul suo profilo Instagram “la protagonista rimane incinta di una Cadillac”: ai posteri l’ardua sentenza). Io non ho applaudito alla fine della proiezione solo perché avevo le mani occupate a soffiarmi il naso e ad asciugarmi le lacrime. Bello bello bello.

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1 Commenti
Anch’io avevo timore il film non mi piacesse causa alcuni pareri mooolto negativi e invece l’ho amato tantissimo, avrei voluto non finisse mai, un continuo 5 anni dopo – quasi in loop. Devo dire che amo moltissimo il cinema di Moretti ma questo è qualcosa di molto diverso, intenso, drammatico, uno squarcio nella società e in tutti noi. Meritava di vincere a Cannes e … si’ i film vanno visti al cinema.