Occhiali neri, capelli bianchissimi trattenuti da un fiocco in una coda bassa, camicia dal colletto altissimo e tanti, tanti anelli. Karl Lagerfeld era ed è un’icona, forse ancor prima di essere stilista delle più celebri maison di moda e a celebrare il suo mito è arrivato da poco in libreria Karl, il libro di Marie Ottavi, pubblicato da L’Ippocampo Edizioni, che svela tutte le curiosità e i segreti nascosti da quegli occhialoni. Eccovi allora (quasi) tutto quello che avreste voluto sapere su Karl Lagerfeld ma non avete mai osato chiedere.
Karl Lagerfeld: le curiosità delle origini, dall’anno di nascita in poi
Cominciamo dall’inizio: Lagerfeld nasce il 10 settembre, ma di che anno? I documenti dicono 1933, lui ha spesso detto di essere nato nel 1938, o nel ’39: “La mia età sono io a deciderla. Sono intergenerazionale, quindi la mia età importa poco, ne sono svincolato”. Come dargli torto?
Se l’anno di nascita resta a lungo un mistero, il luogo è noto: Karl nasce ad Amburgo. Ma ben presto la città gli sta stretta, e poco dopo la guerra parte per Parigi: i genitori lo pregano, prima di lasciarlo partire, di “non diventare mai ballerino o prete”. D’altronde, c’è da capire che non fossero troppo contenti della scelta di Karl; il padre Otto, in particolare, avrebbe voluto lasciargli le redini della società di famiglia che produce latte concentrato… ma ce lo vedete voi Karl Lagerfeld che commercia latte condensato?

Ecco, il caro Otto si sarà messo l’anima in pace a un certo punto. E la madre? Come disse spesso lo stesso stilista, lui e la madre Elisabeth erano molto simili, entrambi divertenti e cattivissimi: è per esempio merito della mamma se Karl smise di fumare. Non vi immaginate però un’amorevole opera di convincimento, ma un unico, lapidario, giudizio: “Quando si fuma, si vedono spesso le mani, e dato che le tue non sono molto belle…”. Sarà per questo che le avrà sempre coperte con anelli e guanti?
Un bambino elegantissimo
Mani (forse) brutte, ma mani d’oro quelle di Lagerfeld che fin da bambino ama disegnare principesse e gran dame, giocare a vestire le compagne di scuola ed essere sempre elegantissimo. Così nelle foto di classe compare spesso, in mezzo a una masnada di ragazzini sporchi e conciati in maniera approssimativa, un tipino strano, capelli corti, giacca nera e papillon.
Karl Lagerfeld: i primi passi nella moda
Nella primavera del 1954 Lagerfeld partecipa a un concorso: i tre aspiranti stilisti che presenteranno i disegni migliori li vedranno realizzati da Pierre Balmain, Jacques Fath e Hubert de Givenchy. Karl immagina un robe-manteau giallo, scollato sulla schiena (un capo a metà strada tra un abito e una giacca, elegantissimo ma pratico al tempo stesso: è quello che spesso si vede indosso alla principessa del Galles, Kate Middleton) e sbaraglia tanti altri concorrenti.
Col podio assieme e lui, a dividersi il premio, Colette Bracchi, che realizza un tailleur, e un tale Yves Saint-Laurent: la giuria ci ha visto insomma lungo, lunghissimo. Solo Colette non diventerà stilista in senso stretto, ma disegnerà stoffe per l’industria tessile. È lei però a svelare un segreto: pare che Karl fosse pelossissimo!

Karl Lagarfeld e gli altri: la luna nera e le stelle
Assieme a Saint-Laurent (e alla maggior parte dei couturier della Parigi anni Cinquanta) anche Karl Lagerfeld pende dalle labbra di cartomanti e veggenti, e pare che una tra queste gli abbia predetto un grande successo – ma che sarebbe arrivato tardi – e nessuna possibilità di avere una famiglia normale, qualunque fosse l’idea di normalità per Karl.

Un diavolo per capello
Segno distintivo di Lagerfeld è la chioma sempre ordinatamente racchiusa in una coda: pare infatti che Karl fosse ossessionato dai suoi capelli e detestava essere spettinato, tanto da passare quotidianamente a farsi spazzolare in boulevard Haussmann.

