Per capire bene lo spirito di Vittorio Gassmann, nato il 1° settembre di cento anni fa, serve partire dalla fine. E allora, andando a cercare la sua tomba al Verano, il cimitero monumentale di Roma, si vede una sua foto mentre guarda sornione verso di noi, e poco più sotto l’epitaffio che lui stesso dettò: “non fu mai impallato”. Ecco: Vittorio Gassmann è stato attore fino al midollo, ironico e malinconico al tempo stesso.
Vittorio Gassmann, il Mattatore del cinema italiano
Nato a Genova e figlio di un ingegnere tedesco, il piccolo Vittorio vive per qualche tempo in Calabria e a soli sei anni si trasferisce a Roma. Qui frequenta le scuole in città (suo compagno di liceo fu Raimondo Vianello, mica pizza e fichi) e si divide tra l’accademia d’arte drammatica (alla quale lo iscrive la madre, per curarne la timidezza) e il basket.

Vittorio Gassmann o Gassman?
Per (nostra) fortuna la passione per la recitazione prevale e Gassman – nel 1934 la mamma decide di togliere una N dal cognome, ebraico: ma oggi vanno bene entrambe le versioni – comincia a calcare le scene, passando da Shakespeare a Visconti, da Tennessee Williams a Vittorio Alfieri. Non sbaglia mai, e convince ogni volta, nei ruoli drammatici e in quelli più leggeri. Arriva allora presto il cinema, e il primo ruolo importante nel 1949 con Riso Amaro.

Il re della commedia all’italiana
Ma la consacrazione e la prima grande soddisfazione (dopo quasi trenta film “orrendi” come disse una volta lui stesso) arriva nel 1958, quando Mario Monicelli fa carte false per avere Gassman ne I soliti ignoti.

Gli addetti ai lavori restano interdetti, perché fino a quel momento lui aveva lavorato quasi sempre in ruoli drammatici. Che avrebbe combinato accanto a Totò? Ecco, Monicelli non si sbagliava, e Gassman rivela anche la sua straordinaria verve comica. Da lì la strada del successo è spianata: nel ’62 arriva Il sorpasso di Dino Risi, forse il suo film più iconico, e poi ancora Luigi Magni, Luciano Salce, Ettore Scola e Vittorio De Sica (e solo per citare i migliori). Ormai Gassman è talmente gigantesco da potersi permettere di prestare la sua voce a Mufasa de Il re leone, o di recitare le analisi cliniche. Letteralmente.
Alessandro Gassmann, bello e pure impegnato
Nel 1965 nasce uno dei numerosi figli del Mattatore (il soprannome arriva da un suo celebre programma TV), che ha avuto una vita amorosa decisamente turbolenta e variegata: Alessandro è frutto dalla breve relazione tra Vittorio e l’attrice francese Juliette Mayniel. Figlio d’arte, Alessandro smentisce la superstizione secondo cui spesso il talento salta una generazione e si conferma uno degli attori più apprezzati del cinema italiano e delle fiction di successo (anche voi state aspettando la nuova stagione di Un professore?).
Ma qualcuna lo ricorderà soprattutto per la sua magistrale interpretazione di febbraio, e non solo: Gassmann junior è stato infatti protagonista del calendario di Max del 2001, all’epoca d’oro del genere. Oggi Alessandro, che si divide tra cinema e TV, è sempre più interessato anche alle tematiche del vivere green e della sostenibilità.

Leo Gassmann: la terza generazione non si smentisce
Ma la dinastia Gassman deve avere evidentemente ottimi geni, visto che anche Leo, nipote di Vittorio e figlio di Alessandro, può vantare fascino e talento più o meno in egual misura. Nato nel 1998, Leo studia musica da quando ha sette anni, e a venti partecipa a X Factor. Non vince (lo farà Anastasio) ma conquista mezza Italia. Insomma, aspettiamo solo qualche anno per capire quale talento avrà pure la prole di Leo.


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