A Roma c’è un luogo del quale tutti parlano in questi giorni: il Quirinale. Il palazzo si è al centro dell’attenzione perché a breve si ritroverà ad ospitare il nuovo presidente della Repubblica; noi, in attesa di sapere chi sarà il prossimo inquilino del palazzo, vi raccontiamo tutti i segreti di questo luogo straordinario che nei secoli ha ospitato papi, re, regine e – appunto – presidenti.
I segreti e le curiosità del Quirinale: la casa dei papi
Quando si pensa al papa si pensa subito al Vaticano e alla finestra dalla quale si affaccia ogni domenica: ebbene, a voler essere precisi il pontefice abita da queste parti relativamente da poco. Per almeno tre secoli infatti (dalla fine del Cinquecento alla fine dell’Ottocento) la residenza romana dei papi è stata proprio il palazzo del Quirinale, tanto che ancora oggi gran parte delle sale conserva affreschi e decorazioni commissionate dai diversi pontefici che hanno abitato qui. È per questo che a un certo punto Vittorio Emanuele II sembra riluttante dall’andare ad abitare – da primo re d’Italia – in quella che lui considerava con un certo disprezzo “una casa da preti”.

Il conclave in Quirinale
Tradizionalmente (almeno in tempi recenti; nel Medioevo ci si è concessi qualche libertà in più) il conclave si svolge dentro la cappella Sistina. Nell’Ottocento le cose andarono un po’ diversamente; il primo conclave del secolo si svolse infatti addirittura a Venezia. Quelli dal 1823 al 1846 (i papi eletti sono, nell’ordine, Leone XII, Pio VIII, Gregorio XVI e Pio IX, l’ultimo papa re) si svolgono invece proprio nel palazzo del Quirinale, all’interno della cappella Paolina (costruita ai tempi di papa Paolo V mantenendo le stesse misure della cappella Sistina in Vaticano). In quelle occasioni si chiudevano con cancelli le strade attorno al palazzo e le finestre serrate – quando non addirittura murate – per impedire ogni contatto tra i cardinali e l’esterno.

Entrino gli ambasciatori
La sala più grande del palazzo è quella che oggi chiamiamo dei Corazzieri; un tempo era tuttavia conosciuta come sala degli ambasciatori perché ospitava le delegazioni straniere che arrivavano a Roma dai quattro angoli del mondo per incontrare il papa. E sono proprio gli stessi ambasciatori ad essere rappresentati nel fregio ad affresco che corre lungo tutta la parte alta delle pareti: tra di loro anche quelli arrivati addirittura dal Giappone. La loro presenza scatenò la curiosità dei romani che notarono come questi mangiassero “con due stecchetti di legno” o di come si pulissero il naso con un foglio di carta “e poi lo gettano via”. Che esistessero già i Kleenex in estremo oriente?

Il Còrso a palazzo
Tanti hanno abitato al Quirinale, uno solo non c’è riuscito: Napoleone. Eppure c’era andato così vicino: prima aveva tolto di mezzo l’ingombrante inquilino pontificio, facendo addirittura arrestare Pio VII, nel 1809 poi aveva chiamato a raccolta i migliori architetti e artisti su piazza per adattare il palazzo alle esigenze sue, della moglie Maria Luisa d’Austria e del piccolo Napoleone II, che per l’occasione viene nominato re di Roma. Tutto insomma era pronto al Quirinale per accogliere la famiglia imperiale, se non fosse che il papa, ormai liberato, torna vittorioso a casa nel 1814. E, dopo tanto penare, Napoleone non riuscirà a mettere mai piede nella città eterna.

Ma dove hai messo le chiavi?
E se pensate che il passaggio di consegne tra il papa e Napoleone (e viceversa) fu problematico, non avete ancora sentito nulla: la mattina del 20 settembre del 1870 Pio IX, l’ultimo papa a vivere in Quirinale, si sveglia col rumore delle artiglierie che combattono a porta Pia, a poco più di un chilometro dal palazzo. I bersaglieri fanno presto ad entrare in città, il papa si rende subito conto che non è il caso di resistere ed ordina di far sventolare la bandiera bianca: ora, la leggenda racconta che in tanto trambusto la bandiera bianca non si trovò e che venne invece utilizzato un lenzuolo bianco preso chissà dove.
Comunque siano andate le cose, Pio IX non era certo tipo da arrendersi facilmente e cercò di impedire in ogni modo al nuovo re d’Italia (che, da parte sua, abbiamo visto, non amava così tanto quel palazzo) di entrare là dentro, tanto che si rifiutò fino all’ultimo di consegnare le chiavi al generale La Marmora il quale, per tutta risposta, fece forzare la porta.

I capricci della regina
Vittorio Emanuele II entra in Quirinale quando la prima moglie Maria Adelaide era già morta da qualche anno; proprio nel 1869 il futuro re aveva sposato, dopo una lunga relazione, Rosa Vercellana, la “la bela Rosin” (come la chiamavano i piemontesi) che però, da moglie morganatica, non aveva diritto al titolo di regina e nemmeno di risiedere al palazzo. Per farla breve, la prima vera regina a vivere al Quirinale fu Margherita che lavorò incessantemente per rendere il palazzo una vera e propria residenza regale, ospitando balli, pranzi, ricevimenti, salotti mondani e intellettuali. Dopo di lei, la regina Elena prese certamente le iniziative più stravaganti, tanto da voler trasformare la sala degli ambasciatori in pista da pattinaggio prima e campo da tennis poi. Noblesse oblige?

Il presidente è in casa?
Qual è il modo più semplice e rapido per capire se il presidente è a Roma? Basta dare un’occhiata al torrino, il punto più alto del palazzo, e alle sue bandiere: quella italiana e quella dell’Unione Europea sono sempre al loro posto, mentre la terza, il vero e proprio stendardo presidenziale, viene ammainata solo quando il presidente non è a Roma.

Un altro paio di maniche
Fatte salve alcune occasioni particolari, il Quirinale è facile da visitare e la visita è gratuita (sul sito trovate tutte le informazioni per la prenotazione, anche dei concerti che si svolgono la domenica all’interno della cappella Paolina). Ci sono poi, come è facile pensare, luoghi comunque inaccessibili: tra questi, in fondo in fondo alla cosiddetta manica lunga (mai nome fu più appropriato per l’ala del palazzo che misura più di 200 metri) c’è l’appartamento del prossimo presidente.

Il pranzo è servito
Ma cosa mangerà il nuovo inquilino del Quirinale? Ad occuparsi di lui una brigata, capitanata dallo chef Fabrizio Boca, che cura anche i pranzi e i ricevimenti ufficiali all’interno del palazzo. Raccolti in un libro di Lorenza Scalisi, da poco pubblicato da L’ippocampo, i menu del Quirinale svelano che Sandro Pertini andava matto per gli spaghetti al pomodoro, che alla regina Elisabetta in visita ufficiale venne servito il tipico bonet piemontese e, all’allora re di Spagna Juan Carlos, timballo di tagliolini con scampi e carciofi e patate alla salvia.


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Servirà anche al nuovo presidente?