Oggi vi spiego il linguaggio della Gen Z degli adolescenti di oggi, quelli che posseggono i social, che maneggiano la tecnologia come fosse creta, che si fanno beffa di tutto quello che è venuto prima di loro, che vestono alla marinara e sono qui per punirci in nome della luna. Ah, no.

Insomma i ragazzi e le ragazze nati a partire dal 1996 hanno un linguaggio tempestato di parole inglesi, inglesizzate o storpiate, che utilizzano come codici per mandarsi messaggi, spesso sui social o su whatsapp.
Certo che, inanellare una parola slang dietro l’altra, crea frasi articolate che a orecchie estranee alla loro generazione risultano incomprensibili. Vi assicuro che basta solo un po’ di esercizio.
Ecco l’elenco delle parole più in uso con significati ed esempi adatti a Boomer e Millennial.
Generazione X, Y, Z: chi sono
Prima di tutto chiariamo chi sono i Boomer, da dove escono fuori i Millennial e perché il mondo è della Gen Z.
I Boomer, figli del boom economico, sono quelli nati tra il 1946 e il 1964 (anno più, anno meno) e che non capiscono i meme dei gattini.

Alla Gen X appartengono quelli nati tra il 1965 e il 1980 (anno più anno meno), ma per gli adolescenti si tratta comunque di Boomer (late boomer), soprattutto perché la maggior parte dei genitori di adolescenti appartiene a questa generazione.
I Millennial (Gen Y), cresciuti con le Spice Girls, i jeans a vita bassa e Pearl Harbor, sono quelli nati tra il 1981 e il 1996.
La Gen Z viene dopo. Dopo di lei c’è la Gen Alpha (nati dal 2012), i figli dei Millennial (povere creature).
Riassumendo, la Gen Z pagherà la pensione delle Gen X e Y: sono il futuro.

Il Linguaggio della Gen Z
Cominciamo col mettere le cose in chiaro: quelli fighi della Gen Z non si definiscono tali bensì 5G, facile capire il riferimento. Se non lo capisci loro ti fanno i side eye e ti giudicano… boomer!
Il linguaggio della Gen Z riguardo le relazioni
Quando qualcuno è in una relazione ma non è in una relazione, è in un rapporto casuale ma comunque duraturo, non dà etichette alla coppia ma comunque la cosa persiste… non è una relazione, quindi non si parla di relationship, bensì di situationship: è una situazione!
Si dice anche “sto in una situazione”. A leggerla così può sembrare una cosa pericolosa e invece è solo una relazione occasionale a tratti monogama che non prevede consolidamento.
Crush, LA crush, la cotta adolescenziale. Non corrisposta, ovvio. Sbagliate l’articolo e… BOOMER! Lo sapete già.

Shippare: fare il tifo per una coppia. Su questo ci ho già scritto un articolo dedicato quindi dovreste essere preparati.
Ghostare: sparire, interrompere una relazione senza manco un post-it, invece tipico dei Millennials che, con post-it e messaggini, hanno infranto parecchi cuori.

Quando una relazione si fa invece troppo pressante allora Chill! Rilassati, baby.
Termini strani ma non troppo nel linguaggio della Gen Z
Il linguaggio della Gen Z racchiude slang che cacofonicamente possono sembrare strani.
Triggerare per esempio in ambito psicologico vuol dire “far arrabbiare”.
Lo usano in frasi come: “Bro, cos’è che ti triggera?”
Di conseguenza è bene chiarire che Bro vuol dire fratello, da brother.
Si chiamano “Bro” (o “Fra” al Sud) tra ragazzi e “Amo” tra ragazze. Con dovute eccezioni.
Keppando: da cap, capping, mentire in inglese, “stai mentendo”.
Situa: “Domani non vengo a scuola, ho mal di pancia”. “Wa Bro, ma stai keppando?”
Situa sta per “situazione tipo”.
Pullappato: rubato. Questa è tipicamente milanese. Va in abbinamento al termine “maranza”.
“un maranza mi ha pullappato il telefono”. Sul termine maranza non voglio proferire parola.
Si Pullappa anche la Crush di qualcuno, eh.
Situa slang sui social media
Commentare “amo noi” e “troppo noi” nei commenti TikTok a qualche video funny vuol dire che la situazione descritta nel video corrisponde a qualcosa che avviene tipicamente o che potrebbe tranquillamente accadere tra la persona che tagga e quella taggata. Insomma, le due “amo” si riconoscono in quel video e se lo devono dire.
Il caro vecchio POV (Point Of View) messo in sovraimpressione ai video pubblicati su TikTok serve a far calare chi guarda il video nel contesto del video stesso. Ma perché ultimamente il POV si trova barrato?
Dopo il POV classico a cui siamo abituati, è arrivato il “POV: non è un POV” che sottolinea la realtà di quello che sta accadendo nel video e il fatto che il video sia stato girato durante un momento di realtà e non sia stato ricreato apposta (come succedeva col POV).


