Maritozzi, torta di ricotta e visciole, macaron, cornetti al cioccolato: a buon titolo siamo nella città della dolce vita. Letteralmente: per questo vogliamo consigliarvi le migliori pasticcerie di Roma, in un tour ad alto tasso di zuccheri e calorie. La cosa buona è che, per passare da una pasticceria all’altra, si possono fare lunghe passeggiate per smaltire il dolce già mangiato e fare spazio per il prossimo. Pronti?
Le migliori pasticcerie di Roma: la selezione marziana
Le pasticcerie tradizionali
Trovare un dolcetto a Roma è quanto di più semplice si possa pensare: ad ogni angolo ci sono laboratori e pasticcerie che sfornano prelibatezze di ogni tipo, e che spesso fanno parte della storia gastronomica della città. Come altro definire, se non un vero e proprio monumento di canditi e farina, la pasticceria Boccione di via del Portico d’Ottavia, nel cuore di quello che fu il ghetto ebraico di Roma? Un buchetto di pochi metri quadri, senza dubbio i più gustosi della città, dove da generazioni si tramandano le stesse ricette.
Cosa ordinare? I tipicissimi ginetti, biscottoni perfetti per la colazione, e quelli invasi dai canditi. Ma, se non volete lasciarvi sfuggire uno dei dolci più tipici della cucina ebraico-romanesca, optate ad occhi chiusi per la torta di ricotta e visciole: una volta nella vita va provata.


Se pensate che sia difficile trovare Boccione, ancora non avete provato ad andare da Palmieri. Siamo nel quartiere Prati, non lontano dal Vaticano: qui, specialmente la domenica attorno alle 11.00, è facile assistere ad una costante processione di uomini, donne e bambini che entrano furtivamente nel portone di un palazzo come tanti. Beh, non è come tanti: nella chiostrina di quel palazzo c’è Palmieri, altra pasticceria storica della città che dal 1967 sforna ogni sorta di prelibatezze. Qui non c’è spazio per sedersi a mangiare, si paga e si va via col proprio pacchetto. E io ho sempre immaginato come devono essere felici gli inquilini di quel condominio, che ogni mattina possono fare colazione con un dolce diverso.



@pasticceriapalmieri

Ci sono poi in città quelle pasticcerie dove si va per un dolce specifico, e tutti lo sanno. Pompi vuol dire per esempio tiramisù, Cavalletti è il regno del millefoglie mentre Regoli… vabbè Regoli è sinonimo di maritozzo. Non serve aggiungere altro.



Il giro del mondo in pasticceria
Ci sono poi quelle pasticcerie che sono ispirate da sapori più o meno lontani: Le Carré Français è per esempio un pezzetto di Francia atterrato nella capitale per deliziare occhi e palato con Paris-Brest, croissant, macaron e quanto di meglio pensato dai pasticcieri d’Oltralpe. La cosa bella è che poi sono dolci così belli, eleganti e delicati a vedersi che non si sospetta minimamente della quantità di burro e panna utilizzata in ogni singola ricetta… mon Dieu, il girovita!


In dieci minuti a piedi potrete passare dalla pasticceria francese a quella ispirata ai dolci del Sol Levante: Hiromi Cake utilizza gli ingredienti tipici della cucina giapponese, dallo zenzero al tè matcha, per la creazione di dolci che sono un distillato della cultura dell’Estremo Oriente.


… e poi ci sono loro
Sono pasticcerie moderne, curate in ogni dettaglio, dove assaggiare (anche) dolci tradizionali, ma non solo: imperdibile una puntatina da Charlotte per regalarsi una coloratissima monoporzione alla frutta, oppure passare da Le Levain per una tarte au citron (e pure una bella pagnotta profumata, visto che è anche forno). E, mentre tornate verso casa con la vostra pagnotta, vi spunta il sorriso sul volto perché sapete già che il giorno dopo farete colazione da Gruè.



Per smaltire le calorie di questo tour gastronomico, date un’occhiata alla sezione degli articoli marziani dedicati alla Capitale