Al netto della scomparsa di Vivienne Westwood, l’altra grande “tragedia” che ha colpito il mondo della moda negli ultimi mesi del 2022 è stata la notizia della fine del sodalizio artistico tra Alessandro Michele e Gucci, durato più di vent’anni, di cui otto che hanno visto lo stilista romano nella veste di direttore creativo. Ma chi è Alessandro Michele? Cosa ha fatto? Perché se n’è andato? Cosa ha contraddistinto il suo percorso in Gucci e quali sono stati i momenti che ricorderemo per sempre? Proviamo a rispondere a queste domande mentre in sottofondo si sente una playlist musicale degna dei falò di confronto di Temptation Island.
NdR: tra gli altri eventi nefasti della moda del 2022 ricordiamo: l’uscita di Riccardo Tisci da Burberry e la chiusura di Raf Simons.
Cominciamo dalla fine: perché Alessandro Michele ha lasciato Gucci?
Al lasciarsi e rimanere amici non ci crede nessuno, su questo non ci piove, ma il post Instagram della serie “c’eravamo tanto amati” è un rito. Alessandro Michele la sera del 24 novembre conferma la fine del suo rapporto con Gucci senza specificare le motivazioni, ma con una dichiarazione d’amore alla maison, al suo pubblico e a tutti coloro che hanno collaborato con lui in questi anni. Per capirci, io me ne vado ma the show must go on.


Sulle motivazioni dietro l’abbandono non è trapelato nulla di ufficiale se non la reciproca volontà di cambiamento, ma si vocifera che François Pinault non fosse soddisfatto del design del marchio Gucci sotto la direzione di Michele, arrivando addirittura a chiedergli (o imporgli?) un cambio di rotta. Di fronte alla risposta negativa dello stilista, Pinault avrebbe colto la palla al balzo e chiesto a Michele di andarsene, usando la scusa della crescita del brand solo del 9% rispetto al 10% previsto.
È il caso di scomodare Manzoni quando ci chiediamo se si tratti della verità: “ai posteri l’ardua sentenza”.
Qualche curiosità: chi è Alessandro Michele?
Romano, classe 1972, capelli lunghi, barba e stile inconfondibile: questo è Alessandro Michele che inizia il suo percorso in Gucci nel 2002 come designer di borse, prima con Tom Ford e poi con Frida Giannini. Suo padre era un tecnico di Alitalia, sua madre lavorava in uno studio di produzione cinematografica ed era particolarmente interessata ai costumi di scena. La donna della vita di Alessandro Michele però era sua nonna, che gli ha insegnato a cucire e lo ha aiutato a decolorarsi i capelli quando aveva dieci anni.
Il suo colore preferito è il rosa e ama molto i cani, infatti possiede due Boston Terrier, Orso e Bosco. Tra i suoi miti, qualcuno che proprio non mi aspettavo: la Regina Elisabetta, che in un’intervista ha definito “una delle persone più stravaganti del mondo” apprezzando il suo modo di scegliere e abbinare i colori.




Uno degli aspetti che più ammiro e che meglio fanno comprendere chi è Alessandro Michele è la sua passione per il collezionismo: possiede oltre 35 diverse copie illustrate del romanzo Alice nel Paese delle Meraviglie, un numero imprecisato di carlini di porcellana, ha ereditato la collezione di bastoni da passeggio intagliati di suo padre e oltre 360 paia di scarpe. Precisazione: pare che di queste 360 paia, nemmeno uno sia di sneakers, ma che si tratti solo di mocassini, stivaletti, pantofole e clogs. Anche il suo ufficio è uno specchio di questa passione per il collezionismo. Chi ci è stato ha raccontato di tantissimi libri, tappeti, arazzi, divani, piante, uccelli impagliati e un costante sottofondo di canti gregoriani.





Le sue fonti di ispirazioni: tra architettura e teatro
Chi è Alessandro Michele emerge anche dal suo vasto e profondo universo creativo, popolato da un mondo di colori e riferimenti che spaziano attraverso i secoli, le culture e gli stili, portando nell’orbita di Gucci moltissimi elementi diversi che spesso hanno fatto discutere, ma che sicuramente hanno segnato un nuovo passo per la maison.
È un grande appassionato di architettura e di edifici sacri: nel 2017 è stato il primo (e unico) stilista ad avere il permesso di organizzare una sfilata a Westminster Abbey. Uno dei suoi luoghi del cuore è la chiesa di San Clemente a Roma che lo colpisce per lo sfarzo dei suoi mosaici e i bagliori che producono con la loro luce.







Complice il lavoro di sua madre, anche cinema e teatro hanno svolto un ruolo centrale nella sua formazione, soprattutto le forme, le suggestioni e i colori della Hollywood degli anni Sessanta e Settanta.
Come Alessandro Michele ha rivoluzionato Gucci
O meglio, come Alessandro Michele ha contribuito a rivoluzionare la moda.
Non passi, ma salti da gigante sono stati fatti nella direzione dell’inclusività: “non creo abiti per uomini e per donne, ma per esseri umani”, facendo dileguare in un attimo secoli di stereotipi e dichiarando superata l’immagine dell’uomo metrosexual. Chiaramente tutte le sue collezioni hanno messo in discussione il binomio maschile-femminile, nella radicata convinzione che la moda debba rappresentare la realtà e dunque abbracciare tutte le sfumature dell’umanità.




Sicuramente un altro aspetto interessante è stato ammettere l’importanza dello show business e dell’avere testimonial che credono fermamente nei valori portati avanti dal brand, anche nella loro vita privata. Alcuni dei volti di Gucci degli ultimi anni sono Harry Styles, Lana Del Rey, Jared Leto, Dakota Johnson, Jessica Chastain e Lady Gaga. In Italia non possiamo non citare Achille Lauro e i Maneskin.





Il Gucci di Alessandro Michele è anche il brand delle collaborazioni, come Balenciaga, North Face e Adidas, eliminando qualsiasi distanza tra l’alta moda e lo streetwear e soprattutto creando delle collezioni culto.




Alessandro Michele ha inoltre trasformato le sfilate di Gucci in veri e propri show, che catapultavano i presenti (e tutti i fan online) in un vero e proprio spettacolo magico, quasi un sogno.
Tra i momenti più iconici non possiamo non nominare la magica sfilata sull’Hollywood Boulevard, la straniante passerella di coppie di gemelli identici, fino alle teste mozzate e ai cuccioli di drago portati a mano come borsette.
La domanda sorge spontanea: riuscirà il suo successore a fare di meglio?


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