Non dimenticherò mai la sensazione che provai la prima volta che misi piede a Roma: non ebbi l’idea di sentirmi a casa ma di aver finalmente trovato casa.
E da lì l’amore per la magica città di Roma mi accompagna indelebile nel mio quotidiano, tanto che se non ci torno almeno un paio di volte l’anno ne sento una grande mancanza.
Pian piano comincio a conoscerla sempre di più, difficile trovarsi a Roma e resistere alla tentazione di andare a passeggiare sotto al Colosseo, sull’Altare della Patria, a Piazza Navona, Piazza di Spagna, Fontana di Trevi, al Pantheon. Ma l’avida voglia di scoprire tutte le altre bellezze che le appartengono è tanta e così ultimamente ho messo in saccoccia nuove perlustrazioni, zone insolite e mete meno frequentate.
Un paio di settimane fa mi sono dedicata a due quartieri molto diversi tra loro ma entrambi molto belli e pregni della città eterna, la Garbatella e Coppedè.
GARBATELLA
Questa zona di Roma, sorta poco prima degli anni venti e riconosciuta solo recentemente come rione, mi ha letteralmente stregata: è immediata la percezione di una Roma diversa da quella del solito turista, eppure si scopre uno dei suoi cuori pulsanti più sinceri e genuini. Case basse, suddivise e catalogate in lotti (lotti abitativi di case popolari originariamente destinate e progettate per i lavoratori di un porto fluviale parallelo al Tevere che poi, con l’avvento dell’epoca fascista, non fu mai realizzato), tanto verde, viuzze pacifiche e silenziose, edifici molto popolari alternati a piccole palazzine o villini ben riqualificati nei quali vien la voglia d’abitarci subito.
E’ forte il contrasto urbanistico tra la connotazione originaria, storica e ancora attuale del quartiere operaio di sinistra e della lotta sociale e la presenza di diverse costruzioni dell’epoca fascista che hanno lasciato un imponente segno.
Consiglio di perdersi in tutte le vie e impiegarci almeno due ore.
(sulla sinistra c’è la Trattoria Dar Moschino da segnarsi per un pranzo di piatti tipici romani)
COPPEDE’
Altre chicche appena scoperte che meritano un sopralluogo:
IL GIARDINO DEGLI ARANCI e PIAZZA DEI CAVALIERI DI MALTA
Sono una patita delle viste dall’alto, unica ragione per la quale mi sforzo di camminare in salita: vedere il panorama.
Roma dall’alto è bellissima e ci sono tanti posti per vederla, il più noto è il Gianicolo, però per me il più bello e suggestivo è il Giardino degli Aranci visto al tramonto. Ho fatto una corsa pazzesca perché in novembre alle 16.30 il sole già cala e io ero ancora sotto al Circo Massimo, sono arrivata sudata, ansimante e disperata ma ce l’ho fatta, ho visto un tramonto fantastico e mezza Roma che si tingeva di oro e rosa.
Sarà strano ma poi bisogna andare a fare le comari e a mettere l’occhio in una serratura, è quella del portone di Piazza dei Cavalieri di Malta che si trova poco più avanti rispetto al Giardino degli Aranci e cosa si vede nel buchino? La cupola di San Pietro. Amazing.
VIA PICCOLOMINI
Bisogna davvero ritagliarsi del tempo per raggiungere questa via, percorrerla avanti e indietro e sentirsi dei cretini. Perché io davvero non sono riuscita a dare una spiegazione a questa illusione ottica pazzesca che coinvolge il cupolone: in fondo alla via lo si vede gigante, man mano che ci si avvicina diventa piccolissimo. E tu sei lì che fai avanti e indietro e non capisci. Ok.
VILLA PAMPHILI
Roma città eterna senza tempo, così come i suoi mezzi pubblici, eterni e senza tempo. Ma è grazie a questo che, trovandomi in Via Piccolomini, abbandonata dagli autisti dell’Atac, ho guardato Google Maps e ho notato la vicinanza con Villa Doria Pamphilj, il più grande parco pubblico di Roma, che non avevo ancora mai visto. Uaaaahh. Grandioso parco di Roma. Mentre ci ero immersa ho detto ma che cci frega a noi de Central Park?!
IL CIMITERO ACATTOLICO
Meta insolita e più noir, nel quartiere Testaccio, ai piedi della Piramide Cestia, c’è il cimitero acattolico in cui sono sepolte numerose persone di altre fedi religiose o atee. Tra i personaggi più noti c’è Antonio Gramsci, Carlo Emilio Gadda, il figlio di Goethe, Percy Shelley, John Keats.
All’ingresso mi hanno detto che c’era anche la tomba della giornalista Miriam Mafai e io che mi son precipitata a cercarla disperatamente, convintissima che fosse la prima conduttrice di Chi l’ha Visto e invece anche no, quella si chiama Donatella Raffai (ci fa solo rima) e peraltro è ancora viva.
(oggi è il Black Friday, su Amazon c’è la Canon scontata, ottimo investimento)