Karl a Roma
Alla metà degli anni Sessanta inizia la collaborazione di Lagerfeld con Fendi: l’idea è all’inizio semplicemente quella di svecchiare un poco le pellicce della maison, oggetto del desiderio della ricca borghesia romana ma poco appetibili per le più giovani.
Sarà un trionfo, anche perché Karl contribuisce a rendere iconico il marchio ripensando il logo con la doppia F. A Roma Lagerfeld avrà casa in pieno centro, prima in piazza San Lorenzo in Lucina, poi in vicolo del Divino Amore: qualche secolo prima, nella stessa stradina, aveva vissuto anche Caravaggio.
L’amour
“Estremamente monogamo” si professava Lagerfeld, ma in realtà si può dire che fosse del tutto disinteressato all’aspetto più fisico dell’amore: “è la cosa migliore da fare, altrimenti si finisce nella banalità. Si trovano dei difetti all’altro e viceversa. È meglio che la cosa rimanga astratta” disse una volta. Vive però una lunga storia d’amore – a modo suo – con Jacques de Bascher, vero e proprio dandy che fa innamorare tutte e tutti, e pure Yves Saint Laurent. E questo Karl non glielo perdona: o meglio, non lo perdona a Yves, perché a Jacques perdona tutto.

La maison di mademoiselle Coco
Arrivato da Chanel nel 1983 (non senza timore da parte di molti, spaventati nel vedere un teutonico a capo della maison più francese che ci sia), Lagerfeld studia ossessivamente gli archivi, e utilizza la storia degli abiti di Coco come un compositore fa con le note musicali.
La doppia C, le catene, il tweed, i bottoni dorati, le camelie: riconoscere oggi una creazione di Chanel è molto più semplice che identificare le creazioni degli altri stilisti, e il merito è in gran parte proprio di Karl, che ha saputo rendere iconica la storia, senza tuttavia metterla su un piedistallo. Certo, lui è stato sempre convinto di una cosa: che se si fossero incontrati, Coco lo avrebbe odiato profondamente.
Karl Lagerfeld x H&M
Il 12 novembre 2004 viene presentata la collezione che Lagerfeld disegna per H&M: trenta pezzi, dagli 8 ai 150 euro, che vanno a ruba in pochi minuti. E, mentre tutto il mondo della moda pensa che quella possa essere la pietra tombale per la carriera di Karl, lui è consapevole che così diventerà un’icona planetaria. Indovinate chi ha avuto ragione?
Nutrire il genio: le curiosità gastronomiche di Karl Lagerfeld
Lagerfeld beve solo Coca Cola anzi, la Coca Cola è la prima cosa che beve al risveglio. Per il resto, è golosissimo, e la pausa pranzo da Chanel è sempre una festa, con vassoi grandi come la tavola, sempre pieni di salsicce di Francoforte, da mangiare rigorosamente con la maionese.
E resta spazio pure per qualche Big Mac: per questo arriva – a settant’anni – a pesare più di cento chili. Troppo per lui che (memore delle frecciatine della madre, che continuano a fargli effetto anche se è morta da venticinque anni) decide di mettersi a dieta, chiedendo aiuto al dietologo di Gérard Depardieu: dopo tredici mesi di dieta, all’inizio degli anni 2000, perde ben 42 chili. Grande attenzione al suo aspetto ma nessun lifting, solo punturine di botox e camicie dal collo altissimo per nascondere le rughe del collo.

L’amore per Choupette
Per niente a suo agio col contatto fisico, Lagerfeld non ha un gran feeling nemmeno per gli animali: per questo è basito quando Baptiste Giabiconi gli chiede di tenergli la gatta Choupette. Karl è prima in imbarazzo, non riesce a prenderla in braccio senza rischiare di ammazzarla, ma poi nasce l’amore: Choupette diventa una vera diva, e Lagerfeld (che convince Giabiconi a lasciargliela) stravede per lei, tanto da ricoprirla da regali di ogni tipo. “Choupette mi ha reso una persona migliore, meno egoista”, disse una volta di lei.


“I pantaloni da tuta sono un segno di disfatta. Se li indossate, avete perso il controllo della vostra vita”. Lo ha detto proprio lui: pensateci la prossima volta che fate shopping.