Quanta gioia in questo incipit: consigliarvi cosa vedere a Catania – la mia città – mi rende profondamente orgogliosa.
Nonostante ci sia nata non ci ho mai abitato, se non a un’età in cui si ha poca coscienza di tutto, quindi l’ho sempre vissuta anche io da turista, andandoci ogni anno nel mese di agosto.
Se mi chiedete cosa vedere a Catania, rispondo: tutto
Per me Catania è la città più bella del mondo. I marciapiedi lisci e neri in lava dell’Etna creano un meraviglioso contrasto con i decori barocchi dei palazzi. Di lei mi piace tutto: il suo odore di mare e benzina, le saracinesche che la mattina si alzano chiassose e il fragore dei motorini, le strade affollate e quell’alternarsi di bellezza e bruttura che, come accade in tante grandi città d’Italia, la rede conturbante e suggestiva. Poi c’è Idda, u Mungibeddu, a Muntagna: l’Etna. Lei sorveglia tutto mansueta e pericolosa, gentile e crudele, bella e spaventosa. L’Etna è femmina, non dimenticatelo.
Quindi ecco qualche dritta su cosa vedere a Catania, quello che nel mio vissuto è diventato tappa fissa tra monumenti, piazze e strade. Poi vi dirò anche dove mi piace andare a fare il bagno.

Catania da vedere: le tappe fondamentali
Sono sicura che in questi anni l’immagine di Catania si sia insinuata in me in modo del tutto personale, cosa che mi ha condotto a crearmi dei punti di riferimento legati alla sua storia circondata dal mistero di miti e leggende. Sono quei luoghi ai quali penso per primi perché, secondo me, ne rappresentano la vera essenza e sono quelli su cui, poi, mi soffermerò di più.
Tuttavia ci sono delle tappe fondamentali che non posso esimermi di consigliarvi rigorosamente di visitare.
Il Duomo e U Liotru
Il Duomo di Sant’Agata – o Basilica Cattedrale metropolitana di Sant’Agata – è dedicato alla patrona della città e ne custodisce le spoglie all’interno di una cappella a lei sempre dedicata. Si trova nel centro storico, al culmine di Via Etnea ed è decisamente un’opera maestosa.
Venne costruito nel 1074 dai romani, sulle rovine delle Terme Achilliane anche se, tra una colata lavica e un terremoto, fu ricostruito più volte nel corso degli anni.
Al centro di Piazza Duomo c’è u Liotru: l’elefantino simbolo della città, legato a un’antica leggenda. Pare che quando Catania fu abitata per la prima volta, un elefante scacciò tutte le bestie feroci. I catanesi per ringraziarlo gli dedicarono la statua. Il nome Liotru, invece, si riferisce a un certo Eliodoro, che nell’VIII secolo venne bruciato vivo per ordine del vescovo Leone II il Taumaturgo, perché pare disturbasse le funzioni religiose con alcune magie, tra queste anche quella di far camminare l’elefante di pietra.



Castello Ursino
Il Castello Ursino fu fatto costruire da Federico II di Svevia, uomo di cultura e grande sovrano, non particolarmente amato dalla chiesa della quale mise seriamente in discussione il potere.
Il 16 aprile del 1669 una colata di lava lo raggiunse riempiendone il fossato, coprendo i bastioni e addirittura spostando la costa di un centinaio di metri. Nel 1693 arrivò anche il terremoto, i danni ne compromisero il ruolo militare definitivamente.
Dopo essere stato dimora reale e anche carcere, oggi ospita, invece, il Museo civico di Catania.


Il Teatro Massimo
Un silenzio catartico avvolge la visita al Teatro Massimo Vincenzo Bellini, nell’eco di tutte le rappresentazioni che l’hanno riempito nel tempo. L’apice dell’incanto si raggiunge nel foyer, dove si trova la statua in bronzo di Vincenzo Bellini in “seriosa” contemplazione, opera di Salvo Giordano.
La prima rappresentazione ad essere messa in scena fu la Norma, proprio di Bellini, era il 31 maggio 1890.
Lo stile del teatro catanese si ispira all’eclettismo francese del secondo impero, legato a Charles Garnier e all’Opéra di Parigi. La stagione teatrale è ancora vivissima tra balletti, opera lirica e concerti.


