Ognuno ha la sua tecnica: personalmente, io comincio dalle vignette, passo a Forse non tutti sanno che, poi Unisci i puntini, poi guardo distrattamente i rebus senza nemmeno lontanamente avvicinarmi alla soluzione. Solo dopo aver analizzato scrupolosamente tutte le pagine, passo ai cruciverba, anzi, alle parole crociate. Ci sono poi quelle cose per le quali avrei bisogno della stele di Rosetta, come il calcolo enigmatico. Avrete ormai capito quello di cui vi sto parlando: proprio lei, La Settimana Enigmistica la rivista che vanta innumerevoli tentativi di imitazione, la Bibbia dei cruciverba, il sacro Graal dei rebus.
E visto che tutti noi, almeno una volta, l’abbiamo infilata nella borsa del mare, quale periodo migliore se non l’estate per raccontare la storia di queste leggendarie 48 pagine?
La Settimana Enigmistica: storia di un mito
Forse non tutti sanno che…
… era il lontano 1932 quando il Cavaliere del Lavoro Gr. Uff. Dott. Ing. Giorgio Sisini, Conte di Sant’Andrea (così è indicato ancora oggi nel colophon) ebbe l’intuizione di riprendere pari pari l’idea di un giornale austriaco, Das Rätsel e regalare anche all’Italia il cruciverba, che all’epoca era una novità sulla bocca di tutti, l’ultima moda in fatto di intrattenimento, ma anche – per alcuni – quella invenzione diabolica che avrebbe rovinato la vista dei giovani e distrutto il dialogo in famiglia. Esatto, proprio come Instagram.

Unisci i puntini
Da quel primo numero del 23 gennaio 1932, la Settimana più celebre delle edicole non è cambiata quasi per niente: stessa testata, stessa fotografia di vip in copertina (è solo cambiata l’impostazione grafica ma non, per esempio, l’alternanza rigorosa di foto maschili e femminili, immutabile da novant’anni), stessi colori della prima pagina, rosso, blu e verde, ripetuti ciclicamente. Perfino stessi direttori (in quasi cento anni se ne sono avuti solo tre: evidentemente l’enigmistica mantiene giovani), e stessi giochi, dai più semplici a quelli apparentemente indecifrabili.

La Settimana Enigmistica: l’enigma della redazione
E indecifrabile è anche la vita della redazione, della quale si sa pochissimo: praticamente solo l’indirizzo – quasi sempre lo stesso, ovviamente – di piazza Cinque Giornate a Milano. Non è noto quanti siano i redattori che ci lavorano, qualcuno favoleggia usando solo carta e penna: qui i computer e internet servono a poco. Nemmeno sono pubblici i dati delle vendite: chi ipotizza tirature da un milione di copie, chi si mantiene poco sotto, di certo c’è solo che la rivista continua vendere bene, ed è forse uno dei pochi titoli che si possano sempre trovare in edicola. Sempre: fate una prova nel posto in cui siete in vacanza.

@lasettimanaenigmisticaofficial
A schema libero: un cognome che è entrato nella storia della Settimana Enigmistica
Tanto riserbo attorno alla redazione non ha impedito ad alcuni dei collaboratori di passare alla storia: tra tutti senza dubbio Piero Bartezzaghi, figlio di un idraulico che a soli tredici anni manda un suo cruciverba a La Domenica del Corriere, e che a sedici anni (ripeto, sedici anni) comincia a collaborare con La Settimana Enigmistica, prima come esterno e poi come redattore.

Tra le caselline bianche e nere, Bartezzaghi ha lentamente e inesorabilmente contribuito all’innovazione del lessico delle definizioni, utilizzando qua e là termini stranieri, marchi e addirittura – uno scandalo per l’epoca – l’alfabeto a 26 lettere. E Bartezzaghi, che ha continuato a lavorare letteralmente fino all’ultimo, è riuscito coi suoi enigmi a farsi beffe anche della morte: scomparso nell’ottobre del 1989, i cruciverba con la sua firma continuano ad essere pubblicati fino all’agosto dell’anno successivo. E se sfogliate oggi la rivista, trovate ancora qualche schema a firma Bartezzaghi: si tratta di Alessandro, suo figlio e co-direttore della Settimana. Per dovere di cronaca, anche gli altri figli di Bartezzaghi hanno fatto delle parole il loro mestiere: uno è Stefano, linguista e collaboratore de La Repubblica, mentre il terzo, Paolo, scrive per la Gazzetta dello Sport. Evidentemente il talento si è trasmesso coi geni.

Che cosa apparirà
La Settimana Enigmistica è insomma una vera rarità in campo editoriale, una autentica istituzione che ha saputo negli anni fidelizzare lettori e autori e diventare presenza indispensabile, deliziosamente vintage e addirittura proverbiale delle nostre vite. Si può chiedere di più a un giornaletto di nemmeno cinquanta pagine? Solo un dubbio mi rimane: ma che cavolo dice il corvo parlante?
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