Vi stupirò con effetti speciali raccontandovi che le isole di Venezia non si esauriscono solo a Murano e Burano, anzi, in questo articolo non le troverete neanche. Riprendetevi dallo shock e continuate a leggere, perché la laguna è tutta da scoprire.
Il fascino misterioso delle isole di Venezia
A comporre la laguna di Venezia è un agglomerato di isole e lembi di terra. Ce ne sono alcune di cui è impossibile che non abbiate mai sentito parlare come Murano, Burano e Torcello, ma di altre se ne sa veramente poco.
C’è tutto un mondo da scoprire tra Mazzorbo, Sant’Erasmo, Pellestrina, Poveglia, oggi totalmente disabitata e selvaggia, e Vignole. Non ve le elenco tutte perché vi annoierei, ma Wikipedia è meticolosa e le suddivide in macro aree:
- isole maggiori
- litorali
- isole minori della Laguna Nord
- isole minori della Laguna Centro-Sud
- isole fortificate
- isole scomparse
Torcello: la Regina delle isole di Venezia defilate
Del trittico di isole veneziane più visitate dai turisti, Torcello è decisamente quella presa meno d’assalto. Lo scoprirete quando il vaporetto comincerà a svuotarsi, prima a Murano e poi, quasi definitivamente, a Burano.
Vi spiego il perché, almeno questa è la risposta che mi sono sempre data: qui non ci sono negozi di souvenir o tipiche attrazioni da turista. C’è solo qualche bancarella e una piccola bottega di antichità, che sembra aver trovato nell’isola il suo habitat naturale.



Cosa vedere a Torcello
Oserei dire che la prima cosa dell’isola da vedere sia proprio l’isola stessa. La sua storia è ricca di miti e vi ritroverete a passeggiare tra i resti di civiltà antiche.


Una foto di rito seduti con fare spavaldo nel Trono di Attila è d’obbligo, però arrivate preparati: quella seduta con Attila non c’entra assolutamente nulla. Un tempo, invece, era il trono del governatore dell’isola, che lì si sedeva durante le riunioni del consiglio. Il “flagello di Dio” non raggiunse mai Torcello.
La Basilica di Santa Maria Assunta è il cuore del tour e, insieme alla Chiesa di Santa Fosca, rimane il simbolo di una civiltà antica, conservando un immenso patrimonio d’arte ecclesiastica bizantina.

Non perdetevi il museo, che è diviso in due parti: il Palazzo dell’Archivio, dove si trova la sezione archeologica e il Palazzo del Consiglio, che ospita le sezioni medioevale e moderna.
La pausa mangereccia a Torcello
Si contano quasi più ristoranti che abitanti a Torcello (per i quali non servono nemmeno le dita di due mani) e se dovessi consigliarvi dove mangiare, questi sarebbero i posti:
LOCANDA CIPRIANI
Se Torcello è un luogo fuori dal mondo, la Locanda Cipriani ha consentito che tutto il mondo vi passasse almeno una volta.
Ernest Hemingway, quasi tutti i reali d’Inghilterra, Winston Churchill, Liza Minelli: un trionfo di celebrità e istituzioni altisonanti hanno goduto dell’impeccabile ospitalità della famiglia Cipriani.



Il nome non vi è nuovo, vero? Ebbene parliamo dei Cipriani dell’iconico Harry’s Bar di Venezia, dei magnifici hotel, divenuti simbolo dell’eccellenza italiana nel mondo, e del famigerato Bellini.
Attualmente la Locanda Cipriani è gestita da Bonifacio Brass, figlio del regista Tinto Brass e di Carla Cipriani. Il filetto di San Pietro “alla Carlina” è tra i leggendari piatti del menù che credo sia un impegno morale assaggiare.
TAVERNA TIPICA VENEZIANA
Cambiamo decisamente stile: questa democratica taverna all’aperto è il punto d’arrivo per i tipici avventori con barchino, ovvero coloro che da Venezia e dalla terra ferma più prossima, raggiungono la laguna con la propria barca.
Personaggi dal bronzeo incarnato ormeggiano le loro piccole scialuppe lungo l’isola e si accomodano in questo enorme spazio all’aperto, che ha più l’aspetto di una sagra di paese che di un ristorante.