Cosa vedere a Catania per seguire le orme di Verga
Catania è Giovanni Verga.
Chi non ha letto Storia di una capinera a questo punto dovrebbe farlo, tanto il libro non è particolarmente corposo. Altrimenti guardate il film di Franco Zeffirelli, anche perché il protagonista è bello da capogiro.
Vi racconto la storia in breve, ma premetto che è una tragedia.
La storia
Maria è una giovinetta di quelle destinate dalla famiglia alla clausura. Nel 1854 è costretta a trasferirsi a Monte Lice, perché a Catania scoppia un’epidemia di peste. Lì vive la sua famiglia, composta dal padre, dalla matrigna e dai suoi due figli, Giuditta e Gigi.
Maria è felicissima di vivere una vita “vera”, scopre le gioie di stare lontana dalla clausura e se la spassa tantissimo, finché incontra Nino.
Nino è figlio di amici di famiglia e frequenta parecchio la casa di Maria. I due si innamorano, ma lei all’inizio non sa nemmeno decifrare il sentimento che prova. Il dramma vero scoppia quando lui si dichiara, tanto che lei “casca malata” come direbbe mia nonna, perché si rende conto di quanto sia impossibile quel sentimento, e da buona cristiana prova anche un senso di colpa non indifferente.
Alla fine tornano tutti a Catania, lei si fa suora e Nino, dopo essere diventato avvocato, sposa Giuditta. Oltre al danno pure la beffa, perché Nino e Giuditta si trasferiscono praticamente accanto al convento. Così Maria trascorre la sua clausura a guardare i due sposini da lontano. Insomma, per farla breve, Maria impazzisce letteralmente a causa del mal d’amore, ma il bello è che anche Nino non la dimenticherà mai in fondo.


Via Crociferi Patrimonio UNESCO
Il finale è più tragico che non si può, ma perché vi ho raccontato questa lacrime-strappa-storia, perché a Catania c’è via Crociferi e voi dovete andarci.
Via Crociferi si trova nel cuore della città ed è stata set di una delle scene più tristi di Storia di una capinera di Zeffirelli. Accanto all’arco monumentale del Monastero di San Benedetto si trova la Chiesa di San Benedetto e il monastero delle benedettine, dove ancora vive qualche ultimo esemplare di suora di clausura.
Insieme alle chiese di San Giuliano e di San Francesco Borgia e al complesso dei Gesuiti, è diventata Patrimonio UNESCO nel 2002.

La leggenda del cavallo senza testa
Questa leggenda mi piace perché nasce per un nobile scopo. Nel ‘700 i “gattopardi” catanesi decisero che l’arco simbolo di Via Crociferi fosse un ottimo luogo per incontrarsi a fare zozzerie. Così, proprio per poter agire indisturbati, misero in giro la voce che da quelle parti si aggirasse un cavallo senza testa, cosa vagamente inquietante.
Nessuno aveva più il coraggio di uscire di casa, finché il genio di turno scommise con gli amici che sarebbe andato lì di notte e, per provare il torto di tutti, avrebbe affisso un chiodo nell’arco. Bene, ovviamente gli andò male, perché attaccando questo chiodo vi rimase anche impigliato col mantello (non doveva essere uno particolarmente sveglio). Tentando di liberarsi e scendere morì e, chiaramente, secondo tutti la colpa fu proprio del cavallo senza testa.
Ancora oggi si dice che andando in via Crociferi di notte sia possibile udirne gli zoccoli schioccare nel cemento.


Casa Verga
Dichiarata monumento nazionale nel 1940, la casa di Giovanni Verga si trova all’interno di un bel palazzo in centro città, non molto distante da via Crociferi e dal monastero che ispirò, con ottime probabilità, la storia di Nino e Maria. La biblioteca dello scrittore è ancora lì, in tutti i suoi 2.600 volumi, insieme ad alcuni importanti manoscritti, in copia ovviamente, perché gli originali si trovano nella biblioteca dell’Università di Catania.



