Gli ultimi giorni di questo 2022 hanno fatto svampare, tra gli altri che evidentemente non potranno accorgersi di non esser qui citati, due immensi fenomeni che il mondo e la storia ricorderanno per sempre: quei gran talenti di Pelé e Vivienne Westwood.
Qui su Marte il mondo del calcio è trasversalmente citato solo per annoverare i calciatori fighi, i gossip trash e l’inadeguatezza di Dazn che fa cadere il pathos meglio di Renzi coi governi, e dunque ecco perché ci inchiniamo a Pelé (e pure a Maradona) ma non entreremo nel merito dei dettagli tecnici.
In redazione l’argomento moda pullula decisamente di più ma, con l’onestà che mi accompagna, non avrei saputo scrivere niente di meglio di quello che andrete a leggere ora.
Il prezioso condensato non scaturisce dalla mia tastiera ma da quella di Silvia @coma_girl che su Twitter ha diffuso un’appassionata sintesi che ripercorre la vita della stilista britannica Vivienne Westwood, facendoci capire con coinvolgente immediatezza quanto sia stata fondamentale per la storia della moda e per la sua personale formazione di designer.

Vivienne Westwood: la rivoluzione scritta nella storia della moda
di Silvia @coma_girl
Il thread che sento di dover scrivere stamattina è per raccontarvi di Vivienne Westwood usando gli occhi di una studentessa di design di moda ventenne, punk e donna interessata al cambiamento e alla rivoluzione che sono stata e che spero di essere ancora un pochino.
Vivienne nasce nel 1941 in una famiglia umile e vuole fare l’artista. Si iscrive all’Accademia, ma può frequentare solo un semestre; decide quindi di iscriversi a un più economico corso di insegnamento per diventare maestra d’arte e cercare di apprendere e soddisfare così la sua via espressiva.
Musica, moda e provocazioni
L’incontro fondamentale della sua vita è quello con Malcom McLaren, suo compagno per parecchi anni ed ex manager dei New York Dolls tornato dall’America coi polmoni pieni di rock and roll. Insieme affittano un piccolo negozio dove iniziano a vendere vinili e le creazioni di Viv.

anothermag.com

kidsofdada.com
Gli abiti che Vivienne crea sono qualcosa di rivoluzionario. Lacerati, tenuti assieme da spille da balia, con richiami alla cultura feticista, stampe provocatorie, roba mai vista prima che sconvolge la Londra degli anni ’70.
Tra i più famosi capi c’è la T-shirt in mussola leggerissima con la scritta destroy, la svastica e il Gesù Cristo crocifisso al contrario e con le maniche lunghissime a ricordare una camicia di forza, uno strumento perfetto di sconvolgimento delle generazioni precedenti alla sua.


Foto a destra via Google immagini – lot-art.com
Con Malcom radunò un gruppo di reietti e sbandati a cui diedero degli strumenti musicali e, sotto il nome di Sex Pistols, decretarono l’inizio del punk inglese, di cui Vivienne Westwood è stata senza dubbio alcuno la creatrice embrionale dell’estetica.

Grazie a Vivienne abbiamo l’immagine oramai iconica “celebrativa” per il giubileo d’argento del 1977: la regina Elisabetta II con la spilla da balia in faccia. Inutile dirvi quanto per gli inglesi la monarchia sia sacra e quanto pisciarci sopra in questa maniera sia considerato oltraggioso.


Gli anni ’80 e le favolose mini-crini
Vivienne capisce il suo potenziale e decide di voler fare sentire la sua voce il più lontano possibile, dunque inizia a produrre delle collezioni da presentare ai buyers. Sono gli anni ’80, e l’estetica New Romantic detta legge. La sua prima collezione è ispirata al mondo dei pirati.


Inizia così a lavorare come fashion designer vera e propria e a intraprendere una meticolosa ricerca sulla storia del costume, proponendo elementi dell’abito d’epoca, come corsetti e crinoline, e del tessuto tradizionale e prezioso, come i tartan e i damascati.
Una delle fasi che personalmente amo di più è quella delle mini-crini. Una crasi tra la minigonna, potente strumento di liberazione del corpo femminile, e la crinolina, un’impalcatura di rigidi cerchi che invece intrappolava il corpo della donna.

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A destra la bambola Sindy | sindy.co.uk
Il mondo della moda non è pronto e la accoglie con riluttanza
Il suo modo di essere diretta e sfacciata disturba, il suo voler rimanere indipendente, senza legarsi a grossi gruppi che gestiscono i grandi marchi, la isola. Ma lei è così, fa di testa sua e non vuole padroni.
Viene presa in giro perché bizzarra, sopra le righe, non allineata. Allego questo video di una sua partecipazione ad una trasmissione televisiva dove, davanti ai suoi modelli, il pubblico la deride sfacciatamente. Poveri stronzi che non capiscono un cazzo.
I gloriosi anni ’90 di Vivienne Westwood e la storia delle mutande
Ma il suo talento è talmente evidente che nel 1990 arriva finalmente la consacrazione, confermata nel 1991, quando l’establishment britannico della moda è obbligato a consegnarle il premio di British Designer of the Year per due anni consecutivi.
Nel 1992 la Regina, quella a cui aveva pisciato sopra negli anni ’70, la convoca per insignirla del titolo di Dama dell’Ordine dell’Impero Britannico. Lei si presenta con un abito rigoroso che nasconde una sorpresa, niente mutande sotto: un’ottima opportunità per fare una giravolta!
Vivienne ormai di quell’establishment fa parte. Dopo aver lottato per anni per fare sentire la sua voce, ora è dentro e da dentro può giocare con le sue regole: distruggere dall’interno per ricreare un mondo della moda, e non solo, un mondo della moda più a sua misura. E continuerà a farsi sentire.
La moda consapevole e ambientalista di Vivienne Westwood
Inizia a collaborare con Greenpeace più di dieci anni fa, utilizza la sua moda per veicolare il messaggio di dover cambiare atteggiamento nei confronti del pianeta Terra, e lo fa anche lei, nel suo piccolo, restando indipendente e continuando a non legarsi alle multinazionali.
Nel 2014 si spoglia nuda per uno spot ironico e divertente della Peta per promuovere il vegetarianesimo e aderisce alle campagne divulgative per rendere l’industria della moda britannica fur free.

Nello stesso anno promuove il voto del sì al referendum sulla divisione della Scozia dalla Gran Bretagna, facendo sfilare le sue modelle con delle spille con scritto Yes, perché, a detta sua, “gli scozzesi sono un popolo molto migliore degli inglesi”.
Spero di avere reso giustizia a una donna che ho sempre ammirato e concludo con una foto che secondo me riassume la sua filosofia: Vivienne travestita da Margaret Thatcher, perché il sistema lo ha preso in giro tutta la vita, sia dall’interno che dall’esterno, ad alta voce.

Grazie nuovamente al racconto di Silvia @coma_girl, un contributo di valore a imperitura memoria di Vivienne Westwood e della sua vita incredibilmente punk e marziana.

[ E l’anno della dipartita di Viv coincide con quello della queen Betty. Coincidenze? Questo non creTo. ]