Il menù è scritto a mano sopra la cassa e prevede quasi sempre: lasagna di pesce, saor di sarde o gamberi, frittura mista e, per chiudere in bellezza, tiramisù o bussolà: i tipici biscotti di Burano.
Ovviamente tutto accompagnato da vino e spritz come se piovessero. Ricordate che il bacaro tour si può fare anche tra le isole di Venezia.
OSTERIA AL PONTE DEL DIAVOLO
Prende il nome da una delle massime attrazioni dell’isola: il Ponte del Diavolo. Narra la leggenda che questo piccolo ponticello inquietantemente senza parapetto, sia proprio opera del maligno.
Vi appassionerete ascoltandone le storie che ne avvolgono il mistero.

Un tempo era luogo di ritrovo per i pescatori locali, ma oggi definirla osteria non sembra corretto, data la raffinatezza degli ambienti.
Al Ponte del Diavolo dovete assolutamente assaggiare l’anguilla ai ferri, non storcete il naso, è un piatto della tradizione che attinge la materia prima direttamente dalla laguna e si accompagna con la verdura dei suoi orti.



Isole di Venezia: l’orto di Sant’Erasmo e il suo incanto
L’isola di Sant’Erasmo è il luogo dove vorrei invecchiare, con i suoi ruscelli, i campi di carciofo e le strade silenziose incastonate in una campagna tanto remota da sembrare irreale.

Viene chiamata l’orto di Venezia, perché i suoi terreni argillosi e ben drenati la rendono perfetta per essere coltivata. Gli ortaggi di Sant’Erasmo vengono venduti anche nelle isole vicine e in terraferma.
L’ho trovata un’isola esemplare, dove gli abitanti si occupano praticamente di tutto: l’emblema stesso dell’autosussistenza. Dovete pensare che qui c’è solo un piccolo market, niente negozi né chissà quali attività ludiche.
Non ci sono ristoranti, se non un localino sulla spiaggia che copre praticamente dalla colazione alla cena, e per l’alloggio la scelta si riduce a un solo albergo. Ma va bene così, a Sant’Erasmo ci si arriva per godere della pace.
Cosa fare a Sant’Erasmo e dove ristorarsi
L’albergo di Sant’Erasmo si chiama Il Lato Azzurro ed è un posticino senza pretese, ma molto confortevole: buona cucina locale e una sfilza di biciclette a disposizione degli ospiti.
La bicicletta sarà il vostro mezzo di trasporto, anche se, al contrario delle altre isole, a Sant’Erasmo ci sono le macchine.
Le attività da svolgere sono pochine e conciliano spesso con l’ozio: potete dedicarvi a un giro dell’isola sulle due ruote e organizzare qualche visita dai produttori, perché le aziende agricole sono spesso a disposizione dei visitatori.
Dopo aver ammirato la maestosa Torre Massimiliana, spesso location di mostre ed eventi, nulla vi vieta di appanzarvi sulla piccola spiaggetta che si trova proprio davanti Al Bacan, dove concedervi un aperitivo al tramonto fronte laguna.
Non mancate di visitare la nota cantina di Michel Thoulouze che, dopo una brillante carriera nel mondo dei mass media, dalla Francia è approdato a Sant’Erasmo, dove produce il suo vino che ha giustamente chiamato Orto.