Ok, sta diventando complicato.
Spiego in breve:
POV: situazione inventata in cui ci si riconosce.
POV non è un POV: situazione reale che se fosse inventata sarebbe un POV.
Quest’ultimo si riassume graficamente in POV barrato di rosso.
Nessuno, io. Si usa nei meme ed è utilizzato per deridere le persone che si sforzano di attirare l’attenzione e tendono a fornire opinioni non richieste. Diventato famoso coi tweet che di solito iniziano con le frasi “Nessuno:”, “Nessuno:” e “Io:”, è poi diventato il testo di molti meme e infine è sbarcato su TikTok.
Nei video viene utilizzato per descrivere una situazione in cui qualcuno (IO) compie un’azione senza che nessuno glielo abbia chiesto (NESSUNO). Spesso l’IO si ridicolizza da solo.

Questa è filosofia Bro. Mi sento troppo che sto a spiegà Platone. Non potete capire.
Se c’è una cosa fondamentale che dobbiamo chiarire è che la Gen Z non ha paura di contaminare il linguaggio con termini anglofoni. Mica come me che temo che l’Accademia della Crusca stia lì a spiare i miei social come un’insegnante isterica.
Termini ultimi ma non ultimi del vocabolario delle nuove generazioni
Cringe: imbarazzante. Un boomer che dice cringe è cringe. Non dirlo, sallo e basta.
Sto male / Io morta: stare morendo dalle risate tanto da stare male. Si usa anche l’emoji del teschio per dire la stessa cosa.

Drippare: avere molto stile. Dall’inglese “to drip” (sgocciolare), si intende il fatto che un giovane “gronda di stile” indossando capi sportivi firmati o che imita bene qualche tipo di idolo musicale.
– “Bro, drippi un botto” (un botto si diceva pure 20 anni fa).
Il giovane in questione che gronda, se si vanta parecchio allora Flexa.
Flexare si usa anche quando si ostenta un ragazzo nuovo o un nuovo taglio di capelli.
Snitchare: fare la spia. Vale anche con gli spoiler.
Buggare: da bug, errore di sistema, vuol dire bloccarsi.
Lo usano spesso per parlare di dispositivi elettronici che fanno cilecca o di compagni che alle interrogazioni fanno scena muta.
Tutto questo è Swag, ovvero cool. Niente da aggiungere.
3 Commenti
…ecco qui non so se flexare molto o autocommiserarmi altrettanto perché in qualità di mater familias di 14enne riconosco il 90% di quanto sopra. Mi mancava “pullappare” e rimedierò perché, di fatto, la figliola mi “pullappa” ogni giorno maglie e jeans. Solidarietà a tutti i boomerrrr in ascolto…
da persona appartenente alla GEN z ti dico di non utilizzarli sempre questi termini, almeno per alcune persone diventa cringe detto da un genitore dopo un po. Usali raramente.
Ma è obbligatorio sforzarsi di capire questo idioma? Tanto tra poco sarà superato, e i neonati di oggi lo troveranno ridicolo. Il che accomuna i sessantenni come me ai neonati, e chiude meravigliosamente il ciclo delle incomprensioni generazionali.