Non sapete con quale entusiasmo avrei tanto voluto scrivere un post sulle pubblicità più belle ma, nonostante gli sforzi e le vane ricerche, le mie preferite sono rimaste a quota due (dopo vi dico quali), perciò eccomi qui a considerare con voi quanto davvero con le pubblicità brutte si stiano sfiorando i livelli più bassi di creatività e talento marketing.

I budget saranno più o meno ridotti, i creativi più o meno in preda ai fumi di gallette e snecchini ma c’è anche da dire (da insider dell’argomento) che spesso le aziende si rivolgono alle agenzie di comunicazione indicando loro come devono fare il proprio lavoro, tarpando idee ben più brillanti e alternative, e la giostra gira con la monetina della legittima pagnotta.
Ma bye bye racconto evocativo, desiderio di emulazione e sogno: guardi la tv e le pubblicità che frammentano il tuo intrattenimento meriterebbero trecce d’aglio, voodoo e vade retro.
Alcuni esempi di pubblicità brutte
Lasciamo pure da parte quanta voglia abbiamo di immedesimarci nelle confidenze a madre circa i nostri fastidiosi pruriti intimi (per le pubblicità dei malesseri imbarazzanti a ore pasti ci sarebbe lo spazio per un rigurgitante capitolo a parte) ma potrei fare un breve elenco dei vade retro di altrettanto imbarazzo:
- domattina in ufficio arriva il tuo fidanzato travestito da peluche rosa shocking che suonando il banjo ti urla Ailoviu Lucia! davanti a tutti;
- tuo marito si alza alle tre di notte per andare a controllare l’allineamento e la proiezione ortogonale di farina e latte sugli scaffali del supermercato;
- il tuo compagno ti porta al ristorante, impenna la curva del romanticismo con un cofanetto da gioielleria, gli astanti osservano curiosi e ta-dàaaaaan!, test di ovulazione, ma wow;
- alzi la maglietta e con la panza petalosa partecipi al concorso paesano dei balconi fioriti.



Il gruppo Barilla poi una tragedia: da che aveva fatto sognare generazioni di consumatori di pasta e merendine con un ritratto di famiglia da libro cuore e un mulino da country life dei sogni, è precipitato nell’impresa di devastare la reputazione di idoli come Banderas, Favino, Pasotti.


Invece quelle belle…
Gli angeli della salvezza creativa: Mutti che ha fatto conoscere all’Italia la magnifica Ode al pomodoro di Pablo Neruda e la birra Ichnusa che condensa lo spirito e la tradizione della Sardegna in didascalie moderne su potenti immagini in bianco e nero.
Ci dimostrano che le cose fatte bene si possono ancora realizzare, scavano nel cuore e coronano lo scopo conquistatore della pubblicità che sì, mi guiderà la mano sullo scaffale di quella birra e di quella polpa di pomodoro perché la cura del loro racconto mi fa confidare nell’altrettanta cura del loro prodotto.
Tutto il resto è… purché se ne parli.

0 Commenti
ahaha,come fai a saperlo? :-)))))
La tua è più… voglia di panettone!!! Che condivido 😀
mi sembra che quelle buone restino solo le pubblicità natalizie (di tre anni fa ;-))
Gli zombie li sto somatizzando male…
e la nuova del buondì? mammamia….ma cosa abbiamo fatto di male?
Ahah, allora sono di parte perché mi piace tutto, pure il modo in cui è “decantata” !