Da qualche parte ho letto che nessuna grande storia è cominciata con qualcuno seduto a un tavolo a mangiare un’insalata. È vero, ho sempre pensato. Ebbene: si sbagliavano.
La straordinaria storia delle donne che fondarono il MoMA comincia proprio così: con un pranzo e un grandissimo sogno, che poi è diventato realtà.

Eravamo tre amiche al bar
Le protagoniste della nostra storia sono tre donne dell’alta società di New York: Abby Aldrich Rockfeller, Lillie Plummer Bliss e Mary Quinn Sullivan. La stampa le soprannominò “Daring Ladies”, le signore audaci, perché a loro non interessava organizzare balli di beneficienza e cene, né tantomeno partecipare ad eventi mondani. Le tre donne che fondarono il MoMA avevano in comune molte cose: passione per l’arte, grande competenza e contatti importanti della New York dell’epoca. È proprio durante un pranzo nel 1928 che si rendono conto che le donne della città avevano un grande interesse per l’arte e che erano disposte a comprare opere e a sostenere i giovani artisti.
Tutte e tre avevano viaggiato in tutto il mondo ed erano pronte a cominciare questa grande avventura. Volevano creare un’istituzione dedicata esclusivamente all’arte moderna, che esponesse esclusivamente opere create dopo il 1880. La loro visione era quella di aiutare le persone a comprendere e godere delle arti visive del loro tempo e di creare “il più grande museo d’arte moderna del mondo“.
… E guardando le foto qui sotto, ci sono proprio riuscite!







Chi sono le donne che fondarono il MoMA?
Abby Aldrich Rockfeller era la più giovane delle tre ma era anche quella che aveva viaggiato praticamente in tutto il mondo: non solo in Europa, come era usuale tra le ricche famiglie americane, ma anche in Asia. Si era poi sposata con il petroliere John Davison Rockefeller Jr., non con uno che di mestiere pettinava le bambole, insomma, e sì, se ve lo state chiedendo, è proprio quello a cui dobbiamo il Rockfeller Center, con tanto di albero di natale.
Lillie P. Bliss aveva sostenuto economicamente l’Armory Show del 1913 (la prima mostra di arte moderna degli Stati Uniti, che esiste tutt’oggi sotto forma di fiera) ed era una grande collezionista. Aveva opere di molti artisti, tra cui Cézanne, Degas, Renoir, Matisse, Modigliani e Picasso, che ovviamente confluirono nella collezione del MoMA.
Mary Quinn Sullivan era invece un’insegnante d’arte, moglie di un noto avvocato nonché collezionista di arte e libri rari. Nel 1933 abbandonò il museo per aprire una galleria d’arte tutta sua.



Gli inizi e le prime difficoltà
Quando si dice il tempismo. Circa un anno dopo quel famoso pranzo e a meno di una settimana dal crollo di Wall Street, il MoMA aprì al pubblico con una mostra dedicata a Cézanne, Van Gogh, Gauguin e Seurat. Il museo non si trovava nella sede attuale, ma in una galleria di appena sei stanze al 12° piano dell’Heckscher Building al 730 della Fifth Avenue. La collezione permanente comprendeva appena 8 stampe e un unico disegno. Di fatto, nonostante i prestigiosi cognomi delle sue fondatrici, il museo non aveva soldi, perché i mariti (in particolare Rockfeller) non vedevano di buon occhio questo nuovo hobby delle loro dolci metà.
Il primo direttore del museo infatti, Hamilton Barr Jr (l’unico professore a tenere un corso d’arte moderna americana in tutto il paese), lavorò praticamente gratis per anni.


Una sola cosa non avevano previsto i cari maritini. La prima mostra fu un successo straordinario che attirò oltre 47.000 visitatori durante il mese di apertura.
Il cambio di sede
Nei suoi primi dieci anni di vita il museo cambiò sede per ben tre volte nonostante le mostre di grande successo che continuava a proporre al pubblico newyorkese. Nel 1935 infatti il MoMA ospitò la prima personale di Vincent van Gogh con 66 quadri e 50 schizzi.
Nel 1939 il buon Rockfeller decise che la moglie ci aveva visto giusto e cominciò a sostenere attivamente il suo progetto. Acquistò e donò al museo il terreno su cui sorge tutt’oggi sulla 53esima strada, a pochi passi dalla Fifth Avenue.
Il museo inaugurò in pompa magna il 10 maggio 1939, con tanto di saluto dell’allora presidente Roosevelt. Quello stesso anno il museo organizzò una grande retrospettiva dedicata a Picasso, che fu una delle mostre di maggior successo di sempre. Tra le opere esposte, anche la Guernìca.



Questo è un grande esempio di look da sfoggiare al museo!


In questa foto siamo nel 1948.
L’incendio del 1958
Dato che la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo, nel 1958 scoppiò un terribile incendio durante l’istallazione del nuovo impianto di condizionamento. Il grosso della collezione si salvò, anche se alcune opere furono irrimediabilmente danneggiate, tra cui due Ninfee di Monet, acquistate solo qualche anno prima. Nella confusione, pare che Nelson Rockefeller, figlio di Abby e John, sia riuscito a proteggere Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte di Seurat dall’ascia di un pompiere che cercava di aprirsi un varco tra le fiamme.

Alla fine, per fortuna, ben 500 pezzi sono usciti dall’incendio sani e salvi. Il denaro ricevuto dall’assicurazione fu immediatamente utilizzato per arricchire la collezione con il meraviglioso trittico di Monet che oggi possiamo ammirare al MoMA.

Le donne che fondarono il MoMA vs le donne al MoMA oggi
Dal giorno della sua apertura il MoMA ha organizzato più di 3.500 mostre. La sua collezione conta 150.000 pezzi e il museo viene visitato da più di 2.000.000 di persone ogni anno. Nonostante il motore di questo straordinario progetto siano state proprio tre donne, l’opinione pubblica americana e diversi gruppi di artiste donne, tra cui le Guerrilla Girls, hanno portato alla luce come ancora troppe poche artiste siano presenti tra le sale del museo. Questo tema, complesso e tremendamente attuale, è ben descritto in questo articolo di Medium.



Da New York all’Italia, dal MoMa alla Pinacoteca di Brera: ecco la nostra super donna dell’arte
Eccomi infine con un consiglio cinematografico tutto made in Italy, come canterebbe Rosa Chemical (ma senza slinguazzata con Fedez). Ci spostiamo in Italia e ringraziamo mamma Rai per il meraviglioso film sulla straordinaria vita di Fernanda Wittgens, interpretata da Matilde Gioli. La Wittgens è stata la prima direttrice della Pinacoteca di Brera e artefice, durante la guerra, del salvataggio di tante opere d’arte e di molti ebrei.
Un’altra donna che ha lasciato un segno indelebile nel mondo dell’arte.

Leggi tutto di un’altra grande donna dell’arte: Peggy Guggenheim