Kate Middleton e Meghan Markle non si rivolgono più la parola ma si sfidano sulle passerelle del royal fashion lanciandosi fulmini e saette e sfoderando tutte le armi nella loro faretra, dal fascino allo stile.
Kate, da working royal, la vediamo sicuramente più spesso intenta ai suoi doveri da principessa. Meghan invece se n’è stata in sordina per qualche mese e, se non paparazzata (come al concerto di Beyoncé), era difficile notarla in giro fino all’apparizione agli Invictus Games.
Meghan porta il royal fashion agli Invictus
Cosa sono gli Invictus Games e che c’entra la Markle coi giochi?
Gli Invictus Games sono un evento multisportivo internazionale, tenutosi per la prima volta nel 2014, tra veterani di guerra, sia uomini che donne, che hanno contratto una disabilità legata al servizio militare. Sono tornei fondati dal principe Harry che è patrono dell’evento, lo apre con un discorso inaugurale e ne segue poi lo svolgimento. Quest’anno Meghan era al suo fianco.
Con l’apparizione di Meghan Markle all’evento Invictus sono successe due cose:
1. Il mercato della moda è stato travolto dal “Meghan effect”.
2. Le malelingue che volevano i coniugi Sussex separati si son dovute sciogliere nell’acidità di stomaco che gli è salita.
Ma torniamo al punto 1.
Meghan, da quando è tornata a vivere negli Stati Uniti dopo la Megxit, ha ripreso a indossare brand americani snobbando le regole dell’etichetta inglese che le imponevano di prediligere solo stilisti britannici.
Ricordate lo scandalo quando si seppe che il suo abito da sposa sarebbe stato Givenchy?
Scegliendo di indossare American, che messaggio ci dà? Prima di tutto che ha intenzione e voglia di fare solo quello che pare a lei, e mi pare giusto. In secondo luogo, si nota una ricerca su marchi che lavorano a favore della sostenibilità e dell’empowerment femminile, tra cui poi fanno capolino anche i suoi brand preferiti di sempre: J.Crew, Ralph Lauren e Carolina Herrera.
La sostenibilità prima di tutto
Uno dei marchi che Meghan valorizza da quando lavorava ancora come working royal è Cuyana, un brand di lusso accessibile realizzato con materiali sostenibili, e in qualche caso riciclati.
Durante gli Invictus, la duchessa ha indossato anche Cesta Collective, il brand di Brooklyn che ha a cuore l’empowerment femminile nelle comunità del Ruanda, dove vengono prodotte a mano le borse.
Gioielli royal fashion
Il ciondolo raffigurante il segno zodiacale del leone è del brand Brilliant Earth di San Francisco che ha la mission di portare l’etica nel mondo della gioielleria contemporanea, lavorando con pietre e metalli di provenienza certificata.
Kimaï è invece il marchio dei semicerchi d’oro e diamanti che si rifà agli stessi principi. I diamanti in questo caso sono coltivati in laboratorio e l’oro è riciclato.
Altri ciondoli e gingilli sono di Ariel Gordon, di Santa Monica, brand con gli stessi ideali e attenzione per il fairtrade.
Meghan è la regina del quiet luxury, una donna di potere, consapevole della sua influenza, che si veste da paladina delle donne e decide di affiancare alle grandi firme dei brand di lusso accessibile che pongono attenzione alla sostenibilità, al fairtrade e all’empowerment femminile.
Le passerelle di Kate
La principessa del Galles è la regina del royal fashion e ancora una volta ha scatenato chiacchiere e titoloni sui tabloid patinati che esaltano la rinfrescata al look che Kate ha deciso di fare tagliando semplicemente una frangia a tendina.
Rimarca il suo ruolo di icona beauty, capace di cedere alle tendenze capelli senza lasciarsi però surclassare, interpretando i dettami della moda senza perdere la raffinatezza che contraddistingue la sua immagine e il suo ruolo.
Nelle ultime uscite da working royal, Kate ha indossato qualcosa di controverso e qualcosa di riciclato, come al solito.
In visita a un organizzazione benefica che si occupa della causa Ucraina, indossa Sézane, brand francese, e Cefinn, brand inglese, dando un colpo al cerchio e uno alla botte.
Nessuno mai prima di lei aveva indossato marchi non inglesi. Lei si azzarda a farlo, matchando e valorizzando quello che indossa senza mai sminuire i prodotti della madrepatria, non sia mai che venga una gastrite a Camilla!
Per i gioielli, se non sono prestati dalla corona o ereditati dalla defunta suocera, Kate punta spesso al made in London.
Ama moltissimo Shyla Jewellery che non risulta essere neppure molto caro, scelta che la conferma come icona di stile anche per le tasche non proprio royal.
Royal fashion con i contribuenti’s money
In visita a una scuola di Cardiff indossava un completo del noto marchio inglese Holland Cooper.
La designer ha partecipato anche ad alcuni matrimoni royal come quello di Kitty Spencer, quindi è tenuta in seria considerazione in quegli ambienti.
Sulle scarpe si concede delle made in Italy Gianvito Rossi.
A fine settembre l’abbiamo vista avvolta in giacche Burberry e Zara, amatissime e già indossate.
La principessa del riciclo creativo e del “non mi faccio problemi a indossare il low cost” è tornata nei suoi vecchi panni, indossando un blazer Zara doppiopetto rosso con bottoni oro e il completo Burberry in verde.
Nonostante Kate indossi spesso abiti in cui s’è già mostrata in pubblico, in barba ad ogni etichetta (come lei solo la principessa Anna) e prediligendo spesse volte brand low cost, da una recente indagine del sito royal “Ufo No More” è risultata essere la terza reale più spendacciona d’Europa.
Nel 2022 Kate avrebbe mostrato in pubblico 204 nuovi capi per una spesa totale di circa 217.310,46 euro.
Il suo status non le permette vivere interamente low cost, altrimenti si direbbe che è una sostenitrice del fast fashion, non può tuffarsi nel lusso più sfrenato perché si veste grazie ai soldi dei contribuenti inglesi (assurdo) e quindi, per non risultare disallineata coi dettami della casa reale, col green style di Re Carlo e troppo lontana dal popolo, cerca di azzoppare e medicare.
Del resto può davvero fare quello che le pare, l’odio e il rancore sono tutti mirati verso la cognata.