Cosa vedere a Catania tra resti e suggestive macerie
Catania è stata ricostruita 9 volte, quindi è fondamentalmente una città sopravvissuta. A Porta Garibaldi trovate questa scritta: “Melior de cinere surgo” ovvero Migliore dalle ceneri risorgo. Sebbene il simbolo cittadino sia da sempre u Liotru, il vero emblema di Catania è proprio la fenice, come quella che adorna la porta realizzata in pietra bianca di Siracusa e blocchi di lava.
La Catania sotterranea
Mia nonna lavorava alla Società di Storia Patria, in piazza Stesicoro, e ricordo che nel cortile interno del suo ufficio c’è stato un buco per un bel po’ di anni (nomino spesso la nonna perché è grazie a lei che posso consigliarvi cosa vedere a Catania).
Catania è come Roma, sfondi il marciapiede per fare dei lavori di routine e ci trovi una città sommersa.
Proprio in questa piazza si trovano infatti i resti dell’anfiteatro romano, completamente realizzato in pietra lavica, per questo viene chiamato “il Colosseo nero”.


Alla parte visitabile, meravigliosamente maestosa, ne segue una chiusa, perché sommersa dalle colate dell’Etna, quindi poco praticabile. Una leggenda narra che parecchi anni fa una scolaresca di 25 bambini e 4 maestre lì, dopo aver incautamente deciso di avventurarsi nell’area più profonda del percorso, sparì. Le ricerche cominciarono immediatamente, ma di loro nessuna traccia, tanto che c’è chi dice che probabilmente oltre a un certo punto ci siano cunicoli e corridoi dai quali tornare indietro è più complicato che in un labirinto. Mia nonna mi ha raccontato questa storia un sacco di volte e mi ha sempre messo i brividi.
Villa Bellini
Da bambina ci andavo a giocare ed era lì che andavamo a festeggiare il Carnevale, travestite da pagliacci, coccinelle e coniglietti. Ricordo che all’epoca c’era anche un trenino guidato da una vecchietta che sembrava la befana, ora non c’è più purtroppo.
L’accesso principale di Villa Bellini affaccia su Via Etnea, perciò entrare e farsi una passeggiatina è un perfetto intermezzo quando ci si trova nel cuore della città.

Entrando, la prima cosa che vi colpirà sarà l’immenso orologio realizzato con delle piantine sempreverdi e la data, scritta anch’essa con le piante e modificata dai giardinieri della villa quotidianamente. Nel fontanone che costeggia la scalinata, invece, un tempo c’erano i cigni. Ma la villa in quanto a fauna ha visto veramente di tutto, addirittura scimmie e un elefante indiano.
Non vi resta che perdervici, andando a caccia dei tanti incantevoli dettagli che la rendono così magica, come le piccole grotte o le fontane e il viale degli uomini illustri con i busti dei personaggi più celebri della storia italiana e catanese. C’è poi il Chiosco della musica, in ferro battuto, che fino al 1958 ospitava concerti di musica classica o della banda musicale municipale. Cercate anche l’albero monumentale, è uno splendido esemplare di ficus macrophylla enorme.

Cosa vedere a Catania quando ci si vuole un po’ rilassare: il Lido dei Ciclopi
Ti fai il bagno guardando i faraglioni, giri lo sguardo e vedi il Castello di Aci.
La nonna e i miei zii prendono la cabina qui da che ho memoria, non è il classico lido “alla Maracaibo”, perché ha un target piuttosto agée, che si alterna a famiglie con bambini (gli agée generalmente sono proprio i nonni, che di solito possiedono la cabina e ospitano anche figli e nipoti, per intenderci).
Così, mentre qualcuno gioca a burraco ben riparato all’ombra e nella piscina con acqua salata fluttuano decine di braccioli colorati, è stupendo scendere dalle scalette sugli scogli e farsi un bagno, raggiungendo le zattere ormeggiate poco distante la riva, dove prendere anche il sole.




