L’acqua di San Giovanni, questa strana moda di disporre fiori in un catino e fare la foto su Instagram, in realtà cos’è e come si fa?
Ce ne rendiamo conto sempre troppo tardi, quando la nostra bacheca Instagram pullula di acque fiorite e puntualmente diciamo “l’anno prossimo lo faccio”. Quest’anno ci pensa Marte a lanciarti il promemoria con tanto di Bignami del significato intenso, sacro e profano della pratica propiziatoria di tradizione nel mese di giugno.

Che cos’è l’acqua di San Giovanni
L’acqua di San Giovanni è un rito tradizionale popolare soprattutto in alcune parti d’Italia e nell’Europa del nord e, se fatta bene, può davvero essere bevuta.
Il 23 giugno, ovvero la sera che precede la notte di San Giovanni, si raccolgono fiori ed erbette dal giardino e si lasciano riposare per tutta la notte (tra il 23 e il 24 giugno) all’interno di un catino o una bacinella piena d’acqua. La mattina successiva l’acqua viene bevuta (anche no) per le proprietà curative e rigeneranti che provengono dall’infusione delle erbette, o più semplicemente la si usa per bagnarsi il viso con la rugiada che si deposita sulle erbe e sui fiori, considerata miracolosa.

La leggenda legata all’acqua di san Giovanni
La notte di San Giovanni è tradizionalmente associata a credenze e rituali che celebrano il solstizio d’estate, infatti fa così caldo che la rugiada si trova forse solo in Trentino. La mattina del 25 giugno la mia acqua di San Giovanni è tiepidina.
La parte che ci piace di più è quella della leggenda: le erbe e i fiori raccolti durante questa notte con la rugiada assorbita nelle prime ore del mattino dovrebbero avere proprietà magiche e curative che possono aiutare a proteggere dalla sfortuna e a fare cose miracolose tipo far ricrescere i capelli, favorire la fecondità, curare la pelle, allontanare le malattie… ciò che uno desidera (cit.).
L’origine dell’acqua di San Giovanni risale alle antiche credenze popolari legate alla notte del santo, il 24 giugno, che rappresentava una data molto importante nei calendari liturgici e agricoli in Europa.
Il solstizio d’estate è da sempre considerato un giorno intriso di magia in cui il confine tra il mondo spirituale e quello fisico si assottiglia, per questo le erbe e i fiori raccolti durante questa notte diventano “magiche” e particolarmente potenti. Chissà se qualcuno li ha mai usati per scatenare qualche maledizione invece…

La ricetta: come fare l’acqua di San Giovanni
- Fiori q.b.
- Erbe q.b.
La ricetta dell’acqua di San Giovanni varia a seconda della regione e della tradizione locale, ma di solito prevede l’utilizzo di una miscela di erbe e fiori, tra cui la verbena, l’iperico, l’artemisia, la lavanda, la menta e la rosa.


La verbena è anche quella che tiene lontani i vampiri (The Vampire Diaries insegna) ma per lo più è conosciuta per le sue proprietà analgesiche.
L’iperico è antidepressivo, attenzione!
L’artemisia è diuretica: non eccedete.
La lavanda, la menta e la rosa le conosciamo e va bene così.
Ma chi vuoi che abbia queste erbette in giardino oltre quella zia mezza fattucchiera e mezza strega che tutti tengono alla larga perché conserva in frigo gli intrugli homemade adatti ad ogni malore?!
In effetti nel mio giardino raccolgo salvia, menta e rosmarino. Timo, margheritine a caso e basilico, perché ce vo.
Diciamo che è più un pollo arrosto che n’acqua aromatica.

Tradizioni simili in giro per il mondo
Esistono diverse tradizioni simili in tutto il mondo, in cui si utilizzano erbe e fiori raccolti durante una notte speciale per le loro proprietà magiche e curative. Ad esempio, nella cultura cinese esiste una tradizione simile legata al Duanwu Festival, che si tiene il quinto giorno della quinta luna del calendario lunare cinese, di solito a giugno. Durante questo festival, si utilizzano erbe come l’artemisia e il calamo per purificare la casa e per prevenire malattie.

In alcune parti dell’Africa, si utilizzano erbe e piante per scopi simili, e in alcune tribù indigene delle Americhe, la raccolta di, erbe e fiori è legata a rituali di guarigione e spiritualità.
Insomma, sappiamo che la raccolta di erbe e fiori per scopi curativi e spirituali (pozioni, malocchio et similia) è una tradizione antica presente in molte culture in tutto il mondo e rappresenta una parte importante della cultura e delle vicende storiche, motivo per il quale le antenate della zia fattucchiera che conserva gli intrugli erano bruciate al rogo.
…. Questa però è un’altra storia.
