Quanto di più francese – di più parigino – c’è di Marcel Proust? La vita di uno degli scrittori francesi più celebri di sempre è legata a doppio filo alla Ville Lumière e alle personalità che da qui sono passate tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Figlio di un medico (anche suo fratello Robert diventerà dottore e, al contempo, il cocco di papà per averne seguito le orme) e di Jeanne Weil – certamente la donna che amò di più – Proust deve combattere per tutta la vita con una forma d’asma invalidante, coi pregiudizi, con la sua stessa indole e con gli amori infelici. E nonostante tutto ha scritto un monumento della letteratura: la sua Alla ricerca del tempo perduto è uno dei libri più citati (e meno letti) al mondo.
Lungi da noi volervi proporre un gruppo di lettura in tema, vi raccontiamo 5 curiosità su Marcel Proust, madeleine comprese!
Le curiosità su Marcel Proust che svolteranno le vostre conversazioni colte
La stanza all’hotel Ritz
Proust è un habitué dell’hotel Ritz, al numero 15 di place Vendôme: è invitato all’inaugurazione del 1° giugno 1898 e presenzia a un innumerevole quantità di ricevimenti. Addirittura, decide di vivere qui per lunghi periodi, e pare che il suo ultimo desiderio (Proust muore 18 novembre 1922) sia stato quello di bere la birra dell’hotel. Ancora oggi chi decide di soggiornare al Ritz per le sue vacanze parigine può scegliere la suite Marcel Proust per sentirsi protagonista della Parigi fin de siécle (e sentirsi anche un po’ più povero, visto che i prezzi partono dai cinquemila euro per notte).

Il tè del pomeriggio nel Salon Proust
In alternativa si può gustare il tè del pomeriggio nel Salon Proust. Anche qui i prezzi non sono proprio modici, ma potrebbe essere una piccola follia più a portata di mano.




Il duello
Uno si immagina Proust intento a bersi il suo tè al Ritz e impomatarsi i baffi… e se invece vi dicessi che lo scrittore è stato anche protagonista di un duello (quasi) all’ultimo sangue? È il 1897 e della sua Recherche Proust non ha scritto neanche un rigo, ma ha invece da poco pubblicato Les plaisirs et le jours, una raccolta di poemi e di novelle che non viene accolta bene dalla critica.
C’è per esempio il giornalista Jean Lorrain che calca un po’ troppo la mano e fa qualche allusione molto poco velata all’omosessualità di Proust che, piccato per quei modi così poco ortodossi, decide di sfidarlo a duello. La mattina del 6 febbraio allora i due, con quattro testimoni, arrivano nella foresta di Meudon alle porte di Parigi. L’arma scelta è la pistola, ma per fortuna né Proust né Lorrain sono pistoleri provetti, e lo scontro si risolve con qualche pistolettata all’aria. L’onore però è salvo.

Marcel Proust e lo smart working
Avete presente quando, durante la pandemia, avete trasformato il vostro micro-appartamento in un ufficio? E vi ricordate dove passavate le giornate al computer, se l’unico tavolo di casa era occupato? Ecco, diciamolo tutti: a letto. Incredibilmente, anche Marcel Proust scrisse la sua Recherche sempre sdraiato a letto, in una stanza piccola, quasi completamente buia se non fosse stato per la luce di una lampada verde, e del tutto silenziosa. Perché? Facile: lo scrittore aveva rivestito le pareti di sughero, per far in modo che nessun rumore del mondo esterno potesse raggiungerlo. Una ricostruzione del piccolo mondo di Proust, con alcuni dei suoi oggetti personali, si trova oggi al Musée Carnavalet di Parigi.

Alla ricerca del tempo perduto
Nel maggio del 1908 scrive in una lettera: “ho in cantiere: uno studio sulla nobiltà, un romanzo parigino, un saggio su Sainte-Beuve e Flaubert, un saggio sulle donne, un saggio sulla pederastia (non sarà facile pubblicarlo), uno studio sulle vetrate, uno studio sulle pietre tombali, uno studio sul romanzo”.
Da tutte quelle idee prende forma la mitica A la recherche du temps perdu, opera in sette volumi scritti tra il 1909 e il 1922. C’è chi l’ha letta tutta, chi finge di averlo fatto, chi ha visto le riduzioni per la TV e chi ha ripiegato sui fumetti. Ma tutti sanno citare almeno un passo di quest’opera di più di 3.700 pagine: avete indovinato qual è?


La madeleine
Ora io lo so che Gloria mi odierà per averlo fatto, che gli dei del SEO mi giureranno vendetta, che un periodo così lungo al caro Proust, se avesse avuto a che fare col web e l’indicizzazione, nessuno l’avrebbe mai perdonato, ma come spiegarvi la faccenda della madeleine se non partendo dal brano più celebre della Recherche?

“Una sera d’inverno, appena rincasato, mia madre accorgendosi che avevo freddo, mi propose di prendere, contro la mia abitudine, un po’ di tè. Dapprima rifiutai, poi, non so perché, mutai parere. Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti, chiamati madeleine, che sembrano lo stampo della valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo.

E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto di madeleine. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicissitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita… non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale.

Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della madeleine. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura. Da dove veniva? Che senso aveva? All’improvviso il ricordo è davanti a me. Il gusto era quello del pezzetto di madeleine che a Combray, la domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio”.

La storia del dolce più celebre della letteratura…
All’epoca in cui Proust scrive, la madeleine era un dolce giovane: fu infatti ideato nel 1755 al castello di Commercy in occasione di una visita del duca Stanislao Leszczyński.
Pare che il re di Francia avesse chiesto un dolce memorabile al suo pasticcere, ma a un certo punto lui, invece di accendere il forno, decise di andarsene proprio durante il banchetto. Fu allora che – come sempre, oserei dire – una donna risolse la situazione. Una giovane aiutante di cucina, Madeleine, avrebbe preparato i dolcetti in quattro e quattr’otto, salvando la cena e la reputazione dei cuochi del re.

Esistono in realtà anche altre versioni della storia, ma c’è sempre di mezzo un possibile guaio e una tale Madeleine che coi suoi dolci risolve la situazione. Quello che non cambia è la ricetta della madeleine che comprende solo farina, burro, zucchero, uova, lievito e limone (o vaniglia).

… e i suoi concorrenti nella Recherche
Ma perché Proust sceglie proprio la madeleine questo nessuno lo sa. Non si tratta di un ricordo personale dell’autore, visto che nelle precedenti bozze si trattava di pane e burro con miele e poi una intristita fetta biscottata. Per noi golosi, molto meglio la madeleine.

Leggere le curiosità su Marcel Proust vi ha fatto venire voglia di dolce? Qui trovate la ricetta marziana delle madeleine mandorle e liquirizia.