Ci sono quattro o cinque cose che mi piacciono dell’autunno: infilarsi con voluttà il primo maglioncino della stagione, abbandonarsi in poltrona avvolta in una copertina, il profumo dei giorni di pioggia, le caldarroste, sbirciare il calendario delle mostre d’arte in programma nei prossimi mesi. E ce sono alcune che voglio assolutamente vedere: eccovi allora tutte le mostre imperdibili dell’autunno 2022.
Tutti i gusti sono accontentati con le mostre d’arte dell’autunno 2022
The best of van Gogh
A volerlo considerare con canoni moderni, sarebbe forse sociopatico, bipolare e pericoloso per sé e per gli altri. E forse anche per i canoni dell’epoca, visto che van Gogh per un periodo è stato ospite di un manicomio del sud della Francia: nulla toglie tuttavia alla grandezza di un artista geniale che ha chiuso un’epoca – quella degli Impressionisti – aprendo la porta alle principali avanguardie del Novecento. E scusate se è poco: per questo la mostra di palazzo Bonaparte a Roma si preannuncia come una delle più attese del prossimo autunno 2022.

Moda e pubblicità a Parma
Immaginatevi le atmosfere del Il paradiso delle signore, o l’eleganza degli anni Venti, i grandi magazzini pieni di abiti che fanno sognare: la mostra della Fondazione Magnani-Rocca ci riporta indietro nel tempo per farci immergere nelle atmosfere di fine secolo e di inizio Novecento, quando la pubblicità diventa per la moda uno strumento di comunicazione sempre più importante, e i manifesti sono vere e proprie opere d’arte.

L’eleganza di Boldini si fa in due
E, a proposito di moda, c’è stato un pittore che tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento ha scandagliato i guardaroba delle sue clienti per trovare l’abito migliore per ogni loro ritratto: Giovanni Boldini ha saputo rendere come pochi la leggerezza e la raffinatezza di un’epoca. Naturale che tutte facessero la fila per essere ritratte da lui, e questo autunno 2022 non una, ma ben due mostre lo celebrano: la prima ad Asti, la seconda alla Galleria Bottegantica di Milano. Resta solo da scegliere dove andare.

Renoir e l’Italia
E se il ferrarese Boldini trova l’America a Parigi, c’è un francese che in Italia ha una vera e propria rivelazione. Intendiamoci: Pierre Auguste Renoir era già un pittore affermato, uno dei massimi maestri dell’Impressionismo, ma sentiva forse che gli mancava qualcosa. E lo trova in Italia, che lo strega con la pittura maestri del Rinascimento. La mostra di palazzo Roverella segue passo passo il viaggio di Renoir in Italia: da Venezia a Roma, da Napoli a Capri e fino a Palermo, ogni luogo contribuisce ad aggiungere qualcosina al linguaggio di un pittore che cercava la felicità tra i pennelli.

I pittori di Pompei
E se Renoir, che certo non era l’ultimo arrivato, resta folgorato dagli affreschi pompeiani, chi siamo noi per rimanere invece indifferenti davanti a tanta perfezione? A Bologna fino al 23 marzo 2023 sono esposte le opere (oltre cento) provenienti dal museo archeologico nazionale di Napoli: un patrimonio preziosissimo che conosciamo tuttavia ancora pochissimo, così come sappiamo ancor poco degli artisti che lavorarono per rendere le dimore pompeiane tra le più eleganti dell’impero.

Dal passato… al futurismo
Si sa che l’arte è anche provocazione, e quindi dobbiamo prendere come tale l’idea degli artisti futuristi che avrebbero volentieri buttato nell’umido tutta l’arte dei secoli precedenti. In realtà, oltre all’animo rivoluzionario, i futuristi – come si dice – hanno fatto anche cose buone. Ottime nel caso di Fortunato Depero, in mostra al palazzo della Ragione a Mantova, e degli artisti esposti al palazzo Zabarella di Padova: Boccioni, Russolo, Carrà, Balla e Severini, che con le loro opere miravano a ricostruire addirittura l’universo.

Kandinsky e le avanguardie
Lavora negli stessi anni dei futuristi e come loro arriva all’arte astratta (a onor del vero, lui è uno dei primi): Kandinsky è senza dubbio uno degli autori più importanti del Novecento, e a lui e alle avanguardie del secolo scorso è dedicata la mostra del Centro Culturale Candiani di Mestre. Accanto a lui opere di Paul Klee, Joan Mirò, Yves Tanguy, Emilio Vedova e Mirko Basaldella, fino ad arrivare al secondo dopoguerra. Se uno è moderno – e Kandinsky era modernissimo – ha molto da dire anche dopo più di cento anni.

Semplicemente Robert Capa
“Se le vostre foto non sono abbastanza buone, non siete abbastanza vicino”. E Robert Capa vicino a quello che voleva fotografare lo è stato sempre, talmente tanto vicino che muore ad appena quarantun anni in Indocina – dov’era andato a documentare la guerra – a causa di una mina antiuomo. A palazzo Roverella di Rovigo, fino al 29 gennaio 2023, la mostra Semplicemente Robert Capa espone circa 130 scatti dall’agenzia Magnum, non solo quelle dei teatri di guerra – le più celebri della sua carriera: Capa seguì anche lo sbarco in Normandia – ma anche quelle meno note.

Macchiaioli: two is megl che one
I macchiaioli sono come il parmigiano: stanno bene su tutto. Ecco perché, ad ogni stagione, ci sono almeno un paio di mostre dedicati ai pittori più all’avanguardia dell’Italia di metà Ottocento: la prima è quella di palazzo Blu a Pisa, che apre al pubblico l’8 ottobre e ripercorre le tappe fondamentali di questo gruppo di giovani artisti che sono stanchi della pittura accademica e vogliono invece provare a fare qualcosa di nuovo. La seconda mostra è quella del museo Revoltella di Trieste in cui si ritrovano Telemaco Signorini, Silvestro Lega, Federico Zandomeneghi e Giovanni Fattori. C’è pure Boldini, ma di lui abbiamo già parlato.

Galleria d’arte, Lugano
La prima di Ernst
È la prima volta che si organizza in Italia una mostra monografica dedicata a Max Ernst, e già per questo dovremmo parlare di evento. Se poi andiamo nello specifico, ci accorgiamo che al Palazzo Reale di Milano arrivano opere dalla Tate Gallery di Londra, dai musei Vaticani (sì, oltre a Michelangelo e Raffaello c’è anche una straordinaria collezione di arte contemporanea) dalla collezione Peggy Guggenheim di Venezia (piccolo gossip: Peggy e Max si sposarono, ma divorziarono solo un paio di anni dopo), da Parigi e da Madrid. Più di duecento opere per un artista che in settant’anni di attività è stato tutto e il suo contrario.

Rubens a Genova
L’arte genovese non sarebbe di certo stata la stessa se all’inizio del Seicento il fiammingo Peter Paul Rubens non fosse arrivato in città: basta poco perché la ricchissima borghesia cittadina si accorga di lui e cominci a chiedergli opere d’arte che diventano ben presto dei veri e propri status symbol. E anche il pittore è stregato dalla Superba, tanto da tornarci più e più volte, e realizzare un vero e proprio catalogo visivo dei palazzi genovesi, i mitici Rolli. E non c’è allora posto più adatto del palazzo Ducale di Genova per accogliere le 150 opere (venti quelle del maestro) che testimoniano un momento irripetibile della storia dell’arte.


Mostra, shopping e merenda a casa con tè e torta di mele: il favoloso autunno si avvicina…!