Il Lido dei Ciclopi si trova su un vero miracolo naturalistico: un giardino mediterraneo sul mare, ricco di piante esotiche, dove il canto delle cicale domina su tutto.
Le isole dei ciclopi, enormi pietre di lava che sembra furono lanciate da Polifemo contro le navi di Ulisse, sono uno spettacolo unico al mondo.

Fera ’ô Luni: il mercato di Catania
Uno dei miei luoghi preferiti, dove so che posso trovare di tutto. La Fera ’ô Luni o Mercato di Piazza Carlo Alberto è, insieme alla pescheria, il più antico mercato di Catania.
Ci dovete andare per due ragioni: la prima è che rientra nella top tre delle attrazioni più caratteristiche della città, la seconda è che ci si fa uno shopping pazzesco (se siete amanti dei mercati).
Vi elenco alcune delle cose che potete trovarci: tutto per la spesa, dalla carne al pesce, frutta, verdura e spezie. Bellissimi i banchi con le cipolle giganti arrosto o con le olive cunzate e l’origano.
Ci sono abiti, anche molte bancarelle di indumenti usati. Qualche oggetto d’antiquariato, libri, scarpe e costumi da bagno scontatissimi, tipo rimanenze di magazzino, anche di brand importanti, vendute a prezzi accattivanti.




Palazzo Biscari
Realizzato nel ‘600 dalla famiglia Paternò Castello principi di Biscari, credo sia uno dei luoghi che meglio rappresentano la città di Catania. Io l’ho visitato solo l’anno scorso ed ho scoperto che all’interno si svolgono anche mostre, convegni, concerti e addirittura matrimoni.


Il fulcro del palazzo è un salone delle feste in stile Rococò a forma di chitarra, dove chi balla si trova proprio all’interno della cassa armonica, quindi acustica pazzesca. Il cupolino dei musici ritrae l’Olimpo dei catanesi, dove non mancano il Dio Vulcano, il Ciclope, Aci e Galatea e una copiosa dose di angeli.
Uno spettacolo glorioso, che prosegue all’interno del palazzo dove, forse, il pezzo forte è la scala a forma di onda, che entra dalla finestra per infrangersi e pietrificarsi tra due muri.


Ho scoperto che il giardino del palazzo è stato scelto dai Coldplay come location per il video di Violet Hill: bravi.
Il mio posto preferito
Tutto ciò che da queste parti è commestibile in modo godurioso, invece, l’ho scritto nell’articolo che mi ha provocato maggiore appetito. Leggetelo per scoprire cosa mangiare a Catania (e anche a Messina).
Sul cosa vedere in questa città potrei andare avanti ancora un po’, perché Catania è il mio posto, da sempre.
Il luogo dove mi sono rifugiata ogni volta che ho avuto bisogno di conforto. Ѐ una città non priva di difetti, caotica, controversa e, talvolta, pericolosa. Eppure, se lo chiedete a me, non posso fare altro che consigliarvi di cominciare a vedere la Sicilia proprio da qui, senza mancare, ovviamente, di proseguire verso le altre bellissime località sparse in tutto quel triangolo di terra.



3 Commenti
Bellissimo, spero di visitare Catania prima o poi.
Verga però era Giovanni, non Giuseppe 😉
Una volta l’abbiamo chiamato Giuseppe, una volta Giovanni! 😀 Grazie per averci segnalato la svista che abbiamo corretto subito.
E mi raccomando: fai un bel giro a Catania in compagnia di un godurioso cannolo!
Cara Martina, è bello e confortante leggere solo di belle cose sulla mia città. Purtroppo per me, abitandoci, non riesco più a vedere nulla di bello perché i suoi aspetti negativi hanno ormai di gran lunga superato i positivi. Ormai non la vivo più da anni, avendo deciso di spostarmi nei paesi etnei come tantissimi altri catanesi stanchi, ma è stato piacevole vedere come ancora qualcuno riesca a vederne più bellezze che brutture. Grazie.