Il titolo, ingannevole, ci preannunciava magia e idillio, colori e atmosfere fantastiche. In effetti tutto questo non manca ma Encanto non è solamente “incanto”.
Basta principesse e canzoncine leggere. Di cosa avevamo bisogno davvero?
Disney lo sapeva: famiglie tossiche e trauma intergenerazionale, aspettative, costrizioni e paura di deludere!
Encanto, il 60° film d’animazione Disney è un’insalata di paturnie familiari condita coi sensi di colpa di tre generazioni.
Non avete notato quali? Vediamole assieme.

Casa Madrigal è una dittatura
Bisogna prima di tutto rendersi conto che la famiglia matriarcale colombiana ritratta nel film non è altro che uno sfondo realistico su cui sono dipinte, a tinte forti, le personalità dei suoi componenti. Ognuno incastrato nel proprio ruolo. Tutti con una responsabilità e poca personalità.
La famiglia:

- riconosce il valore di ognuno solo in base al dono che gli è stato assegnato (anche se alla fine la nonna dirà a Bruno: “il vero dono sei tu”. Meglio tardi che mai);
- decide quali sono le altissime aspettative da non deludere (vedi la pressione che si sentono addosso Luisa o Isabela);
- non consente errori (le ramanzine di Abuela me le sogno ogni notte);
- ha una visione univoca di ognuno, scoraggia il cambiamento e la ricerca della propria strada;
- ignora la prospettiva altrui, validandone solo una come “giusta”.
Il Disney Bignami della trama di Encanto (CONTIENE SPOILER)
Alla nonna muore il marito. Trauma.
Come “ricompensa” le viene donato un miracolo: una candela che regala poteri a tutti i membri della famiglia (essere forti come Hercules, guarire somministrando arepas, prevedere il futuro…).

Bruno prevede il futuro. Come ogni oracolo che si rispetti, viene additato ed allontanato. Considerato un menagramo, perfino pericoloso.

Mirabel è l’unica ragazzina a cui il dono non viene assegnato.
Da questo momento la Casa, custode del Miracolo, comincia a crollare su se stessa.
Ansia e attacchi di panico vari ed eventuali.
Nel finale, si risolve la cosa in qualche modo (non posso mica spoilerare tutto!).

come fanno Luca e Alberto nell’altro film di animazione “Luca” | tumgir.com
Victim blamaing?
Dopo km di capelli biondi (sì, in buona parte collaborano Elsa e Rapunzel), di guance rosee e abiti colori pastello arriva Mirabel, che non è una principessa ma neppure una tipa tosta.
Mirabel è una tipetta occhialuta in cui, finalmente, si riconosce la maggior parte delle ragazzine che guardano Disney (anche io. Sì, ragazzina).
Essere l’unica Madrigal senza poteri le viene fatto pesare in modo costante e infimo, come se l’impossibilità di vedersi assegnato un potere fosse una colpa. Questo non solo ignora che lei è la prima “vittima” del fatto, ma rende il fatto stesso (l’essere normali, che in questo caso vuol dire diversi) un’onta.

In sostanza: o sei Madrigal nel modo giusto o resti nell’ombra.
Nel finale Mirabel, regina di empatia, riesce a dimostrare che anche senza poteri si possono fare cose enormi: salvare il miracolo e reintegrare Bruno. Ma intanto è una reietta.
Il peso delle responsabilità
La canzone di Luisa (quella forte) “Surface Pressure” parla della pressione del rispondere alle aspettative e del rischio di “rompersi” sotto il loro peso.
Esattamente quello che succede anche alla Casa Madrigal.


La canzone è diventata una delle colonne sonore più usate per reel e tiktok perché, diciamocelo, in molti vacilliamo sotto il peso delle aspettative che gli altri ripongono in noi e spesso non abbiamo la forza di prenderci una pausa dalla vita (o di mandare al paese qualcuno).
Effortlessly perfect señorita perfetta Isabela
Spazio applausi per la mistura english-spanish che ci regala
un assaggio di quello che deve essere il modo di parlare
dei latinoamericani negli Stati Uniti. Che bellezza!
Questa è la mia line preferita. Mirabel che fa il verso alla sorella “perfetta” amata da tutta la famiglia (a differenza sua).
In realtà Isabela, come spesso accade, è tutta apparenza. Quando lo stampino è nato con te e tu devi solo riempirlo, non esiste spazio per sbagliare.
Lei infatti non sbaglia, anzi. Adempie appieno ai suoi doveri e sparge fiori (che dono inutile) ovunque.
Se non c’è spazio di errore non c’è spazio per conoscersi.

Poi esplode anche lei eh…
Ragazzi, vi consiglio di guardarlo in inglese, anche se non ci capite niente. Piazzate i sottotitoli e sorbitevelo in lingua. Vi giuro che acquisisce il 1.000% di bellezza e ne perde tutte le banalità affibbiate da una traduzione decisamente inadeguata.
Abuela è l’insospettabile Villain
Disney con Encanto ci mette alla prova sulla ricerca dell’antagonista.
Difficile da stanare perché è un personaggio amato e rispettato e soprattutto perché crede di agire in nome del presunto “bene comune”. Tutti noi infatti stiamo lì a tifare per lei dal principio: “povera nonna, cosa ha dovuto subire”, “oh no, è morto il marito”, “che gatta da pelare sto miracolo” ecc. …

Abuela decide a priori il bene supremo e mantiene incasellati i ruoli di ognuno, di fatto creando una gabbia, è il suo modo di proteggere.
Tutto deriva da un trauma: suo malgrado sta perpetrando il suo trauma passandolo alla generazione successiva.

La soluzione alla vita che Disney ci regala nel finale di Encanto
Avviluppate in un doloroso quadro familiare tossico, che intrappola e impedisce la crescita personale, le nuove generazioni devono interrompere il circolo vizioso di abusi mascherati da affetto e lealtà alla famiglia.
Quindi tirate fuori gli attributi e tutti i “NO” che avete conservato, le bestemmie, gli scappellotti che avreste voluto tirare, le urla, gli abbracci e cercate di chiarirvi con i vostri carnefici.
Senza litigare, mi raccomando.

LA FAMIGLIA ROMPE? Se non hai il coraggio di rimediare come suggerisce Encanto,
ECCO I RIMEDI MARZIANI PER COMBATTERE LO STRESS
Ci riuscirai? Faccelo sapere! Loro ci riescono a sistemare le cose (col bonus 110% ricostruiscono anche Casa Madrigal),
dopotutto siamo in un film Disney.