Tra i periodi migliori per visitare l’isola si consiglia quello in cui è reperibile il Carciofo Violetto di Sant’Erasmo, Presidio Slow Food dal sapore unico, quindi da metà aprile alla seconda metà di giugno.
La raccolta si apre con le famigerate castraure, ovvero il primo fiore apicale del carciofo, che vengono tagliate a mano e dal fruttivendolo costano una media di 2,50 euro cadauna.
Se le trovate fatele a semplice insalata, condite con olio, sale, pepe e qualche scaglia di grana.


Pellestrina
Che resti tra noi, perché qualcuno che conosco potrebbe uccidermi per ciò che vi sto svelando, Pellestrina è un magico paradiso terrestre, lontano dalla pazza folla di turisti che invadono Venezia.
Conta meno di 4 mila abitanti e circa quattro cognomi: Busetto, Vianello, Zennaro e Scarpa corrispondono anche ai quattro sestieri in cui il paese si divide.



Attraversatela in bicicletta, (la ciclabile è lunga 10 km) e rifocillatevi in uno dei tanti ristorantini lungo il percorso.
Scoprirete un servizio molto più accogliente e accorto rispetto a quello tipicamente veneziano, questo perché qui tutti vivono a un altro ritmo.
Una visita al Piccolo Museo della Laguna Sud vi tufferà definitivamente nella storia di quest’isola di pescatori raccolta in tre sale: La storia dei Murazzi, L’isola e le difese a mare, 4 Novembre 1966. La GrandePaura e La pesca di mare e laguna.
Mazzorbo
Quando il vaporetto si accosta a Mazzorbo viene spontaneo allungare il collo, cercando di scorgere cosa si cela dietro la fitta vegetazione ben curata che l’avvolge come una coperta.
Questo pezzetto di terra vive proprio accanto a Burano, alla quale è collegata da un ponte di legno che viene chiamato Ponte Longo.
VENISSA
Venissa e Mazzorbo sono, ormai, un’anima sola. Lo stellato in mezzo all’acqua è diventato la “terra promessa” dei grandi appassionati di buona cucina.
La storia di questo ristorante si lega alle sorti della laguna, col merito immenso di averne riabilitato parte della preziosa biodiversità.
Tra erbe selvatiche e pesce pescato in loco, il menù si lascia guidare da ciò che i due chef, Chiara Pavan e Francesco Brutto, hanno a disposizione in giornata: una cucina ambientale e creativa che gli ha fatto meritare la stella Michelin e la stella verde Michelin.



Nelle isole di Venezia si produce il vino: la fantastica storia dell’uva Dorona
La Dorona è un vitigno tipico veneziano che a lungo ha fatto perdere le proprie tracce. Ѐ stato Gianluca Bisiol a “ritrovarla” o, per meglio dire, “incontrarla” in un giardino di Torcello, durante una passeggiata.
Pare che la proprietaria del giardino, evidentemente una dei pochissimi abitanti dell’isola, l’avesse ereditato dal padre, grande appassionato di viticoltura, ma confessò che si sarebbe dedicata a un’ultima vendemmia per poi dismettere le viti.
Bisiol riprese la produzione del vitigno, prima nel giardino della signora di Torcello e, poi, a Mazzorbo in quella che oggi è una splendida “vigna murata”: la tenuta Venissa.
Nel 2010 arrivò la prima vendemmia: la Dorona di Venezia ha debuttato – nuovamente – in società con 4.880 bottiglie.



La laguna dei sogni
Ho studiato a Venezia per anni, recandomici quotidianamente, se avessi avuto il contapassi all’epoca sarebbe esploso, e non mi sono mai stancata di guardarla.
Eppure oggi, dopo aver scoperto cosa c’è intorno, posso dichiarami ancora più innamorata di questo territorio così variegato e ricco di storia.


Visitare le isole più defilate è forse il premio che un turista dovrebbe lasciarsi alla fine, dopo aver visto bene Venezia.
Potrei dire che senza compiere quest’ultimo passo di scoperta, però, non riuscirà mai a comprendere veramente la città sull’acqua, perché la laguna ne è parte integrante e pezzo di storia.
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